Quando si parla di innovazione, “università e ricerca” sono al centro di un processo di creatività da una parte e applicazione pratica dall’altra. Ma cosa significa realmente innovare tra teoria e pratica e come questo concetto si è evoluto nel tempo, soprattutto alla luce delle definizioni fornite dagli economisti? Abbiamo approfondito questo tema con Alessandro Neri, Prorettore con delega all’Innovazione e al Trasferimento Tecnologico Università degli Studi Roma Tre
21 Marzo 2024
Claudia Scognamiglio
Consultant Content Producer - Journalist, FPA
L’innovazione è percepita tradizionalmente come ciò che è inaspettato, un’irruzione del nuovo che destruttura gli schemi consolidati. Questa visione sottolinea l’importanza dell’elemento sorpresa e di rottura con il passato. Tuttavia, se da una parte l’innovazione è creatività, dall’altro è necessario stimolare una interazione con il mondo dell’economia, per avere un impatto significativo nella società.
“L’innovazione è quello che non ti aspetti”.
Non ha dubbi Alessandro Neri, Prorettore con delega all’Innovazione e al Trasferimento Tecnologico Università degli Studi Roma Tre, che abbiamo intervistato in occasione della sua partecipazione all’evento “Ricerca e trasferimento tecnologico nel PNRR: percorsi avviati e risultati attesi”. Per Neri “è necessario che l’innovazione venga fatta con imprese e aziende, non si può parlare solo di trasferimento tecnologico o di know how ma di collaborazione tra tutte le parti”.
E questa prospettiva pone inevitabilmente nuove sfide per chi opera nel settore della ricerca.
Spesso vi è una tendenza a concentrarsi sulla pura creatività, trascurando l’importanza della connessione con il tessuto produttivo e con le esigenze reali della società. Questo divario tra teoria e pratica è evidenziato anche dalle metriche utilizzate per valutare la produttività scientifica, che tradizionalmente favoriscono pubblicazioni e presentazioni internazionali a scapito di brevetti e di altre forme di proprietà intellettuale che hanno un impatto diretto sull’innovazione.
Neri ha poi sottolineato come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenti un’opportunità per affrontare queste sfide, proponendo un modello in cui ricerca e innovazione sono strettamente interconnesse. L’obiettivo è creare un ecosistema in cui ricercatori e studenti di dottorato siano incentivati a lavorare sull’innovazione, con una visione che tenga conto del loro futuro e che riesca a valorizzare tutte le attività sviluppate.
È necessario, quindi, pensare in termini di co-creazione di opportunità, partendo dalle esigenze delle aziende e lavorando insieme per sviluppare soluzioni che abbiano un valore tangibile sia economico che sociale. In questo modo, la ricerca può alimentare l’innovazione di medio e lungo termine, mentre le aziende possono contribuire a tradurre rapidamente queste idee in applicazioni pratiche.
Contributo alla Rubrica “Sistemi locali dell’innovazione: progetti e protagonisti”, dedicata agli attori che stanno contribuendo a sviluppare una cultura del territorio.