Intelligenza territoriale: una risorsa per la governance e lo sviluppo sostenibile
Dal 15 al 17 ottobre studiosi, ricercatori e accademici di livello internazionale si daranno appuntamento a Besançon, in Francia, per parlare di “intelligenza territoriale”. È infatti in programma la conferenza conclusiva del progetto caENTI (Coordination Action of the European Network of Territorial Intelligence – Azione di coordinamento della rete europea per l’intelligenza territoriale), finanziato dall’Unione europea, al quale hanno partecipato, negli ultimi tre anni, università, centri di ricerca e associazioni territoriali di Francia, Spagna, Belgio, Ungheria, Romania, Italia, Slovenia e, unico attore extra-europeo, Taiwan.
23 Settembre 2008
Dal 15 al 17 ottobre studiosi, ricercatori e accademici di livello internazionale si daranno appuntamento a Besançon, in Francia, per parlare di “intelligenza territoriale”. È infatti in programma la conferenza conclusiva del progetto caENTI (Coordination Action of the European Network of Territorial Intelligence – Azione di coordinamento della rete europea per l’intelligenza territoriale), finanziato dall’Unione europea, al quale hanno partecipato, negli ultimi tre anni, università, centri di ricerca e associazioni territoriali di Francia, Spagna, Belgio, Ungheria, Romania, Italia, Slovenia e, unico attore extra-europeo, Taiwan.
Inserita pienamente nel contesto della società della conoscenza, l’intelligenza territoriale mette in primo piano lo stretto legame esistente tra produzione di conoscenza e azione territoriale, l’importanza che il capitale umano e sociale riveste nel processo di innovazione e la necessità di un approccio globale ai bisogni delle persone per promuovere uno sviluppo sostenibile anche da parte delle future generazioni.
Sviluppare l’intelligenza territoriale significa, quindi, raccogliere informazioni e dati sui diversi processi e fenomeni attivi sul territorio, utilizzare strumenti per la loro analisi e diffusione, con l’obiettivo di accrescere il livello di know-how delle persone e delle organizzazioni presenti sul territorio, e utilizzare questo know-how nella ricerca di strategie per la governance territoriale e lo sviluppo competitivo.
Attraverso la rete caENTI si è cercato di integrare e coordinare le attività condotte in quest’ottica dai diversi partner, in modo tale da conferire una dimensione europea a metodologie, strumenti e protocolli di ricerca sull’intelligenza territoriale.
“L’intelligenza territoriale è un concetto non facilmente definibile”, ci dice Natale Ammaturo, docente di Sociologia generale presso l’Università degli Studi di Salerno e rappresentante italiano all’interno del network caENTI. “Possiamo dire che l’intelligenza territoriale è un’organizzazione innovativa, di rete, delle informazioni e delle conoscenze utili per lo sviluppo e la competitività di un territorio. Si tratta di una componente `sociale’, che agisce sulla base delle conoscenze e delle risorse umane disponibili sul territorio, al fine di raggiungere scopi e obiettivi condivisi dalla comunità. Ma non solo. Si occupa anche di valorizzare le risorse, estendendone la consapevolezza attraverso forme di comunicazione che coinvolgono i diversi soggetti attivi sul territorio”.
“Da un lato l’intelligenza territoriale – prosegue Ammaturo – porta a una forte interazione con l’ambiente esterno, a un’apertura del territorio che vuole far conoscere le proprie risorse; dall’altro, punta alla conservazione di queste risorse che in passato sono state spesso oggetto di saccheggio. Quindi, apertura all’esterno e innovazione, ma senza dimenticare la salvaguardia delle proprie peculiarità. Per fare questo, si vuole proporre un diverso modello di cittadinanza, che prevede la più ampia partecipazione dei cittadini alla salvaguardia del proprio ambiente sociale e ai processi decisionali della governance”.
L’intelligenza territoriale è l’unica capace di far conoscere davvero le risorse disponibili e di promuovere una comunicazione che avvicini i cittadini ai bisogni comuni. In questo senso si rimette in gioco la governance, poiché entrano in scena diversi soggetti e si sviluppa un trasferimento di competenze tra attori locali di diversi orientamenti.
A questo punto, Ammaturo fa l’esempio della Campania e dice: “Nella nostra regione esempi di Comuni virtuosi, in cui esiste un’intelligenza territoriale capace di salvaguardare gli interessi della comunità, si affiancano a territori che detengono il primato dell’immondizia, dell’abuso edilizio, degli incendi. Una differenza che nasce dal diverso modo di concepire il bene pubblico, quindi da un fattore culturale, come anche dalla conflittualità dei poteri e dalla mancanza di una comunicazione tra base e vertice politico. Al contrario, quando al cittadino arriva il messaggio che la conservazione del territorio equivale alla conservazione del proprio benessere, si sviluppa una compartecipazione, una cooperazione, una condivisione di problemi e bisogni. L’intelligenza territoriale vuole trovare il modo di rispondere a questi bisogni senza sfruttare o inaridire le risorse territoriali, ma al contrario valorizzandole”.
“A Besançon – conclude Ammaturo – ci incontreremo per tirare le fila di un discorso che spero venga ripreso al più presto, visto che il dialogo avviato ha già portato ottimi risultati. Negli ultimi tre anni abbiamo discusso di sviluppo sostenibile, modelli di cittadinanza, qualità della ricerca partecipata, scuola e territori deboli, turismo, valorizzazione delle risorse territoriali, ambiente, qualità della vita: insomma dei tanti diversi aspetti legati all’intelligenza territoriale. Ogni componente della rete caENTI, sia accademico sia delle realtà territoriali, ha esaminato casi specifici del proprio territorio, per definire modelli che, ovviamente, non hanno la pretesa di porsi come modelli unici validi per tutti. Si tratta di ricerche che possono portare risultati conoscitivi straordinari, la cui spendibilità dipende poi da come i governi, locali e centrali, intendono servirsene. Bisognerà lavorare ancora per trasformare l’intelligenza territoriale in un reale strumento di supporto, che possa indirizzare le scelte politiche, comprese quelle comunitarie”.