Dal 3 al 50% di densità abitativa in soli due secoli: il boom delle grandi metropoli del mondo “spinge” verso il bisogno di smart cities

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Solo quattro anni fa a popolare le città era l’esatta metà degli abitanti del nostro variegato pianeta, e se la percentuale vi sembra tale e tanta da cominciare a preoccuparsi, mettetevi pure il cuore in pace, per il momento: non ne dovranno passarne più di 28 ancora, di anni, e a “gonfiare” i centri urbani di tutto il mondo sarà il 65% della sua popolazione totale. Questo è quanto previsto dovrebbe accadere, appunto, entro il 2040 secondo un’infografica di Postscapes.com, diffusa in questi giorni e ricca anche di molti altri spunti – passati, presenti e futuri – di grande interesse.

5 Maggio 2012

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Tiziano Marelli

Solo quattro anni fa a popolare le città era l’esatta metà degli abitanti del nostro variegato pianeta, e se la percentuale vi sembra tale e tanta da cominciare a preoccuparsi, mettetevi pure il cuore in pace, per il momento: non ne dovranno passarne più di 28 ancora, di anni, e a “gonfiare” i centri urbani di tutto il mondo sarà il 65% della sua popolazione totale. Questo è quanto previsto dovrebbe accadere, appunto, entro il 2040 secondo un’infografica di Postscapes.com, diffusa in questi giorni e ricca anche di molti altri spunti – passati, presenti e futuri – di grande interesse.

Proprio partendo dal passato per arrivare a quanto già accennato all’inizio, è davvero quasi incredibile scoprire che solo agli inizi dell’800 a vivere concentrata nelle città della Terra era solo il 3% della sua popolazione, e il dato stupisce forse ancor di più visto che sono bastati “solo” poco più di due secoli, infatti, per svuotare quasi del tutto le campagne perché pian piano si riversassero negli agglomerati di ogni latitudine e longitudine del globo un numero sempre maggiore e costantemente crescente di uomini e donne. Grandi agglomerati, o meglio mega-città, sono attualmente definite come tali quando superano i 10 milioni di abitanti: scandagliando tutti e cinque i continenti queste sono a tutt’oggi ben ventuno, e ad esserne la rappresentante maggiore (è il caso di dirlo) è la giapponese Tokyo, che da sola ne ingloba quasi quattro di questa portata, forte dei suoi 36 milioni e passa di cittadini residenti (a seguire, in questa speciale e quasi inquieanate classifica, sono New York e Città del Messico).

Partendo sempre dal raffronto con duecento e poco più anni fa, quelle che allora erano considerate città a grande concentrazione, cioè centri abitati con più di un milione di abitanti, si contavano sulle dita di poco più di due mani: erano solo 12 in totale. Oggi sono più di 500  che, unite a quelle “mega” di cui sopra, vantano – se si può dire così – il 60% dell’influenza economica mondiale, e fra il 60 e l’80% dell’impatto ambientale planetario – con tutti gli annessi e connessi che ne scaturiscono – nel suo complesso. Ne consegue come sostenibilità ambientale e qualità della vita stiano diventando giorno dopo giorno elementi sempre più importanti e fondamentali, e quanto il concetto – relativamente nuovo – di smart cities acquista e acquisterà naturalmente, ineluttabilmente e finalmente tutto il suo peso, ben prima di quando è stato stabilito che almeno i due terzi dell’umanità si concentrerà in spazi ben definiti e sempre più “mega”, nell’apparentemente lontano – eppur vicinissimo, in fondo – 2040.

Altrettanto chiaro dev’essere anche come già fin da ora sia fondamentale sviluppare nuove tecnologie capaci di attenuare e anzi favorire l’impatto con quello che ci aspetta nelle città del futuro: dalla gestione sempre più automatizzata e sensorizzata del traffico fino agli edifici da progettare con consumo di energia oltre che controllato anche ottimizzato, e questi sono solo due esempi enfatizzati dall’infografica in questione.

Rendere le città “più smart possibili”, oppure farle (ri)nascere concepite in senso smart fin dalla loro progettazione: queste solo alcune delle sfide che ci attendono, e dati concreti come quelli forniti da Postscapes sono concepiti e diffusi proprio per dimostrarcelo e aprirci gli occhi, nel modo più smart ma anche più fermo e veloce possibile.

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