In occasione dello Smart Life Festival 2023, FPA è andata a Modena per scoprire come creare sistemi di innovazione locali, che possano farsi incubatori di nuove idee e soluzioni che migliorino la vita dei cittadini. Un viaggio caratterizzato da incontri significativi e interviste, come quella condotta da Gianni Dominici, AD di FPA, a Giuliano Albarani, presidente della Fondazione Collegio San Carlo di Modena, ente organizzatore del SLF 2023. Nell’intervista si evidenzia come la percezione delle tecnologie stia evolvendo, passando da un utilizzo meramente strumentale alla capacità generativa delle tecnologie che consente di produrre contenuti, servizi e risultati creativi che vanno oltre la semplice sommatoria degli input forniti alle macchine
16 Novembre 2023
Redazione FPA
Nell’ambito del sistema locale dell’innovazione istituzioni, aziende e università stanno mettendo a sistema competenze e progetti di cambiamento, che hanno un impatto sulla vita di cittadini e imprese. In occasione dello Smart Life Festival 2023, FPA è andata a Modena per scoprire come creare sistemi di innovazione locali, che possano farsi incubatori di nuove idee e soluzioni che migliorino la vista dei cittadini, anche con l’utilizzo delle tecnologie. Ne è nato un ReportagePA dedicato alla città di Modena che vi abbiamo condiviso su queste pagine. Un viaggio ricco di incontri in cui ogni singolo attore ci ha regalato scambi e approfondimenti di grande interesse, che abbiamo deciso di restituire in formato integrale, sfuggendo alla “tirannia dei minutaggi” a cui ci costringono i format.
Qui proponiamo l’intervista di Gianni Dominici, AD di FPA a Giuliano Albarani, presidente della Fondazione Collegio San Carlo di Modena, ente organizzatore del SLF 2023.
Un confronto su come stia cambiando la percezione delle tecnologie nel quotidiano passando da un utilizzo puramente strumentale a una interazione anche creativa con la macchina.
Nell’ambito del sistema territoriale dell’innovazione modenese, la Fondazione Collegio San Carlo svolge un duplice ruolo.
Da un lato ha la funzione di formare le nuove generazioni di studenti e studiosi, dall’altro favorisce la comunicazione e la contaminazione tra diverse esperienze e professioni. Mettendo a disposizione strumenti critici sui processi di cambiamento in corso, soprattutto dal punto di vista delle scienze umane e delle scienze sociali, la fondazione fa da collettore tra tutti gli attori delle reti del territorio.
Quest’anno lo Smart Life Festival, organizzato dalla Fondazione, ha avuto come titolo “Generazioni”, un termine polisemico che richiama due significati principali. E a questo proposito Giuliano Albarani ci ha spiegato le differenze tra le due accezioni.
La prima si riferisce alle diverse fasce d’età presenti nella società contemporanea: viviamo in uno scenario inedito per via della maggiore aspettativa di vita che ha permesso un numero elevato di generazioni.
Tuttavia gli approcci alle nuove tecnologie e ai loro ecosistemi sono molto eterogenei. C’è una forte discontinuità tra skills e dotazioni con uno sbilanciamento importante verso le fasce d’età più giovani. Questa prospettiva ribalta il tradizionale adagio per cui sono i padri a insegnare ai figli. In ambito tecnologico, infatti, sono proprio le generazioni più giovani a trasferire know how e saperi a quelle più avanti con gli anni.
Il secondo significato del tema “Generazioni” è invece più tecnico e afferisce alla generatività delle tecnologie digitali. Oggi siamo sempre più in grado di produrre contenuti, servizi e risultati creativi che vanno oltre la semplice sommatoria degli input forniti alle macchine. E questo dato inevitabilmente fa sorgere interrogativi filosofici sulla possibilità di trasformare l’addizione in qualcosa di diverso, di superare l’aspettativa razionale delle macchine e di raggiungere risultati imprevedibili anche nei lavori intellettuali, oltre che manuali.
In Italia, però, la percezione delle tecnologie è spesso limitata a un utilizzo strumentale, senza sfruttarle appieno per generare nuovi orizzonti e opportunità. Mentre la diffusione è elevata, l’approccio creativo sembra essere meno sviluppato. Questo atteggiamento riflette una visione che considera la tecnologia solo come un mezzo per ottimizzare processi esistenti, senza cogliere appieno il suo potenziale di trasformazione. Qualcosa però si sta modificando perché, ad esempio, quando parliamo di Intelligenza Artificiale c’è stata una accelerazione per un tema che appariva di nicchia e avanguardista. Oggi, infatti, c’è sempre una maggiore interazione e, laddove la macchina non arriva, soprattutto quando parliamo di dimensione emotiva, intellettiva e pragmatica, l’uomo interviene per creare un patrimonio comune di conoscenza e di pensiero divergente.