Secondo Alessandro Montebugnoli il tema della sussidiarietà va affrontato con metodo empirico, ragionando su esperienze concrete, anche attraverso procedure concorsuali che sollecitino i cittadini ad esprimere le loro capacità ideative. Un approccio scelto in quanto a suo dire la sussidiarietà non è una ricetta, ma uno schema che bisogna riempire, nel tentativo da parte del relatore di dare significato a quel “favoriscono” dell’art 118 riferito ai poteri pubblici rispetto alle autonome iniziative dei cittadini. Tale principio sembra infatti chiaro, parlando di politiche collocate “quanto più possibile vicino ai cittadini”, ma in realtà è generico, e non in grado di fungere da criterio per le scelte da compiere. Tesi di cui si trova riscontro nelle riflessioni dottrinali di Antonio Estella in merito all’applicazione del principio in sede europea, secondo l’accezione verticale
Sul fronte della sussidiarietà orizzontale e dell’opportunità che i cittadini si occupino dell’interesse generale in prima persona, se ragionando su materiale empirico, una certa esperienza risulta convincente e ne indaghiamo i motivi, questa è la strada da compiere per scoprire le categorie per meglio definire il principio di sussidiarietà. Metodologia a parte ed entrando nel merito del discorso, i cittadini devono occuparsi dell’interesse generale perché hanno il controllo su risorse peculiari, grazie a cui godono di vantaggi comparati rispetto alle istituzioni pubbliche. Con la conclusione che il giusto rapporto da intrattenersi tra le due parti è più stretto di quanto non suggerisce quel “favoriscono” e ben espresso piuttosto dal concetto di amministrazione condivisa.