La mobilità di domani passa per innovazione e pianificazione integrata, ma le città italiane sono pronte?
Il comparto dei trasporti è entrato in un’epoca di profondo cambiamento, in cui innovazione digitale, prodotti e servizi stanno trasformando in modo sostanziale le aspettative, le abitudini e le opportunità di viaggio di persone e merci. Il mercato della mobilità sostenibile e intelligente si sta rapidamente evolvendo. Clienti, operatori, imprese, autorità dei trasporti e governi stanno comprendendo e cercando di sfruttare questo enorme potenziale. Per cogliere tutte le opportunità e ridurre il rischio che l’innovazione produca ineguaglianze e uno shift modale non congruente con gli obiettivi di sostenibilità ed efficienza, occorre però che le città puntino ad una strategia integrata con un approccio di sistema. Approfondiremo il tema durante ICity Lab 2018
3 Ottobre 2018
Agata Quattrone, Esperto ITS e mobilità sostenibile e agenda digitale
La domanda di mobilità è in continua evoluzione
Nell’ultimo decennio il rapporto complesso fra città e mobilità ha assunto un ruolo centrale nelle strategie nazionali ed europee dove l’obiettivo dichiarato e riconfermato è quello di affrontare le sfide ambientali ed innalzare la qualità della vita. Le tecnologie abilitano e perfezionano le dimensioni fondamentali per diventare smart city. La mobilità è forse il dominio su cui le innovazioni tecnologiche avranno un maggiore impatto e da cui deriveranno gli outcome più rilevanti per i cittadini di domani.
Già nel prossimo decennio potrebbe significativamente mutare il nostro modo di spostarci e di vivere le città. Innovazioni legate alla raccolta e gestione di dati e informazioni (IoT – Internet of Things, device mobili, dispositivi wearable) e alla sempre più crescente capacità e velocità di analisi, simulazione e interpretazione dei fenomeni (Big Data Analytics, Machine/Deep Learning) come alla digitalizzazione e automazione dei processi (A.I., IoE – Internet of Everything), ai sempre più diffusi sistemi di pagamento elettronico (e-ticketing, EMV, Blockchain) e alla diffusione delle informazioni in tempo reale da molteplici canali anche mobile, se opportunamente governate, renderanno il sistema di mobilità sempre più utente-centrico e adattivo. Analogamente lo spostamento delle merci si baserà su una catena logistica sempre più digitale e una distribuzione urbana intelligente e sostenibile (city logistics, van sharing).
L’era del mezzo privato una volta simbolo di flessibilità, benessere economico e sviluppo cederà inevitabilmente il passo a soluzioni di mobilità del futuro: intermodali, door-to-door, inclusive, condivise, sostenibili e influenzate dalla ricerca dei singoli di un diverso benessere, quello psico-fisico. Come accade già in diverse città virtuose, spostarsi a piedi, andare in bicicletta, raggiungere la propria destinazione con sistemi di trasporto rapidi di massa a guida automatica senza lo stress di dover cercare parcheggio o dover acquistare diversi titoli di viaggio, sarà presto il nuovo mood. D’altronde “la Generazione Y non è molto interessata alle auto e a possederne una, è più interessata alla tecnologia – al tipo di dispositivi che si posseggono” (cit. Mimi Sheller).
Gli spazi urbani saranno riletti e rivisti alla luce delle mutate esigenze dei cittadini, che vorranno sempre più riappropriarsi del territorio e del verde sottratto in passato proprio dalle automobili.
Diverse città si sono date obiettivi ambiziosi di sostenibilità e il futuro è già arrivato
Alcuni fra i più importanti Paesi e Metropoli del mondo puntano già oggi nei loro programmi ad una drastica riduzione dei mezzi motorizzati, alla diffusione delle stazioni di ricarica per veicoli elettrici per incentivare modalità green, alla rigenerazione urbana finalizzata a promuovere forme di mobilità sostenibile (pedonalizzazioni, piste ciclabili, Zone 30) e alla realizzazione di reti di metropolitane di superficie. È notizia recentissima che i sensori intelligenti del traffico sparsi per la città di Copenaghen abbiano contato per la prima volta più bici che auto in circolazione (265.200 biciclette in strada contro 252.600 auto private).
Soluzioni di mobilità condivisa (come car sharing e bike sharing) e di on demand transportation company (come Uber e Lyft) si sono già imposte come alternative affidabili in contesti che prevedevano politiche di gestione della domanda come la chiusura dei centri storici e il disincentivo al parcheggio.
Ed è proprio da questi contesti che si sviluppa il concetto chiave dietro l’idea di “mobilità-come-servizio” (MaaS-Mobility as a Service), che sta catalizzando la discussione degli esperti del settore ITS in questo momento. Il MaaS ha l’ambizione di mettere gli utenti, sia nel caso si tratti di passeggeri che di merci, al centro dei servizi di trasporto, offrendo loro soluzioni di mobilità su misura, basate su bisogni individuali. I MaaS facilitano, così, l’integrazione di varie modalità di trasporto in una sequenza di viaggi senza soluzione di continuità, con la possibilità di prenotazioni e pagamenti (online e in mobilità) gestiti in un’unica transazione per tutti i segmenti dello spostamento. I benefici sono indubbi sia dal punto di vista utente che delle imprese.
Ma i rischi di un’innovazione troppo veloce e senza regia sono dietro l’angolo
Tutte queste innovazioni già in atto, senza un governo intelligente improntato ad un approccio di sistema e ad una pianificazione fondata sul monitoraggio dei dati di una domanda così elastica, potrebbe tuttavia condurre ad un nuovo stato di equilibrio 2.0 del sistema di mobilità urbana ancora una volta lontano dagli obiettivi di efficienza e sostenibilità. Per fare solo un esempio i MaaS stessi, senza il governo di una regia smart opportunamente calibrata, potrebbero alimentare la disparità fra utenti: chi è disposto a pagare di più avrà offerti livelli di servizio più alti. E, inoltre, portare alla disincentivazione della stessa mobilità sostenibile: servizi e App per il noleggio di veicoli privati e il carpooling potrebbero incoraggiare uno shift verso l’utilizzo dell’auto, interferendo con i servizi di mobilità urbana esistente come il TPL, che storicamente fatica ad innovarsi. Così come, banalmente, implementare un servizio bike sharing senza accompagnarlo alla realizzazione di una rete ciclabile connessa e sicura sarebbe un investimento non in grado di esprimere tutta la sua efficacia.
La pianificazione avrà un ruolo chiave nella capacità delle città di governare il processo di innovazione della mobilità urbana senza subirla
Al netto del disegno nazionale che il Governo intenderà portare avanti per gli indirizzi e gli investimenti nei settori trasporti e innovazione, al fine di invertire i trend e colmare il gap e dare attuazione a smart city e città metropolitane -che hanno un impianto ancora incerto-, una sfida rilevante per le città che si prefiggono di sostenere l’efficienza energetica e, in generale, il miglioramento della qualità della vita dei cittadini, è di saper attuare un cambio di paradigma nell’ambito del processo di pianificazione.
L’interpretazione dei rapidi mutamenti della domanda diventa cruciale così come la valutazione in itinere delle scelte realizzative. L’attuazione di una corretta politica di intervento, gestione e pianificazione del trasporto urbano si è scontrata in passato con una conoscenza del sistema mobilità nelle aree urbane spesso frammentata ed incompleta (alto costo e laboriosità delle indagini sulla domanda di mobilità, difficoltà a dare continuità nel tempo e copertura territoriale al monitoraggio, limiti di calcolo rispetto al volume di dati ecc.).
Le città nell’era digitale possono invece far leva su innovazioni che possono rivoluzionare il modo di fare pianificazione, superandone difficolta e limiti del passato. Possono avvantaggiarsi della disponibilità di big data e informazioni utili per lo studio dei comportamenti e delle abitudini dei viaggiatori nelle aree urbane e metropolitane, per un inquadramento realistico dello scenario di partenza come base per la definizione sia degli obiettivi da perseguire che degli indicatori più adatti a fornire una verifica quantitativa dell’efficacia delle misure attuate per il raggiungimento degli obiettivi stessi.
I PUMS possono essere l’occasione per le città di avviare una riflessione profonda…
In questo contesto di difficile transizione serve una nuova prospettiva per orientare risorse, energie ed intelligenze. Pianificazione integrata e approccio di sistema assumono una chiave di volta quanto mai necessaria per la promozione della mobilità sostenibile e il governo efficiente del territorio.
“Il PUMS è uno strumento di pianificazione strategica che, in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo (10 anni), sviluppa una visione di sistema della mobilità urbana (preferibilmente riferita all’area della Città metropolitana, laddove definita), proponendo il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica attraverso la definizione di azioni orientate a migliorare l’efficacia e l’efficienza del sistema della mobilità e la sua integrazione con l’assetto e gli sviluppi urbanistici e territoriali”. Questa la definizione di PUMS del d,m. 4 agosto 2017 del Ministero dei Trasporti che contiene le linee guida per i piani urbani di mobilità sostenibile, ai sensi dell’art. 3, c.7 del dlgs. n. 257 del 16.12.2016 (GU Serie Generale n.233 del 05-10-2017). Tale nuovo approccio alla pianificazione strategica della mobilità urbana assume come base di riferimento il documento Guidelines Developing and Implementing a Sustainable Urban Mobility Plan (Linee Guida ELTIS), approvato nel 2014 dalla Direzione generale per la mobilità e i trasporti della Commissione europea. Il decreto stabilisce, inoltre, che “la definizione degli obiettivi del Piano e il monitoraggio del suo stato di attuazione devono basarsi su solide evidenze quantitative”.
Il PUMS non solo costituisce uno dei tre strumenti amministrativi indispensabili perché ci sia accesso, da parte delle Città Metropolitane, ai finanziamenti statali per la realizzazione di nuovi interventi infrastrutturali relativi ai sistemi di trasporto rapido di massa (sistema ferroviario metropolitano, rete delle metropolitane, tram) e elemento premiante nell’ambito di altri programmi di investimento pubblici (vedi ad es. PON Metro e Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro), ma può essere occasione per l’avvio del cambio di paradigma necessario alla pianificazione strategica ed integrata nelle città.
Ad oggi, secondo l’Osservatorio PUMS, le città in Italia che hanno avviato un percorso di pianificazione per la mobilità sostenibile sono 97 (approvato 11; adottato 19; in redazione 67). Fra queste, 10 sono Città Metropolitane: Bari, Milano, Reggio Calabria e Torino hanno adottato il Piano; Bologna, Cagliari, Genova, Messina, Napoli e Roma lo hanno in redazione.
…l’occasione da non perdere
Le città che affronteranno in maniera seria e con le adeguate competenze la partita legata alla redazione dei PUMS, nel rispetto delle Linee Gina nazionali ed europee, avranno l’opportunità di rileggere il sistema di mobilità con una consapevolezza nuova, alla luce delle evoluzioni e innovazioni, e di orchestrare in un quadro armonico gli investimenti per promuovere con un approccio di sistema la mobilità sostenibile sfruttando i diversi Programmi di finanziamento disponibili e le limitate risorse in campo.
Le amministrazioni che coglieranno l’occasione del PUMS per pensare in modo nuovo i problemi che abbiamo davanti e per dotarsi di Piattaforme di dati e servizi, open e abilitanti, avranno a disposizione modelli e strumenti per acquisire in maniera sistematica informazioni dalla rete e dal territorio e un cruscotto di governo dei fenomeni di mobilità e di verifica accurata delle politiche e scelte attuate.
Il PUMS potrebbe, inoltre, orientare innovazioni nel modello organizzativo di gestione delle attività connesse al sistema di mobilità e intrinsecamente indirizzare la semplificazione e digitalizzazione dei processi sottesi.
Infine, la fase fondamentale del percorso partecipativo, di informazione e ascolto della cittadinanza per l’elaborazione del PUMS, potrebbe consentire alle amministrazioni di garantire la necessaria condivisione di obiettivi e scenari di intervento per una mobilità smart e a misura di comunità.
È solo in un percorso condiviso e partecipato che tutti i cittadini possono beneficiare a pieno di ciò che Italo Calvino declamava ne “Le Città Invisibili”: d’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda.
Approfondiremo il tema durante ICity Lab 2018, in un evento dal titolo “Pratiche di mobilità sostenibile per un governo efficiente del territorio”.