Design Thinking in the City. Un’intervista a Pelle Ehn a margine del convegno Human smart city

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Pelle Ehn, è docente presso la Scuola di Arte e Comunicazione, Università di Malmö, in Svezia. É impegnato da quattro decenni nel campo della ricerca su progettazione partecipata e design. Oggi nel corso dell’evento "Human Smart Cities: la visione" ha tenuto un interessante intervento su: "Design Thinking in the City". Lo abbiamo provare a capire un po’ meglio questo concetto.

29 Maggio 2013

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Francesca Battistoni

Pelle Ehn, è docente presso la Scuola di Arte e Comunicazione, Università di Malmö, in Svezia. É impegnato da quattro decenni nel campo della ricerca su progettazione partecipata e design. Oggi nel corso dell’evento "Human Smart Cities: la visione" ha tenuto un interessante intervento su: "Design Thinking in the City". Lo abbiamo provare a capire un po’ meglio questo concetto.

Pelle Ehn, è docente presso la Scuola di Arte e Comunicazione, Università di Malmö, in Svezia. É impegnato da quattro decenni nel campo della ricerca su progettazione partecipata e design. I suoi progetti di ricerca includono: DEMOS dagli anni settanta su tecnologia dell’informazione e del lavoro, UTOPIA dagli anni Ottanta sulla partecipazione degli utenti, e durante gli ultimi anni MALMÖ LIVING LABS, laboratori di progettazione per l’innovazione sociale. Le sue pubblicazioni includono “Computer e democrazia” (1987, Aldershot, England), Work-Oriented Design of Computer Artifacts (1988, Stockholm, Arbetslivscentrum), Manifesto for a Digital Bauhaus (1998). Oggi nel corso dell’evento "Human Smart Cities: la visione" ha tenuto un interessante intervento su: "Design Thinking in the City". Lo abbiamo provare a capire un po’ meglio questo concetto.

Cosa è il "Design Thinking" e come può essere implementato?

Da un po’ di anni il Design è stato giustamente considerato in modo più allargato allontanando il vecchio concetto che lo vuole solidamente legato all’oggetto e alle sue forme.
"Dacci qualsiasi problema e siamo in grado di aiutarvi a risolverlo!" Questa è l’affermazione del Design Thinking, un’idea che ha accompagnato la recente espansione del Design, che non è più interessato solo alla produzione industriale, all’architettura e alla comunicazione visiva, ma si occupa di risoluzione di problemi sociali. Il design è ormai riconosciuto come un tipo speciale di “creative problem-solving”. L’incorporazione di Design Thinking negli ultimi dieci anni in campi diversi come lo sviluppo internazionale, la sanità, il design dei servizi pubblici, ha diffuso l’idea che, così come fanno i designer, è altrettanto rilevante che per la risoluzione di problemi si attivino le comunità, le organizzazioni pubbliche e i governi.

Il Design Thinking e la Progettazione partecipata, così come io li intendo, sono diventati sempre più degli asset in ambito pubblico e nella vita di tutti i giorni e ciò comporta un ri-orientamento che porta dalla "democrazia al lavoro" all’ “innovazione democratica". L’innovazione è stata, infatti, democratizzata attraverso un facile accesso a strumenti di produzione che rendono gli utenti dei nuovi esperti in grado di guidare l’innovazione. Con I Malmö Living Labs – ambienti di innovazione aperti, dove nuove costellazioni, questioni e idee si svluppano da collaborazioni bottom-up a lungo termine tra i diversi stakeholder, abbiamo dato vita a esperimenti di Design Thinking dove le persone sono protagoniste della co-creazione. 

Puoi fornirci qualche esempio? 

Nel nostro approccio esploriamo diverse strategie. Per esempio, in un progetto di costruzione di un museo inseriamo un laboratorio partecipativo che esplora il movimento, il gesto e la sua relazione con lo spazio. In un altro progetto di gioco intelligente multiutente abbiamo esplorato la narrazione in quello che potrebbe essere considerato un rapporto metonimico tra la nostra attività e gli obiettivi del laboratorio. Le nostre categorizzazioni esplorano i concetti letterari della metafora, della metonimia, e delle allegorie per rappresentare diverse strategie, ciascuna con un proprio potenziale di risultati. 

Come il Design Thinking è legato alla Smart city e quali sono le condizioni per attivare il processo di essere una città intelligente?

Il Design Thinking è un modo di risolvere i problemi sociali. Nella nostra città, ad esempio l’aspettativa di vita nei diversi quartieri cambia fino a 7 anni di differenza. Il Design Thinking può risolvere il problema solo se va assieme con l’impegno pubblico. Può aiutare a raggiungere il cambiamento sostenibile e rappresenta un impegno di lungo periodo per trovare un nuovo modello di business o di rete. Perché è intelligente? Perché è un modo intelligente per pensare a come le risorse possono funzionare meglio e guidare il cambiamento.
Lavoriamo anche con la tecnologia e l’ICT che è considerata la dimensione chiave della Smart city. Crediamo però che la dimensione tecnologica non sia indispensabile, ma deve essere presa in considerazione solo dopo aver individuato il problema sociale. In quell’occasione magari utilizzerò la tecnologica perché è più efficiente di altre soluzioni.
Per me la Smart City è mettere insieme diversi attori e il loro potenziale umano prima di tutto per progettare insieme la città.

Per quanto riguarda la partecipazione a FORUM PA, ci puoi dare qualche anticipazione del tuo discorso?

Per me FORUM PA è un luogo dove le persone si possono incontrare e condividere le loro conoscenze ed esperienze. In quest’ottica vorrei parlare del design thinking come Metodo con cui creiamo non più nuovi oggetti per il mercato ma politiche di cambiamento. E lo facciamo in maniera collaborativa.
Il cittadino è diventato un produttore e lo Spazio Pubblico uno spazio di produzione. Come costruiamo nuove vie e modalità per gestire gli spazi e le diverse attorialità?

Qui l’intervento di Pelle Ehn il 29 maggio a FORUM PA 2013

 

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