Le mille e una sfaccettatura dell’IA nelle città
In che modo l’intelligenza artificiale inciderà nel percorso verso l’innovazione digitale delle pubbliche amministrazioni? Come contribuirà a renderle più sostenibili? E come, di riflesso, questo inciderà sullo sviluppo di città sempre più intelligenti e data driven? Prima di discuterne a Firenze i prossimi 17 e 18 ottobre, durante ICity Lab 2018, proviamo a chiarire quali sono gli ambiti di intervento dell’intelligenza artificiale.
25 Luglio 2018
Daniele Rizzo
Content Manager FPA
Negli ultimi due mesi, anche a causa di un’offerta lanciata da alcuni rivenditori di elettronica, abbiamo assistito ad un incremento della diffusione del Google Home, il dispositivo che integra l’assistente vocale di Google e lo mette a disposizione degli ambienti domestici. Circa un mese fa, la Direzione generale Arte e architettura contemporanee e periferie urbane (Dgaap) del Mibact ha presentato il bando “Periferia Intelligente”, volto a premiare un progetto di utilizzo delle tecnologie di intelligenza artificiale al fine di riqualificare le aree periferiche. Il nesso tra questi due eventi è proprio l’intelligenza artificiale che, quindi, da una parte impatta sulle nostre abitudini quotidiane dall’altra può essere una risorsa tutta da scoprire per i nostri territori.
I numeri dell’Intelligenza Artificiale
Insieme di studi e tecniche, paradigma innovativo o tecnologia abilitante: sulla definizione di intelligenza artificiale gli studiosi non sono ancora d’accordo. Quel che è certo è che nei prossimi anni, secondo l’International Data Corporation (IDC), il mercato sarà rivoluzionato dall’arrivo di tecnologie legate al mondo dell’AI e la spesa delle imprese in questo settore raggiungerà i 47 miliardi di dollari nel 2020. Secondo i dati Statista il mercato mondiale nel 2025 avrà un valore di 65 miliardi di dollari. Numeri che certamente alzano l’attenzione sul tema e pongono interrogativi rilevanti.
Per esempio, in che modo l’intelligenza artificiale inciderà nel percorso verso l’innovazione digitale delle pubbliche amministrazioni? Come contribuirà a renderle più sostenibili? E come, di riflesso, l’intelligenza artificiale inciderà sullo sviluppo di città sempre più intelligenti e data driven?
Prima di discuterne a Firenze i prossimi 17 e 18 ottobre, durante ICity Lab 2018, è bene chiarire quali sono gli ambiti di intervento dell’intelligenza artificiale.
L’Intelligenza Artificiale per i servizi digitali
Se in un primo momento sono state le aziende a cogliere le potenzialità di questo paradigma e a sviluppare competenze nei campi del machine learning, deep learning e data mining, oramai anche gli enti centrali e locali stanno cominciando a sperimentare vari tipi di applicazioni. In particolare, nelle PA è forte la spinta ad adottare soluzioni come i chatbot, software progettati per simulare una conversazione realistica, umana, che garantiscono un dialogo facilitato con i cittadini. Questi, insieme agli assistenti virtuali, sono probabilmente l’esempio più evidente dell’applicazione dell’intelligenza artificiale. Costruiti secondo sistemi di elaborazione del linguaggio naturale, rappresentano in tutto e per tutto un’alternativa all’uomo. Molti enti e organizzazioni stanno sviluppando questo tipo di soluzione per garantire un servizio d’assistenza ai cittadini sempre più rapido ed efficace; un escamotage, questo, che non solo integra i servizi di comunicazione, ma lascia anche intravedere la possibilità di sviluppare veri e propri servizi di assistenza clienti, anche nel settore pubblico. In quest’ottica rientrano, per esempio, i chatbot messi a disposizione dal Mipaaf e dal Mef.
Smart Home e Smart Building per città sostenibili
L’intelligenza artificiale, oltre alle applicazioni nelle città, porta con sé anche una dimensione più intima, ossia quella legata alla vivibilità domestica. Gli assistenti vocali che stanno entrando nelle nostre case fungono ormai da veri e propri hub con cui gestire, grazie al paradigma dell’Internet of Things, tutti gli oggetti della casa collegati alla rete. Il rapporto tra IoT a AI è ormai sempre più stretto, così come si fa più stringente la relazione tra case e territorio. Una casa regolata nei consumi da termostati intelligenti che gestiscono automaticamente la temperatura, impianti di videosorveglianza e rilevatori di fumo ci aiutano a rendere più sicuro e sostenibile l’ambiente in cui viviamo. Una casa intelligente è anche una casa che impatta in maniera ridotta su tutto il territorio, e che quindi ne garantisce la sostenibilità e l’efficienza energetica. Servizi di domotica applicati agli edifici ci spingono inoltre a parlare di Smart Building, edifici in cui reti informatiche e di comunicazione gestiscono gli impianti di sicurezza e tecnologici in maniera coordinata e integrata. È evidente che anche le PA potrebbero guadagnare dall’upgrade dei propri edifici, contribuendo in maniera consistente alla sostenibilità del territorio che presiedono.
Chi governa i dati?
L’IoT e l’Intelligenza Artificiale diventano sempre di più fattori abilitanti per una PA sostenibile, moderna, innovativa ed efficiente anche dal punto di vista energetico. Ma chi, ad oggi, governa i dati figli di queste tecnologie? Esiste una governance che regola i processi d’installazione di questi strumenti e dispositivi o tutto si risolve in un mutuo accordo tra soggetti privati e aziende? Gli enti centrali e locali sono consapevoli dei processi in atto sul proprio territorio? Oggi è impossibile discutere di smart city senza parlare di data driven innovation. Ed è altrettanto fondamentale che le PA regolino l’applicazione di tutte le tecnologie che impattano sul proprio territorio. Il rischio, altrimenti, è di trovarsi in una palude di dati da cui potrà uscire solo chi avrà sviluppato per tempo le competenze e le strategie per farlo. E per una volta sarebbe bello che non fossero solo i privati a riuscirci.
Di intelligenza artificiale nelle città, IoT e servizi digitali parleremo il 17 e 18 ottobre a Firenze, a ICity Lab 2018.