Cambiamo marcia: diamo forma concreta alla Smart City!
Dopo ragionamenti complessivi e più teorici di pianificazione della città intelligente, sarebbe interessante che le città italiane comiciassero a lavorare sui processi di implementazione e sui casi concreti di gestione dei servizi. Con Smart City Exhibition, Federutility e l’Osservatorio Nazionale Smart City di ANCI proviamo ad avviare una riflessione su una visione di città in cui l’aggettivo smart non stia ad indicare il singolo progetto, ma l’essenza stessa del modo in cui la città si rapporta ai suoi utenti. Alla ricerca di una visione integrata che dia forma concreta al paradigma della Smart City.
17 Maggio 2014
Martina Cardellini
Dopo ragionamenti complessivi e più teorici di pianificazione della città intelligente, sarebbe interessante che le città italiane comiciassero a lavorare sui processi di implementazione e sui casi concreti di gestione dei servizi. Con Smart City Exhibition, Federutility e l’Osservatorio Nazionale Smart City di ANCI proviamo ad avviare una riflessione su una visione di città in cui l’aggettivo smart non stia ad indicare il singolo progetto, ma l’essenza stessa del modo in cui la città si rapporta ai suoi utenti. Alla ricerca di una visione integrata che dia forma concreta al paradigma della Smart City.
Vi siete mai chiesti come sarà tra cinquant’anni la città in cui abitate? Provate a immaginarla e non abbiate paura di vederla diversa. Esploratela. Bene: le risorse, lo sappiamo, sono e saranno sempre scarse (dobbiamo riuscire a fare di più con meno) e i vincoli, soprattutto quando l’oggetto è complesso come la città, sono e continueranno ad essere molti. Per recuperare flessibilità è necessario fare esercizio di visione integrata anche di lungo periodo: un esercizio creativo che permette di accedere a soluzioni prima inimmaginate.
Visione settoriale? No, grazie.
In questo momento, per dare concretezza al paradigma della Smart City, è indispensabile una sottile abilità nel far rete attraverso l’integrazione e la condivisione di conoscenze e competenze. Al di là delle riflessioni teoriche sul tema, ormai largamente condivise, c’è necessità di cominciare a pensare in termini di politiche e soluzioni concrete. Purtroppo abitiamo un Paese che “non ha una cultura del fare sistema”, afferma Gianni Dominici, ed è questo che oggi serve più di ogni altra cosa. L’assenza di endorsement politico rappresenta una fragilità crudele per il territorio. Troppo spesso dinamiche che potrebbero avere un esito virtuoso si incagliano scontrandosi con “visioni settoriali che sembrano orti chiusi”, sottolinea Gerardo Paloschi di Federutility. Nel percorso di trasformazione delle città in territori smart un ostacolo frequente è incredibilmente “lo stesso sguardo di sindaci e amministrazioni locali – aggiunge Paolo Testa dell’Osservatorio Smart City di ANCI – distratto e rapito da singole soluzioni e applicazioni, uno sguardo che troppo spesso distoglie l’attenzione da una visione di città”. Progetti di smart mobility, lighting, building e così via, se non si inseriscono all’interno di un quadro strategico e sinergico, finiscono per esistere in modo isolato e non riescono a cooperare per un urbanesimo realmente smart.
Servizi realmente smart: vogliamo le sinergie!
“Dopo ragionamenti complessivi e più teorici di pianificazione della città intelligente, ora ci troviamo al punto in cui sarebbe interessante iniziare a lavorare sui processi di implementazione e sui casi concreti di gestione dei servizi”, prosegue Testa. Questi rappresentano evidentemente un aspetto centrale per il successo della Smart City. Il servizio è la prima interfaccia, immediata, con il cittadino e proprio per questo il modo in cui viene percepito è fondamentale per capire concretamente cosa significa abitare un luogo smart. Ecco perché la gestione dei servizi assume un ruolo cruciale. È in corso un cambiamento anche da noi: “le public utility italiane si trasformano sempre più in smart utility” osserva Paloschi. I servizi tradizionali, abilitati dalle nuove tecnologie, mutano in servizi innovativi. Tuttavia raramente gli investimenti in servizi smart si inseriscono all’interno di una visione strategica e le città, più che smart, diventano dumb: ridotte alla mera somma di interventi slegati tra loro. Pur sapendo che non è qualche lampione smart che accresce l’intelligenza della città, ancora troppo spesso trascuriamo la questione del governo della smart city e delle politiche adeguate a farla crescere. “La differenza non sta nell’avere a disposizione una tecnologia in più, ma piuttosto nel modo nuovo di fare servizi” insiste Dominici.
Nuovi ruoli per innovare
I tempi ci suggeriscono che soltanto attraverso politiche territoriali integrate e nuove modalità di collaborazione potremo soddisfare la domanda crescente dei cittadini e lavorare su piattaforme di policy, tecnologiche e organizzative che abilitino processi concreti di smartness all’interno delle città. “In ANCI siamo sempre più convinti che la parola chiave per la realizzazione della Smart City sia integrazione, di politiche, di tecnologie e di attori – afferma Antonella Galdi – e in quest’ottica, iniziare a dialogare con il mondo delle utilities, che gestiscono ed erogano servizi fondamentali ai cittadini, è un passaggio decisivo”. “Nella gestione e nel governo della città le utilities sono ormai degli straordinari interlocutori” osserva Dominici: detengono infatti dati essenziali per una più profonda conoscenza del territorio, utile anche a migliorarne la gestione.
Fare cultura della conoscenza come bene comune è ormai una priorità. Soprattutto nel nostro paese urge mettere a sistema le tante e diverse fonti di informazioni e dati: oggi esistono “tante miniere”, ma non ci sono “i minatori”. Ad oggi, infatti, attori come i gestori di servizi non sono ancora consapevoli di essere fondamentali nei processi di co-creazione di valore pubblico. Integrare e condividere conoscenze significa accrescere la capacità di prendere decisioni, intuire bisogni ancora non espressi e orientare politiche grazie a una conoscenza più profonda dei fenomeni sul territorio. Negli Stati Uniti, così come nel resto dell’Europa, si sta ragionando in questa prospettiva e già si sperimentano nuovi modi di fare servizio. È tempo di assecondare e anzi accelerare questa transizione già in corso anche a casa nostra. Alcuni esempi come il caso del CSI Piemonte, che nei suoi 35 anni vita ha fatto crescere l’Intelligent Public Sector Information Center of Excellence (I-PSI-CoE), mostrano che “il cammino è già nelle cose” come dice Paloschi. Il primo passo da compiere per tutti è “cambiare le lenti”, seguendo l’esortazione di W. D. Eggers, e riconoscersi soggetti co-protagonisti e responsabili all’interno di un nuovo ecosistema collaborativo.
I tempi sono maturi per avviare un solido percorso di costruzione di condizioni abilitanti ed investire concretamente nella costruzione di smartness urbana. Per chi volesse approfondire il tema e discuterne il 28 maggio a FORUM PA 2014 Smart City Exhibition, Federutility e l’Osservatorio Nazionale Smart City di ANCI propongono un incontro per sviluppare queste riflessioni e metterle a frutto: “Smart city: costruire le piattaforme abilitanti per dare spazio a reti e servizi innovativi” [per consultare il programma della giornata ed iscriversi all’evento cliccare qui]