ICity Rate: la conoscenza al centro delle smart city
In occasione di Smart City Exhibition che comincerà a Bologna il prossimo 22 ottobre presenteremo la terza edizione di ICity Rate, la nostra indagine statistica sulle città italiane.
15 Ottobre 2014
Gianni Dominici
In occasione di Smart City Exhibition che comincerà a Bologna il prossimo 22 ottobre presenteremo la terza edizione di ICity Rate, la nostra indagine statistica sulle città italiane.
Anche quest’anno si è trattato di un importante impegno della cui necessità, però, siamo sempre più convinti. Come scrive Bloomberg, l’ex sindaco di New York, nell’introdurre l’ultimo libro di Goldsmith: If you can’t measure it, you can’t manage it. Se non la conosci, se non puoi misurare le dinamiche e gli effetti delle politiche di una città, non puoi governarla. E questo è ancor più vero in questi ultimi anni in cui i fenomeni sociali, economici, ambientali e culturali si sono fatti sempre più complessi, articolati e frammentati. Anni in cui sono mutate le stesse categorie sociali tradizionali creando nuovi ibridi con comportamenti, bisogni ed aspettative diverse. I rapporti venditore-consumatore, dipendente-imprenditore, governanti-governati sono sfumati (Blur, scrivevano Davis e Meyer già diversi anni fa). Per non parlare del mercato del lavoro, dei flussi migratori nelle grandi città, dell’invecchiamento della popolazione, dei bisogni sanitari, etc. Anni in cui le città sono al centro di mutamenti climatici che si trasformano in vere e proprie emergenze sociali (vedi il caso di Genova).
ICity rate è la risposta a queste necessità sempre più impellenti? Sicuramente no. Il nostro rating è però, allo stato attuale, uno dei pochi strumenti aperti che è a disposizione delle città che vogliono migliorare la capacità di comprendere i processi in corso, anche se certamente, da solo, non basta ad interpretarne la complessità.
Citando Goldsmith mi riferivo al suo ultimo libro The Responsive City, la città in grado di rispondere ai diversi bisogni in modo efficace, trasparente e più economico. E per far questo utilizza le metodologie e le nuove tecnologie per trattare al meglio le informazioni e per trasformarle in conoscenza e poi in decisioni. Assumendo questa prospettiva, di mettere la conoscenza al centro dell’attività di governo di una città, la Responsive City utilizza tutte le informazioni in suo possesso che derivano dal funzionamento urbano sfruttando le metodologie di Data Analysis. Una Responsive City è una città che sa utilizzare i dataset liberati dai suoi diversi uffici ed è in grado di ottenere i dati provenienti dalle attività private. Se le informazioni sono strategiche, sono infatti un bene comune e la Responsive City deve decidere quali sono le informazioni private di interesse sociale. A questi si aggiungono i dati prodotti dai cittadini stessi, tramite i sensori embedded in gran parte degli strumenti di uso quotidiano (a cominciare, ovviamente, dai telefoni e dall’automobile) per finire con le informazioni di monitoraggio ambientale.
Le informazioni ci sono, anche le tecnologie, c’è bisogno delle competenza ma soprattutto di una visione politica che condivida la necessità di governare la complessità con nuovi strumenti. Per ora in Italia tutto questo non c’è.
ICity Rate è importante proprio per questo e vuole essere funzione e strumento di un modo diverso di valutare le informazioni. E’ funzionale come strumento gratuito a disposizione di tutti coloro che operano nelle città fornendo un set unico di indicatori come completezza e trasparenza, è strumentale alla diffusione di una nuova cultura di governo delle città che metta la conoscenza al centro dei poteri decisionali.
Come spesso succede, non tutti sono d’accordo con la costruzione di indici e di rating, e mettono l’accento su quel che gli indici non possono misurare, come ad esempio la capacità di reagire a eventi tragici come un’alluvione, e penso ovviamente a Genova. Non possiamo che ripetere a tal proposito che certamente un rating non è una panacea, ma anche ribadire con forza che la conoscenza dei fenomeni, la loro misurazione, la lunga e paziente costruzione di indici condivisi è in sé uno strumento indispensabile per governare il cambiamento e indirizzarlo verso uno sviluppo equo e sostenibile. Per far questo abbiamo elaborato una metodologia, l’abbiamo testata, l’abbiamo condivisa con gli stakeholders, l’abbiamo esplicitata in un sito dedicato aperto a tutti e la mettiamo a disposizione delle città, assieme ai dati che sono accessibili liberamente e agli indici che possono essere navigati, ma anche personalizzati a seconda delle necessità e delle politiche. Questo è il nostro contributo. Chi sa far meglio è benvenuto.
Un’ultima parola sulle classifiche. Non dimentichiamoci che la strada italiana alle smart city è ancora lunga e difficile, il nostro indice ne misura oggi i vincitori di tappa, ma le sfide da superare sono tutte davanti. Il rischio nel continuare a guardarsi nell’ombelico, invece di guardare fatti e numeri, è di smarrirsi e di perdere anche quest’occasione.