Barcellona Smart City: capire il valore della conoscenza e della collaborazione

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Barcellona è diventata rapidamente un punto di riferimento a livello internazionale sul tema smart city. Ad oggi, la strategia proposta dalla città catalana continua a suscitare un forte interesse ed è riconosciuta come una pratica di successo da cui prendere esempio. Per questo motivo diventa utile cercare di capire come questa iniziativa sia stata strutturata e quali siano i pilastri su cui poggia in termini non soltanto tecnologici ma anche sociali e culturali, dato che, il successo del ‘Modello Barcellona’ risiede proprio nella parola ‘cultura’ e nell’apertura mentale di una città che ha compreso ormai da anni il valore della conoscenza e della collaborazione quali strumenti per migliorare il funzionamento di un contesto urbano e delle sue infrastrutture. Gli stessi concetti che dovrebbero trovarsi alla base di ogni strategia smart city.

24 Luglio 2013

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Luca Mora*

Barcellona è diventata rapidamente un punto di riferimento a livello internazionale sul tema smart city. Ad oggi, la strategia proposta dalla città catalana continua a suscitare un forte interesse ed è riconosciuta come una pratica di successo da cui prendere esempio. Per questo motivo diventa utile cercare di capire come questa iniziativa sia stata strutturata e quali siano i pilastri su cui poggia in termini non soltanto tecnologici ma anche sociali e culturali, dato che, il successo del ‘Modello Barcellona’ risiede proprio nella parola ‘cultura’ e nell’apertura mentale di una città che ha compreso ormai da anni il valore della conoscenza e della collaborazione quali strumenti per migliorare il funzionamento di un contesto urbano e delle sue infrastrutture. Gli stessi concetti che dovrebbero trovarsi alla base di ogni strategia smart city.

Introduzione

La città di Barcellona, caratterizzata da una popolazione di circa 1.600.000 abitanti, si colloca nell’estremità nord-orientale della penisola iberica e rappresenta il centro di una belle più grandi aree metropolitane d’Europa.

Barcellona è diventata rapidamente un punto di riferimento a livello internazionale sul tema smart city. Ad oggi, la strategia proposta dalla città catalana continua a suscitare un forte interesse ed è riconosciuta come una pratica di successo da cui prendere esempio. Per questo motivo diventa utile cercare di capire come questa iniziativa sia stata strutturata e quali siano i pilastri su cui poggia in termini non soltanto tecnologici ma anche sociali e culturali, dato che, il successo del ‘Modello Barcellona’ risiede proprio nella parola ‘cultura’ e nell’apertura mentale di una città che ha compreso ormai da anni il valore della conoscenza e della collaborazione quali strumenti per migliorare il funzionamento di un contesto urbano e delle sue infrastrutture. Gli stessi concetti che dovrebbero trovarsi alla base di ogni strategia smart city.

A Barcellona il cambiamento è cominciato molto prima dell’avvento del fenomeno smart city, attraverso un lungo periodo di preparazione che verrà osservato in dettaglio prima di presentare le principali caratteristiche tecniche dell’iniziativa. 

La sfida del cambiamento: i requisiti di base per una strategia di successo

Quello che spesso non viene percepito parlando del caso di Barcellona, è che la città è arrivata già preparata all’appuntamento smart city; preparata da anni di lavoro intenso finalizzati alla rigenerazione del proprio tessuto sociale, economico e culturale. La città ha accettato la sfida del cambiamento molti anni fa e ciò che noi vediamo oggi è il risultato di politiche lungimiranti avviate intorno agli anni 90, che hanno concesso alla città di riorganizzarsi abbracciando i nuovi paradigmi portati dalla knowledge economy.

Cercando di uscire dai tecnicismi di questo concetto tanto affascinante quanto complesso, al fine di permettere la facile comprensione del suo significato, grazie alle parole di Richard Florida possiamo riassumerlo nel principio secondo cui la crescita economia e la competitività di un territorio non dipendono più soltanto dalla produzione di beni materiali, ma anche e soprattutto dalla capacità di produrre e gestire un bene molto più complesso: la conoscenza. Alla luce di questo principio, considerando che i processi di produzione di cose materiali sono abbastanza diversi rispetto ai processi di acquisizione e produzione della conoscenza, le città di tutto il mondo, proprio come sta accadendo oggi con il movimento delle città smart, hanno iniziato a ragionare su come cogliere le opportunità di crescita economica offerte da questa nuova visione.

Questa condizione ha aperto uno scenario di cambiamento in cui la città di Barcellona si è gettata immediatamente, iniziando a lavorare e investire nella riorganizzazione del proprio sistema sociale ed economico nel tentativo di sviluppare una città dove la continua produzione di cultura e conoscenza viene facilitata e utilizzata per creare benefici a favore di tutti gli attori della città. A partire dal 1990 la città di Barcellona ha posizionato alla base delle proprie attività questo ambizioso obiettivo, che rappresenta il fulcro del suo Piano Strategico per lo sviluppo dell’area metropolitana; un piano che nasce dal lavoro di più di 650 esperti provenienti da tutti il mondo, appartenenti a vari settori di studio, che hanno collaborato per più di un anno nel tentativo di immaginare una proiezione futura della città e del suo territorio.

La costruzione di questa visione è maturata negli anni, portando al completamento di numerose iniziative che hanno fatto parlare con insistenza del ‘Modello Barcellona’ all’interno della letteratura scientifica e hanno migliorato la visibilità di un territorio che ha dimostrato di saper accettare le sfide, e a cui piace sperimentare per migliorare, diventando un esempio da seguire. Durante questo lungo percorso, oltre alla costruzione di un solido brand, la città ha ottenuto altri importantissimi risultati in termini di nuove competenze ed esperienza che stanno favorendo il rafforzamento del ruolo di Barcellona ‘città della cultura e della conoscenza’ attraverso le nuove prospettive tecnologiche introdotte dalla smart city. Tali competenze sono:

  • Capacità di pianificare e organizzare strategie complesse di rigenerazione urbana nel lungo periodo, partendo da una visione concettuale, fino allo sviluppo di azioni concrete;
  • Capacità di creare e gestire un solido sistema di relazioni fra attori sia pubblici che privati unificati da una cultura fortemente condivisa e da una forte identità locale, attraverso un approccio aperto e collaborativo nella gestione delle questioni urbane che ha portato alla nascita e al consolidamento di gruppi di lavoro in cui enti di ricerca, imprese e soggetti pubblici (modello a tripla elica) lavorano a stretto contatto nel tentativo di raggiungere obiettivi comuni;
  • Il potenziamento della base tecno-economica della città dimostra la capacità di riconoscere il ruolo della tecnologia come strumento per abilitare nuove forme di gestione della conoscenza e favorire la crescita culturale della comunità;
  • La comprensione del valore della conoscenza e della cultura, in un contesto in cui l’informazione rappresenta una risorsa di inestimabile valore e lo strumento per aumentare il livello culturale della popolazione, attore dalle cui azioni dipende il livello di efficienza del sistema urbano in termini sociali, economici e ambientali
  • La maturazione di un forte interesse nell’innovazione e fiducia nella sperimentazione di nuovi strumenti e approcci nel governo del proprio territorio, accettando la sfida del cambiamento.

La possibilità di sviluppare una strategia smart city richiede la capacità di gestire processi complessi che avvicinano concetti sociali ad aspetti di matrice tecnologica, caratterizzati dalla presenza di reti di attori di natura differente e portatori di interessi spesso contrastanti che devono essere necessariamente mediati. Inoltre, spesso il reale valore di dati e informazioni che costantemente vengono prodotti all’interno di una città e il cui accumulo e riutilizzo permette di migliorarne il funzionamento, non sempre viene percepito, a causa dell’immaterialità di questa risorsa, difficile da immaginare in termini di utilizzo o gestione. Poi esiste il limite della paura verso il nuovo, il dubbio insito nel cambiamento e nella sperimentazione del nuovo, che può bloccare le decisioni e limitare la capacità di accettare nuove sfide.

La città di Barcellona ha risolto tutte queste problematiche ancor prima di avviare il proprio progetto di smart city, allenandosi nella palestra della knowledge economy e acquisendo gli strumenti necessari a proseguire il proprio viaggio verso la competitività, la crescita economica, la sostenibilità e l’innovazione.

Le caratteristiche della strategia smart city di Barcellona

Con l’iniziativa smart city, la città di Barcellona prosegue sulla strada per raggiungere i propri obiettivi di competitività e crescita economica, ma beneficiando delle potenzialità offerte dalle tecnologie della comunicazione e dell’informazione in termini di produzione e diffusione della conoscenza. Inoltre, allo stesso tempo, allarga la propria visione ai principi della sostenibilità ambientale e della qualità della vita. Vengono infatti proposte azioni e progetti da attuare all’interno della città allo scopo di migliorare l’efficienza delle infrastrutture del contesto urbano e la produzione di nuovi servizi. Il tutto con un approccio partecipativo in cui i cittadini assumono un nuovo ruolo rispetto al passato e vengono coinvolti in modo attivo.

Per poter raggiungere questi obiettivi, Barcellona propone una strategia in cui la città si trasforma in un vero e proprio laboratorio urbano, attraverso la costruzione di un ambiente aperto all’innovazione in cui si genera una collaborazione stretta fra enti di ricerca, imprese, soggetti pubblici e cittadini (dal modello tripla elica si passa quindi al modello quadrupla elica), supportato da distretti tecnologici (22@Barcelona), living labs (LIVE, BDigital Cluster, TIC Living Lab, i2Cat Living Lab, FABLab, HANGAR) e open-data.

Lo sviluppo dei singoli progetti che rientrano nell’iniziativa smart city (gli stessi living labs e distretti, oppure i vari servizi digitali, etc.) viene garantito dalla presenza di tre pilastri che rappresentano una base comune di partenza:

  • Infrastruttura di rete (ubiquitous infrastructure): la città è caratterizzata dalla presenza di una avanzata infrastruttura di rete che permette di garantire la connessione fra i vari attori della città e il transito e lo scambio di dati e informazioni, così come l’utilizzo dei servizi digitali. L’infrastruttura è costituita da una rete Wi-Fi pubblica con circa 680 punti di accesso sparsi per la città e da una rete in fibra ottica;
  • Conoscenza (Information): i dati e le informazioni che provengono dalle attività quotidiane della comunità, e quindi dal funzionamento della città, sono una risorsa indispensabile. Per questo motivo, vengono raccolti e analizzati costantemente, creando un quadro conoscitivo in continuo divenire che si colloca alla base dei servizi digitali e delle decisioni per la gestione della città. I dati provengono da fonti di diverso tipo, fra cui le numerose reti di sensori collocate in vari punti della città;
  • Capitale umano (Human capital): la ricchezza delle reti di relazioni e il capitale culturale che i vari attori mettono a disposizione in un ambiente altamente aperto e cooperativo è una risorsa indispensabile per governare la complessità dei singoli progetti.

 I vari progetti proposti nell’ambito della strategia possono essere raggruppati all’interno di quattro settori di intervento:

  • Smart Governance: interventi finalizzati a migliorare l’accessibilità alle informazioni che descrivono il funzionamento della città. In questo ambito le attività più rilevanti sono quelle associate alla predisposizione e divulgazione degli open data;
  • Smart Economy: creazione di cluster e distretti tecnologici, e living labs, per facilitare la collaborazione e l’integrazione fra i vari attori della città, fra cui il distretto 22@Barcelona;
  • Smart Living: comprende i servizi digitali e le nuove tecnologie sperimentate per i vari settori di intervento, fra cui trasporti pubblici, educazione, sicurezza e ambiente;
  • Smart People: per ovviare al problema del digital divide, vengono proposti interventi finalizzati alla formazione.

Infine, per quanto riguarda la gestione dell’iniziativa smart city, nel caso di Barcellona sono coinvolti vari dipartimenti della città e varie organizzazioni: l’agenzia 22@Barcelona che è responsabile della pianificazione urbana e della predisposizione di nuove infrastrutture o della rigenerazione di quelle esistenti; Promociò Econòmica che si occupa dell’attrazione di capitali; Institut Municipal d’Informatica; due dipartimenti governativi (Dipartimento della Mobilità e Dipartimento di Controllo e Ambiente). Nell’ambito dei singoli progetti che vengono proposti all’interno dell’iniziativa smart city, il gruppo di lavoro si amplia a seconda delle esigenze, soprattutto in termini di partner tecnologici con cui la città ha stretto numerosi accordi. Fra questi rientrano grandi aziende come Accenture, Cisco, Citigroup, Endesa, Fujitsu, HP, IBM, Indra, Italtel, Microsoft, Opentext, Oracle, Philips, Ros Roca, Sap, Schneider-Telvent, Siemens e Telefónica.

Considerazioni conclusive sul modello Barcellona

Da questa breve descrizione emerge che la possibilità di governare la complessità dell’iniziativa viene garantita dalla costruzione di un ambiente fertile all’innovazione che nasce dalla collaborazione e dalla crescita intellettuale collettiva. Il valore che Barcellona attribuisce alla conoscenza e alla collaborazione sono i concetti chiave di questa strategia. A Barcellona la tecnologia non è un fine, ma il mezzo per agevolare la gestione e lo scambio di dati, informazioni e conoscenza all’interno della comunità di attori che in essa vive, supportando la crescita culturale di una società che rappresenta il vero e proprio motore del cambiamento.

Altro aspetto importante è che all’interno dell’iniziativa smart city di Barcellona il cittadino ha assunto un ruolo importante. La fiducia che la città esprime nei confronti della popolazione è rappresentata da una lungimirante politica open-data e dalla costruzione di molteplici ambienti di lavoro aperti (living labs) che rappresentano l’opportunità di favorire la crescita del progetto attraverso una spinta dal basso (bottom-up). L’approccio bottom-up è molto evidente nello sviluppo dei progetti dei quattro ambiti di intervento dove sperimentazione e progettazione partecipata sono i concetti chiave, rimanendo invece limitato nel sistema di governo dell’iniziativa, in cui la leadership è caratterizzata da un approccio di tipo top-down dove il nuovo ruolo che la città assegna al cittadino non emerge. Il cittadino è il primo fruitore di un territorio e il suo contributo nell’indirizzare le scelte politiche necessarie ad orientare lo sviluppo delle singole azioni/progetti è certamente un importante contributo che un progetto di smart city deve saper cogliere. La smart city nasce e si sviluppa sulla base di obiettivi comuni e la conoscenza che la popolazione possiede è una risorsa culturale indispensabile per stabilire questi obiettivi e garantire l’efficacia degli interventi e la loro sostenibilità nel lungo periodo.

Tuttavia, è lecito pensare che con il tempo la città avrà modo di migliorare questa condizione, soprattutto alla luce dei progressi che Barcellona compie attraverso la continua attuazione di numerosi progetti e iniziative: nuovi servizi digitali, costruzione di una piattaforma comune per la gestione integrata di dati e servizi, sperimentazione di nuove tecnologie e progetti pilota, l’iniziativa City Protocol, l’appuntamento annuale con Smart City Expo World Congress, e molto altro ancora. Tutti frammenti di una visione di smart city che la città di Barcellona, con pazienza e passione, sta trasformando in una delle più consolidate realtà.


*Luca Mora è dottorando in Progetto e Tecnologie per la Valorizzazione dei Beni Culturali presso il Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano e dottorando di alta qualificazione in Gestione dell’Innovazione e Sviluppo del Prodotto della Scuola Interpolitecnica di Dottorato fondata dai tre Politecnici italiani (Torino, Milano e Bari). Dopo aver conseguito la laurea triennale in Scienze dell’Architettura e la laurea magistrale in Architettura, entrambe al Politecnico di Milano e con lode, Luca ha deciso di dedicare la propria attività di ricerca allo studio dei sistemi di integrazione delle tecnologie digitali all’interno dei sistemi urbani, con particolare riferimento ai processi di gestione e sviluppo delle strategie smart city. Inoltre, collabora con il Laboratorio T.E.MA. (Technology, Environment and Management) del Politecnico di Milano – Polo Territoriale di Mantova e con l’Urban and Regional Innovation Reserach Unit (URENIO) dell’Artistotle University of Thessaloniki.

 

 

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