Digital Dublin: pianificare e programmare l’iniziativa Smart City

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Il percorso di trasformazione di una città in Smart City, lo abbiamo scritto più volte su queste pagine, deve partire da una visione condivisa con la cittadinanza e una pianificazione strategica di come realizzarla. Guardiamo all’estero e prendiamo ad esempio Dublino, che ha istituito un gruppo di lavoro che ha coinvolto cittadini, imprese e enti di ricerca.

13 Novembre 2013

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Luca Mora e Roberto Bolici

Il percorso di trasformazione di una città in Smart City, lo abbiamo scritto più volte su queste pagine, deve partire da una visione condivisa con la cittadinanza e una pianificazione strategica di come realizzarla. Guardiamo all’estero e prendiamo ad esempio Dublino, che ha istituito un gruppo di lavoro che ha coinvolto cittadini, imprese e enti di ricerca.

Il termine smart city ha ormai sviluppato radici molto profonde nella ricerca di nuovi modelli e tecniche per la rigenerazione delle città; radici che hanno iniziato a crescere intorno agli anni ’90 e che sono state costantemente nutrite da fiumi di parole contenenti descrizioni, spiegazioni e visioni inerenti a questo difficile concetto, a volte simili, altre volte completamente contrastanti fra loro. Tutto questo ha portato alla nascita di molteplici definizioni, e ancora oggi smart city significa: tante interpretazioni; differenti significati; molti sinonimi. Una situazione abbastanza confusa e incerta che nella ricerca scientifica è stata descritta come un problema di "confusione terminologica".

Continua a mancare una visione comune e condivisa per attribuire a questo concetto un significato univoco, così come continua a mancare una metodologia per applicarlo nel migliore dei modi. Perché teoria a parte, smart city è un concetto che deve essere applicato all’interno delle città, traducendolo in azioni concrete che richiedono risorse e che hanno ricadute sull’intera popolazione. Svilupparlo nel modo corretto significa produrre benefici; applicalo nel modo sbagliato significa produrre ulteriori inefficienze.

Sicuramente oggi sappiamo dove vogliamo andare. Verso un’idea di città futura dove le tecnologie digitali vengono utilizzate per migliorarne il funzionamento, trasformandole in spazi di vita migliori. Quindi la direzione è stata scelta. Tuttavia fatichiamo a capire come arrivarci, perché oltre alle risorse, molto spesso manca una cosa più importante: la conoscenza e le informazioni necessarie per impostare correttamente questo processo di transizione che non dipende dalla quantità di nuovi servizi tecnologici offerti, ma da un complesso approccio strategico. 

L’iniziativa smart city nasce da una strategia; una strategia dove la tecnologia rappresenta uno strumento per raggiungere obiettivi e non il fine ultimo da perseguire. Le soluzioni tecnologiche devono essere scelte e valutate rispetto alle proprie esigenze e ai propri obiettivi, i quali, devono essere chiariti ed esplicitati proprio durante la fase di avvio. Un momento cruciale in cui occorre legare obiettivi nel lungo termine con azioni nel medio-breve periodo. Come suggerito anche all’interno del recente Vademecum proposto dall’Osservatorio Nazionale Smart City, si parte da un’idea, una visione e una struttura di governo dell’intera iniziativa, per poi procedere alle singole azioni e alla scelta delle soluzioni tecnologiche più adatte. Perché il successo di una iniziativa smart city dovrebbe essere misurato dall’intelligenza dimostrata nello scegliere correttamente la soluzione migliore ad uno specifico problema, in uno scenario analitico fatto di pianificazione, programmazione e meccanismi di valutazione e monitoraggio continuo capaci di orientare le scelte.

A livello internazionale, sono davvero poche le città che sono riuscite ad intraprendere questa strada. Probabilmente a causa dell’ingente pressione esercitata dalla crisi economica e ambientale che ha disorientato e imposto un veloce cambiamento. Una situazione che ha indotto ad agire rapidamente, cercando di muoversi in direzione di qualcosa di nuovo come la strategia smart city, anche se non chiaramente configurata, nella speranza di un miglioramento. In questo modo l’importanza assegnata alle singole azioni (spesso sconnesse fra loro) ha sovrastato la ben più rilevante esigenza di avere un progetto generale in cui inserirle. Quindi, il primo passo da affrontare per strutturare un’iniziativa smart city è progettarla. In che modo? Dotandosi di strumenti di pianificazione e programmazione capaci di fissare con chiarezza la struttura di governance, le tappe di questo lungo percorso con scadenze e obiettivi da perseguire, oltre alle modalità con cui monitore i risultati conseguiti con le singole attività e azioni prodotte nel tempo.

Un esempio interessante di processo di pianificazione e programmazione è quello proposto dalla città di Dublino, in cui l’iniziativa smart city prende il nome di Digital Dublin. L’amministrazione comunale della capitale della Repubblica d’Irlanda ha dato avvio al proprio progetto lavorando per diversi mesi a tre aspetti fondamentali: la definizione della struttura di governo, la predisposizione di una roadmap, la costruzione di un sistema di analisi per la valutazione delle attività svolte. Tutti questi elementi hanno permesso di gettare le basi per avviare la fase operativa del progetto, e sono stati predisposti grazie ad una stretta collaborazione fra il settore pubblico, il settore privato e i cittadini. Una situazione rara dato che solitamente la comunità locale non viene coinvolta nelle fasi di pianificazione della strategia ma soltanto nell’implementazione delle soluzioni tecnologiche. Un ulteriore aspetto che mette in evidenza la qualità della proposta sviluppata a Dublino, dove il governo dell’iniziativa può contare sulla presenza di un solido gruppo che prende il nome di Dublin Digital Leadership Forum. Questo gruppo di lavoro, in cui chiunque può accedere, oggi è formato da circa 40 membri fra cui associazioni di cittadini, imprese locali e internazionali, e istituti per la ricerca. In un ambiente fertile all’innovazione, alla collaborazione e alla partecipazione, dopo una serie di incontri ed eventi pubblici per la sensibilizzazione sul tema e sul progetto, questo gruppo è riuscito a mettere in relazione la conoscenza e le aspettative di ogni singolo attore coinvolto e a sviluppare una visione condivisa e una serie di obiettivi per rigenerare la città attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali. Tutto questo ha portato alla predisposizione di un Masterplan. Un documento simile ad un piano strategico, che rappresenta il risultato delle molteplici riflessioni sviluppate nelle fasi di avvio. Al suo interno sono state descritte in dettaglio la strategia che verrà adottata dalla città per sviluppare l’iniziativa smart city in termini di obiettivi generali e specifici, e le tappe che segneranno il percorso da seguire. A questo punto, il prossimo compito del Leadership Forum sarà quello di guidare la città nello sviluppo del progetto nelle sue fasi operative, che verranno selezionate in base ad un sistema di valutazione chiamato Digital Maturity Scorebord. Si tratta di uno strumento analitico che verrà utilizzato per monitorare lo stato di avanzamento del progetto e i risultati conseguiti. In questo modo verrà facilitata la gestione delle risorse e soprattutto, sarà possibile conoscere costantemente il reale impatto delle attività svolte, e proseguire sulla strada tracciata o rielaborarla.

 

Luca Mora è dottorando in Progetto e Tecnologie per la Valorizzazione dei Beni Culturali presso il Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano e dottorando di alta qualificazione in Gestione dell’Innovazione e Sviluppo del Prodotto della Scuola Interpolitecnica di Dottorato fondata dai tre Politecnici italiani (Torino, Milano e Bari). Dopo aver conseguito la laurea triennale in Scienze dell’Architettura e la laurea magistrale in Architettura, entrambe al Politecnico di Milano e con lode, Luca ha deciso di dedicare la propria attività di ricerca allo studio dei sistemi di integrazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione all’interno dei sistemi urbani, con particolare riferimento ai processi di gestione e sviluppo delle strategie smart city. Inoltre, collabora con il Laboratorio di Ricerca Mantova – Unità di ricerca T.E.MA. (Technology, Environment and Management) del Politecnico di Milano – Polo Territoriale di Mantova e con l’Urban and Regional Innovation Reserach Unit (URENIO) dell’Artistotle University of Thessaloniki.

Roberto Bolici è architetto, Ricercatore in Tecnologia dell’Architettura, Direttore dell’Unità di Ricerca T.E.MA. (Technology, Environment and Management) del Laboratorio di Ricerca Mantova del Politecnico di Milano – Polo Territoriale di Mantova e Docente di Tecnologia dell’Architettura presso la Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano nei corsi di Laurea e Laurea Magistrale di Mantova e Piacenza. Roberto svolge la sua attività di ricerca presso il Dipartimento A.B.C. (Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito) del Politecnico di Milano in qualità di membro dell’Unità di Ricerca Governance, Progetto e Valorizzazione dell’Ambiente Costruito, dove si interessa ai temi dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, della competitività territoriale, delle tecnologie edilizie e delle tecnologie per la valorizzazione del patrimonio culturale.

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