L’attuazione della riforma Brunetta nel Comparto Regioni e autonomie locali

 

La Regione Puglia ha da tempo affrontato il delicato e cruciale tema del modello organizzativo quale formula necessaria per assicurare livelli essenziali delle prestazioni e per dare adeguato sviluppo al territorio e alla sua collettività. Di recente ha varato un nuovo modello organizzativo denominato Gaia e già si appresta a ripensarlo al fine di renderlo più coerente e rispondente alla mutata realtà e al mutato contesto economico-sociale.

In questa ottica ha pensato di proporre un seminario che in termini più ampi ed in considerazione della congiuntura economica di particolare complessità affronti e sviluppi possibili scenari di cambiamento per una governance più efficace.

La crisi fiscale degli stati nazionali europei, particolarmente avvertita in Italia con la crisi del debito sovrano, sta costringendo da qualche anno il nostro Paese  ad adottare  misure di riduzione della spesa pubblica eccezionali.

L’entità delle manovre richieste e gli accordi europei sottoscritti  portano a dover ridisegnare il peso e il ruolo della spesa pubblica e quindi a riflettere su quali siano le funzioni e i servizi di cui il settore  pubblico potrà farsi carico ai diversi livelli di governo.

La  frammentazione delle competenze e il polimorfismo e policentrismo  amministrativo scaturiti dalla riforma del Titolo V della Costituzione  rendono tale esercizio particolarmente difficile, ma al contempo necessario.

Nel biennio 1992-1993, in presenza di una grave crisi economica  e politica, è stata realizzata una profonda revisione del modello giuridico  di organizzazione delle pubbliche amministrazioni.

Preso atto  dell’impossibilità di preordinare e di standardizzare mediante norme  legislative la complessa varietà degli apparati amministrativi, si  attribuì un ruolo centrale nella strutturazione e nella gestione degli  stessi ad un rinnovata dirigenza.

A distanza di quasi venti anni,  ancora una volta in un contesto economico e politico eccezionale, il  tema torna di attualità: mentre si valuta criticamente l’operato dei  dirigenti pubblici, riemergono un rinnovato primato della legge e una significativa compressione dei margini di autonomia organizzativa di ciascuna P.A.