Cronache di una città reale dietro il cartongesso di Expo: la “Milano In”
La città di Milano è ormai sul palco mediatico di Expo. Parafrasando Furio Colombo che usava ieri su "Il Fatto Quotidiano" la metafora delle “Cronache di un’Italia finta come il cartongesso di Expo” per analizzare i fatti recenti della nostra politica e la loro pochezza, percorriamo un’ipotesi diversa proprio a partire da Milano e da una scommessa che la città, sostenuta dall’amministrazione comunale, sta portando avanti. Costruire la nuova “Milano In” inclusiva e innovativa, abilitante per le iniziative imprenditoriali e le reti sociali già attive e capace di usare l’Expo come un acceleratore e un tester di sostenibilità per un nuovo modello di sviluppo urbano. “Siamo partiti da una Milano che esiste ma non è sufficientemente raccontata e rappresentata nel dibattito pubblico” così Cristina Tajani, assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e ricerca.
13 Aprile 2015
Chiara Buongiovanni
La città di Milano è ormai sul palco mediatico di Expo. Parafrasando Furio Colombo che usava ieri su "Il Fatto Quotidiano" la metafora delle “Cronache di un’Italia finta come il cartongesso di Expo” per analizzare i fatti recenti della nostra politica e la loro pochezza, percorriamo un’ipotesi diversa proprio a partire da Milano e da una scommessa che la città, sostenuta dall’amministrazione comunale, sta portando avanti. Costruire la nuova “Milano In” inclusiva e innovativa, abilitante per le iniziative imprenditoriali e le reti sociali già attive e capace di usare l’Expo come un acceleratore e un tester di sostenibilità per un nuovo modello di sviluppo urbano. “Siamo partiti da una Milano che esiste ma non è sufficientemente raccontata e rappresentata nel dibattito pubblico” così Cristina Tajani, assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e ricerca.
Milano, inutile sottolinearlo, è al centro dell’attenzione per le opportunità e gli scandali legati all’ ormai imminente Expo. Ma non è su questo che vogliamo soffermarci, piuttosto vogliamo guardare cosa sta succedendo nella città reale, dietro “le strutture di cartongesso” della tanto attesa e per molti già deludente Esposizione Universale.
A guardarla da una certa prospettiva Milano vive, proprio in questi mesi, una sorta di “rinascimento urbano” originato, come la stessa Cristina Tajani riconosce, da un’ondata di innovazione imprenditoriale e sociale che ha preso piede nel tessuto produttivo e che si dimostra capace di costruire inclusione. E’ la Milano delle piattaforme e dei servizi in chiave collaborativa, messe a sistema dal lavoro di Sharexpo poi raccolto dall’amministrazione; è la Milano ad alta densità di startup (secondo Unioncamere detiene infatti il primato nazionale sia per la nascita di startup nel 2014 sia per il numero di start up a vocazione sociale); è la Milano dei fablab (ad oggi oltre dieci) e degli incubatori di innovazione sociale.
Milano In come innovativa e inclusiva
Questa città è reale, cioè pre-esiste ai programmi dell’amministrazione comunale. “La nostra visione di Milano In è partita da una constatazione” conferma Cristina Tajani. “In questi anni di amministrazione abbiamo osservato che spesso attività portate avanti da giovani startupper o da piattaforme di sharing economy, con finalità anche di business, hanno contribuito a riconfigurare intere aree o quartieri in ottica di maggior vivibilità e inclusione. La nostra ipotesi di partenza è che, nonostante le difficoltà della crisi e delle giovani generazioni a trovare un proprio ruolo nell’economia e nel mercato del lavoro, ci sia molta innovazione in città, spesso poco rappresentata e altrettanto spesso capace di costruire percorsi di innovazione tecnologica e sociale, quindi non fine a se stessa”. A questa Milano dell’innovazione sociale e dell’economia collaborativa, l’amministrazione comunale ha deciso di dare innanzitutto ascolto, poi sostegno attraverso misure abilitanti di varia natura, sotto il cappello di “Milano In”, dove “In” sta per “innovativa e inclusiva”.
I cantieri della Milano In
“Sotto un visione comune, stiamo procedendo per cantieri" ci spiega l’assessore Tajani a cui il programma Milano In fa principalmente capo. "Tra questi consideriamo sicuramente Milano Smart City, proprio perché per noi diventare smart non significa solo migliorare in termini di sviluppo tecnologico ma anche di impatto sociale. Sotto questo cappello abbiamo declinato specifiche misure di sviluppo e innovazione orientate ad ampliare l’accesso, da Open Wi-fi Milano (per cui Milano è oggi la città italiana con più alto numero per hot spot per wifi gratuito) a iniziative mirate allo sviluppo economico e dell’impresa con Milano capitale delle startup che prevede bandi e misure per agevolare la nascita di nuove imprese sia in ambito sociale che tecnologico, fuori o dentro gli spazi di incubazione che il comune ha messo a disposizione, spesso in condivisione con Università, dal Politecnico alla Bocconi. Abbiamo un cantiere aperto sul riuso degli spazi che prevede concessione e ripristino di spazi abbandonati sia per finalità sociale, quindi bandi e concessioni per associazioni o enti non profit sia per finalità imprenditoriale, per incubatori di impresa creativa, per fablab o maker space o, nelle periferie, per attività di impresa che facciano anche animazione economica. Abbiamo aperto un cantiere sul tema lavoro in condivisione, creando una sorta di albo di spazi di coworking a cui si sono accreditati ad oggi oltre 30 coworking che possono godere di benefici sia in termini di sostegno ai lavoratori che vi prendono postazione sia di sostegno agli investimenti fatti negli spazi. Recentemente abbiamo avviato il cantiere sulla sharing economy , aprendo una call – avviso pubblico per persone e organizzazioni che abbiano voglia di discutere con noi, anche in vista di Expo, di economia collaborativa e nuove opportunità per la città, senza preclusione verso il profit o non profit. Ultimo cantiere aperto è quello sulla manifattura digitale o maker space /fablab già abbastanza numerosi: ne abbiamo censiti dieci nati in città spontaneamente per capacità del privato di organizzarsi su questi temi. Qui abbiamo deciso di fare un investimento con uno specifico bando che finanzia gli investimenti di questi spazi, esistenti o che decidono di aprire a breve, finanziando l’acquisto di nuovi macchinari e investendo su tema salute e sicurezza, dal momento che questi spazi spesso hanno difficoltà ad adeguarsi alla normativa su sicurezza del lavoro”.
In termini di investimento e ritorno l’assessore spiega che da inizio mandato sono stati quantificati circa 18 milioni di euro tra risorse del comune e risorse attratte da altri enti, in primis MiSE e Unione Europea, e reinvestite per la nascita di nuove imprese in ambito tecnologico o sociale, per la costruzione di spazi di incubazione o per contributi dati ai coworking e fablab. A fronte di un tale investimento, sono state contabilizzate oltre 300 nuove imprese nate grazie ad uno dei contributi erogati nelle varie forme, mentre è stato considerato un ritorno occupazionale che supera il migliaio di persone.
Questioni di governance
Dopo il primato europeo di Amsterdam, si sta lavorando dunque a Milano Sharing City. Ma come si sta organizzando la governance di questo nuovo filone di politiche? “Innanzitutto – precisa Tajani – tutte le iniziative di tipo sperimentale, che stanno un po’ sulla frontiera di quello che solitamente fa un pubblica amministrazione sono state precedute da un percorso di ascolto e confronto con gli stakeholder sia quelli organizzati sia i singoli”. Per spiegarci meglio: “in tema di start up, fablab, co-working sharing economy, iniziative relativamente nuove perché legate a tematiche emergenti, l’uscita del bando o della misura specifica è stata preceduta da confronto sia in presenza, attraverso incontri e riunioni, sia on line attraverso consultazioni con i potenziali beneficiari della misura. A questo si aggiungono dei rapporti di collaborazione più strutturati, ad esempio per il capitolo Milano Smart City in primis con Camera di Commercio di Milano e poi attraverso Protocolli di collaborazione con altre città strategicamente simili a noi, come Torino e Genova, o città partner con cui collaboriamo attraverso consultazioni, scambi di pratiche, partecipazioni congiunte a eventi internazionali o bandi europei”.
Città in, PA out?
Per realizzare la Milano In, si sta dunque lavorando perché l’intero ecosistema urbano prenda coscienza di questa nouvelle vague e ne diventi parte attiva. Ma la PA, cioè l’amministrazione comunale è pronta? Sta cambiando? Dovrebbe farlo? Con molta onestà l’assessore risponde che “probabilmente il tema è quello della burocrazia e delle procedure ancora molto faticose e lente, spesso non in grado di sintonizzarsi sulla stessa velocità dei cambiamenti dell’economia e della società. Ovviamente non è un tema di colpa, non si tratta di persone che non hanno voglia, ma di macchine amministrative legate a pratiche, vincoli a normative che le rendono più lente rispetto alla società e forse bisognerebbe sintonizzare questi due livelli”.
La Milano che non ti aspetti
I fenomeni emergenti a Milano sono indubbiamente osservabili in altre città e in altri territori italiani, ma secondo l’assessore Tajani Milano ha una caratteristica che la rende particolarmente fertile. “Io credo – afferma – che la caratteristica migliore di Milano sia la sua capacità di essere accogliente per le diversità, cioè di saper accogliere persone non nate a Milano che vi arrivano con i propri progetti di vita o lavoro e di saper accogliere il nuovo e l’innovazione”. “In questa città – continua – c‘è una grande tradizione solidaristica per far fronte alle difficoltà che il nuovo, i cambiamenti naturalmente portano anche attraverso la costruzione di reti e iniziative di natura solidaristica. Spesso però questo aspetto è troppo poco enfatizzato. Si tratta di mettere in connessione la Milano della solidarietà e del sociale con la Milano dello sviluppo economico e dell’innovazione. Molto sottotraccia, nel DNA della città c’è la capacita di tenere insieme questi due mondi, andrebbe maggiormente sottolineato sia con interventi politici sia nell’ambito del discorso pubblico”.
Tra Expo e PON Metro. Saper cogliere le opportunità
E’ innegabile che la prospettiva di “Milano In” beneficia di due importanti acceleratori, l’Expo (per quanto controverso) e il PON Metro. Anche di questo in chiusura abbiamo parlato con CrisitnaTajani, che riconosce nell’Expo un grande acceleratore, nel senso che “ha messo in moto dei processi. Da questo punto di vista è stato molto positivo perché molte energie sociali ed economiche hanno visto in questo evento – non tanto nella sua costruzione in termini di infrastrutture, di opere, ma nel fatto che la città fosse un po’ al centro del mondo per un anno o per alcuni mesi – un’occasione per costruire l’iniziativa e mettere a frutto delle potenzialità. E così credo che vada, non un fine in sé ma un’opportunità per costruire cose che sicuramente devono sopravvivere all’evento Expo”. Decisamente più stabile la prospettiva del PON Metro, tanto da assicurare che “tutte le iniziative più recenti sono state costruite in ottica di allargamento verso la Città metropolitana e che lo stesso filone di Milano In sarà pienamente riportato nel Piano di Milano Città Metropolitana, in collaborazione con gli attuali consiglieri metropolitani con cui si sta già discutendo”.