La resilienza dei cambiamenti climatici per città proiettate al futuro
La chiave di volta per il risanamento delle città è la rigenerazione urbana che negli ultimi 15 anni ha cambiato declinazione, in particolare a causa del rischio idrogeologico. È necessario che nuove parti di città, nate dai programmi di rigenerazione urbana, abbiano natura di forte resilienza, capaci di inglobare al proprio interno soluzioni di adattamento allo scenario climatico. Ne parliamo con Francesco Musco, Professore Associato di Pianificazione Territoriale ed Ambientale – Università Iuav di Venezia
21 Settembre 2017
Patrizia Fortunato
Le città italiane sono a forte rischio idrogeologico, lo dimostrano le alluvioni degli ultimi anni. La modalità di sviluppo insediativo tipico degli anni ’80 e ’90 del secolo scorso ha favorito la disseminazione urbana e in qualche modo l’abusivismo edilizio, a discapito della sicurezza del patrimonio monumentale esistente.
La chiave di volta per il risanamento delle città è la rigenerazione urbana che negli ultimi 15 anni ha cambiato declinazione. Insiste sul fatto che la rigenerazione urbana sia occasione di costruzione di nuove parti di città, predisposte al futuro, Francesco Musco, Professore Associato di Pianificazione Territoriale ed Ambientale dell’Università Iuav di Venezia.
Ci chiediamo che natura debba avere una città proiettata al futuro, il prof. Musco ce lo spiega in questa intervista.
“Nuove parti di città, nate dai programmi di rigenerazione urbana, devono essere parti che abbiano natura di forte resilienza, capaci di inglobare al proprio interno soluzioni di adattamento allo scenario climatico”.
Dunque, servono politiche urbane e interventi a carattere nazionale in grado di affrontare i limiti ambientali, sociali e naturali. Musco ritiene che i programmi urbani, e questo vale anche per il programma sulle periferie finanziato dal governo italiano, debbano avere come priorità la resilienza e afferma “se nel bando periferie fosse stata inserita una clausola che tutti gli interventi di riqualificazione urbanistica dovevano essere a garanzia della resilienza locale, sarebbe stata un’occasione sfruttata meglio”.
Il bando periferie avrebbe dovuto garantire questo, soprattutto per l’ampia risonanza che ha avuto, mai registrata sinora per i fondi di programmazione nazionale su progetti strategici di riqualificazione delle città.
“Secondo aspetto di cui tener conto – continua il professore – è che molte città europee stanno diventando città urbane, che implicitamente propongono soluzioni di adattamento (si pensi ai lavori fatti ad Amburgo, a Rotterdam, a Copenaghen). Molte città del nord Europa si scontrano con la gestione di reti d’acqua ed eventi estremi, avendo capito che riqualificare parte della città significa rigenerarle in una prospettiva che sia resiliente, capace di contribuire all’adattamento”.
È questo l’aspetto che Musco vuole che prevalga durante l’incontro “Rigenerare le città: prospettive nazionali e internazionali” di ICity Lab 2017 (24-25 ottobre), questa contraddizione tra il fatto che in giro per il mondo cominciano ad esserci sempre più esperienze di programmi di rigenerazione urbana, che hanno come core la creazione di soluzioni di resilienza locale, mentre in Italia questo non accade.
Tanti i filamenti urbani da recuperare, ma manca una regia su scala nazionale di riqualificazione delle citta, basti pensare che la valutazione dei progetti presentati al bando periferie si è conclusa sui singoli interventi. In realtà, delle eccezioni esistono e Musco ha sottolineato il caso di Mantova Hub, un progetto interessante sulle integrazioni delle politiche di adattamento all’interno del programma di rigenerazione urbana finanziato dal bando di periferie.
Ovviamente la resilienza non è l’unico elemento da tenere in considerazione. “Molte città – continua Musco – stanno guardando aspetti di integrazione sociale, di qualità dello spazio pubblico, di mobilità: sono tutti elementi fondamentali del programma di rigenerazione urbana”.
Ragionato sul tema della resilienza, all’interno dei programmi di rigenerazione urbana, Musco cerca anche di comprendere come questo si leghi, per esempio, all’agenda urbana nazionale pubblicata da Urban@it lo scorso anno (Rapporto Urban@it, ed. Il Mulino) e lancia una riflessione sul fatto che quanto più la resilienza entra all’interno del programma di rigenerazione urbana tanto più diventa la chiave di volta di un crescita delle città intelligenti, sostenibili e inclusive.
Città che possono tornare a vivere grazie alla partecipazione attiva dei cittadini, al riuso degli spazi vuoti, dalla riscoperta del patrimonio culturale esistente, nella consapevolezza che valorizzazione del territorio e innovazione sociale siano i punti fondamentali della città sostenibile.