Dopo la presentazione dei relatori viene introdotto il tema del convegno, si parla del contesto di crisi occupazionale in cui tutti i paesi europei cercano di trovare delle soluzioni. Va ripensata la strategia di Lisbona tenendo conto delle misure di austerità annunciate nei prossimi mesi. Le politiche del lavoro sulla domanda-offerta diventano decisive per attuare quella mobilità sociale che attenui gli effetti della disoccupazione cronica. Occorre un concorso di politiche e l’Italia, più degli altri paesi, deve fare uno sforzo istituzionale come quello fatto con gli ammortizzatori sociali in deroga. Ora bisogna lavorare in termini di politiche di sviluppo.
Le conclusioni sono sempre affidate al dott.Forlani e si basano sulle riflessioni ascoltate che danno la visione di uno spaccato in movimento. Non c’è dubbio che questo incontro produrrà grandi iniziative ma nonostante tutto siamo indietro rispetto al quadro europeo. I numeri italiani nonostante le novità sono piccoli. Si va incontro infatti ad un processo radicale per la differenziazione delle tipologie professionali e per le remunerazioni, il tema della mobilità sostenibile diventerà centrale nel nostro paese. Si deve fare uno sforzo eccezionale per recuperare il buco della Legge Biagi in termini di utilizzo di potenzialità, non di quadro normativo. La tematica deve essere impostata sulla scelta di abilitare un numero di attori sulla domanda-offerta molto più alto che altrove, nessuno ha una legge di sostegno all’attività di intermediazione come ce l’ha l’Italia. Occorre potenziare il tema dell’inclusione che non è mai diventato centrale; è un tema di cultura del welfare concepito come una società attiva. Vuol dire che il sistema deve recuperare, le politiche che si faranno potranno essere passive o attive ma legate alla centralità della persona sulla domanda-offerta non all’assemblaggio di competenze ed istituzioni. In Italia c’è competizione fra pubblico e privato questo non accade da nessun altra parte, dobbiamo recuperare governance: il rapporto tra stato, regioni, province ed operatori si deve costruire in maniera funzionale e non su astratti dibattiti sulle competenze. Queste rapporto si deve costruire su questi elementi:
- la necessità di rendere più rapido l’inserimento dei giovani
- il recupero della risorsa donne come vero bacino da cui attingere
- il non sprecare gli anziani
Questi elementi si incrociano con il ruolo attivo che devono avere le politiche del lavoro che sono la formazione e il ruolo degli incentivi per ottenere risultati obiettivi. Su questi temi dobbiamo fare una riflessione di tipo nazionale, è evidente che l’incrocio fra politiche del lavoro, dei servizi, della formazione e degli incentivi sono il contesto sul quale si deve costruire una politica del welfare per grandi numeri. Detto questo le politiche del lavoro diventeranno inevitabilmente le politiche delle risorse umane e la qualità delle risorse umane quella del lavoro e dell’innovazione. Le condizioni per creare politiche del lavoro sulla centralità della persona sono fondanti di questa fase. Le parti sociali stanno facendo una straordinaria mobilitazione su questi temi mai avvenuta prima d’ora e ciò porta a movimenti positivi per ricostruire anche dei modelli di coesione sociale.