L’innovazione tecnologica a Cremona. Il seme giusto per coltivare la smart land
Perché ci sia innovazione, le componenti istituzionali, politiche ed economiche di un territorio sono chiamate alla collaborazione, in virtù di obiettivi di crescita delle comunità sulle quali hanno effetto i processi decisionali. Il comune di Cremona ha ben inteso questo paradigma, organizzando una giornata dedicata alla tecnologia come strumento di startup per giovani imprenditori interessati al mondo digitale e fortemente convinti di voler lavorare nel proprio territorio
14 Giugno 2017
Marina Bassi
Enorme successo per la giornata dell’innovazione tecnologica nel cremonese dello scorso 10 giugno. Dall’inaugurazione del nuovo Polo per l’innovazione tecnologica, in mattinata, alla notte bianca della tecnologia che si è conclusa a notte fonda, il comune ha respirato 24 ore di futuro. All’interno del contesto della giornata, il convegno Innovazione nei piccoli Comuni. Nuove tecnologie e piattaforme innovative a servizio delle Smart Land, organizzato da FPA in collaborazione con LineaCom e A2A Smart City, ha voluto fare una panoramica sull’innovazione nelle aree non metropolitane, in considerazione del valore aggiunto che la tecnologia può dare alle città di piccole o medie dimensioni.
Il convegno è stato introdotto da Gianni Dominici – Direttore Generale FPA – e Gerardo Paloschi – General Director LGH. Paloschi ha sottolineato l’importanza di Cremona come culla della cosiddetta Smart Land, intesa come territorio in cui impresa, digitalizzazione, artigianato e istituzioni collaborano per rendere le città competitive e innovative. “È chiaro che nelle città medie o piccole non è pensabile calare lo stesso modello applicato nelle metropolitane, ma possiamo imparare molto dalle best practices già esistenti”. Contestualizzare gli interventi, quindi, sarà fondamentale per costituire la smart land. In questo senso, già alcune progettualità sul tema vinicolo già esistono. Nel contesto del Consorzio del Franciacorta, ad esempio, sono stati installati sensori capaci di monitorare le attività di produzione dei vigneti, e le informazioni raccolte permetteranno di fare valutazioni e aumentare le aspettative di produzione. “Questo, a dimostrazione del fatto che la tecnologia è uno strumento per la riconsiderazione dei servizi, non è una moda”, ha concluso il direttore.
L’incontro è stato occasione di un momento ufficiale di sigillo delle future intenzioni dei gruppi coinvolti. Nel contesto dell’appuntamento, infatti, è stato firmato il Protocollo di Intesa tra ANCI Lombardia, rappresentata dal suo Direttore Pierattilio Superti e il Presidente di A2A Smart City Giovanni Valotti. Entrambi, nell’accettare la responsabilità formale che il Protocollo si appresta a riconoscere, hanno ricordato l’incidenza delle città non metropolitane sul suolo nazionale, rappresentando l’area italiana più vasta, e che come tale va preservata e resa protagonista del progresso. Al centro del confronto quindi l’innovazione quale fattore chiave per trasformare il volto dei piccoli comuni: un’innovazione che metta al centro le persone e i bisogni delle comunità territoriali, che nasca da sinergie tra enti e attori locali, che sia riutilizzabile e trasferibile e che guidi uno sviluppo effettivamente intelligente, inclusivo e sostenibile. L’innovazione nelle sue diverse sfumature, sta modificando la configurazione dei territori, attraverso un processo in cui il locale attiva nuove forme di aggregazione territoriale che sperimentano politiche economiche e sociali nuove, condivise ed estese. Da questo punto di vista la scelta di Cremona, e della rete dei piccoli comuni della provincia lombarda, è strategica e lungimirante. Forte delle sue eccellenze tradizionali e grazie ad un’Amministrazione che vuole trasformarla in una Smart City, Cremona ha accettato la sfida della crescita anche sul fronte dell’innovazione.
A seguito della firma del Protocollo, il Sindaco Gianluca Galimberti ha sapientemente menzionato il quadro europeo in cui – anche – questo momento destinato all’innovazione tecnologica. In particolar modo, tra i 17 SDGs previsti dall’Agenda urbana – tema sviluppato in maniera estesa durante la Manifestazione Forum PA 2017 – risulta rilevante l’obiettivo 11, legato alle città e comunità sostenibili e intelligenti. “L’etimologia della parola intelligente suggerisce che la città intelligente sia quella capace di leggersi dentro, nel senso di carpire le necessità e le vocazioni del proprio territorio”. I pilastri di cui tener conto – e questo vale per tutte le città – sono evidentemente impresa, istituzioni, ricerca, artigianato e cittadinanza attiva, questo anche l’avviso di Carolina Cortellini Lupi, Presidente del neonato CRIT, e Davide Viola, Presidente della Provincia di Cremona presente all’appuntamento.
“Innovazione è tutto o nulla”, ha poi commentato il Presidente LGH Antonio Vivenzi, ricordando come Cremona sia riuscita a fare delle caratteristiche della città la leva dell’apertura delle porte all’innovazione sociale e digitale. Ma come ci si arriva? Esiste una pratica valida per tutti i territori da plasmare secondo necessità? E la pubblica amministrazione è in grado di farsi rete, a discapito della gerarchia che l’ha sempre contraddistinta? Queste le domande protagoniste della seconda sessione dell’evento, a cui Paolo Testa – ANCI, Alessandro Francioni – Unione Valle del Savio, Dimitri Melli – Sindaco di Pegognaga, e Walter Merler – Consorzio Comuni Trentini hanno dato risposta, in una tavola rotonda che ha avuto ad oggetto l’innovazione sociale nelle sue tre declinazioni: istituzioni, gestione, tecnologia.
Sulle riforme attive in merito, Testa fa sapere che gli approcci del governo nazionale – dalla Riforma Delrio a Madia – sono quanto meno incompleti, per la mancanza della parte attuativa che allontana dal traguardo dell’innovazione nel suo senso concreto. La difficoltà, peraltro, non sarebbe nemmeno la mancanza di risorse, che sono oggi molto di più di quelle passate. Oggi, il problema starebbe nel percepire le necessità differenti di territori differenti, che difficilmente possono essere carpite a livello nazionale. Se a questo aggiungiamo la lacuna di competenze dei dirigenti pubblici, per i quali si fa sempre più assordante la richiesta di empowerment (Walter Merler), e il bisogno che l’ente pubblico faccia programmazione a lungo termine e abbia obiettivi di crescita precisi, che ancora risultano molto fumosi (Dimitri Melli), ci risulta chiaro che la strada sia ancora lunga. Nel frattempo, però, possiamo fare tesoro dell’esperienza della città di Cremona, e aggiungerla a quel portfolio sempre più ricco di smart city disseminate e finalmente sistematizzate sul territorio italiano.
Sul tema dell’innovazione digitale a Cremona e gli strumenti amministrativi utilizzati per la sua realizzazione, FPA pubblicherà nei prossimi giorni un dossier dedicato.