Guardando al “dopo PNRR” ci interroghiamo su quale eredità resterà per i territori e per l’intero Paese dai progetti avviati grazie alle risorse del Piano. In particolare, quali prospettive aprono i progetti nati nell’ambito della M4C2 “Dalla Ricerca all’Impresa”? Ne abbiamo parlato con Patrizio Memé della Direzione Generale Unità di Missione per l’attuazione degli Interventi del PNRR del Ministero dell’Università e della Ricerca
23 Febbraio 2024
Patrizia Fortunato
Content Editor, FPA
La condivisione del know-how tra il mondo accademico e quello industriale, facilitata da reti di relazioni, è un fattore cruciale per lo sviluppo e la competitività del nostro Paese, nonché per la crescita di ecosistemi locali e nazionali dell’innovazione. Il trasferimento di conoscenza, tecnologia e competenze dall’ambito della ricerca scientifica al sistema imprenditoriale oggi è sostenuto dagli investimenti previsti dal PNRR, Missione 4 “Istruzione e Ricerca”, Componente 2 “Dalla ricerca all’impresa”, di competenza del Ministero dell’Università e della Ricerca.
Alla M4C2 sono complessivamente destinati 11,73 miliardi di euro, di cui 9,09 miliardi per investimenti che presentano un diverso livello di partecipazione delle imprese: dalla ricerca di base, con progetti di rilevante interesse nazionale (PRIN) e per giovani ricercatori, alle iniziative di sistema che hanno investito in partenariati estesi, centri nazionali, ecosistemi, infrastrutture di ricerca e innovazione, arrivando infine ai dottorati innovativi cofinanziati dalle imprese. Ne abbiamo parlato con Patrizio Memé, Dirigente Ufficio di Monitoraggio della Direzione Generale Unità di Missione per l’attuazione degli interventi del PNRR del Ministero dell’Università e della Ricerca, in occasione della sua partecipazione all’evento “Ricerca e trasferimento tecnologico nel PNRR: percorsi avviati e risultati attesi”.
Tre sono gli ambiti di intervento più significativi della M4C2: rafforzare la ricerca e favorire la diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata, condotta in sinergia tra università e impresa; sostenere i processi per l’innovazione e il trasferimento tecnologico; potenziare le infrastrutture di ricerca, il capitale e le competenze di supporto all’innovazione.
Abbiamo chiesto a Memé quali fossero gli effetti attesi e i risultati delle iniziative del MUR nell’ambito della Missione 4-Componente 2 “Dalla Ricerca all’Impresa” del PNRR e quali le prospettive future.
A livello nazionale, vi è un forte interesse riguardo a ciò che accadrà al di là dell’orizzonte temporale del Piano, ovvero oltre il 30 giugno 2026. “Ci aspettiamo – ha affermato Memé – che tutte le iniziative di ricerca di frontiera messe in campo, quali partenariati estesi, ecosistemi, centri nazionali e infrastrutture di ricerca, rimangano stabili all’interno del territorio nazionale e costituiscano nei fatti un effetto leva per lo sviluppo del Paese”. In termini prospettici, garantire la loro sostenibilità a lungo termine è il tema principale.
Come ha sottolineato Patrizio Memé, si tratta di entità legali appositamente costituite che devono proseguire autonomamente la propria attività, oltre l’arco temporale di attuazione del PNRR, attraverso nuove opportunità, ottenendo nuovi finanziamenti e avviando anche progetti imprenditoriali.
C’è anche il rischio di trascurare l’importanza degli impatti sul capitale umano, la cui valorizzazione rappresenta un altro elemento fondamentale: 21.300 ricercatori lavorano all’interno delle iniziative di sistema, di cui 5.800 sono stati assunti per realizzare questi progetti. Occorre creare delle opportunità per stabilizzare questo personale o per mettere a fattor comune il know-how, ossia l’insieme dei saperi, delle abilità, delle competenze e delle esperienze acquisite da questi professionisti nell’ambito di tali progetti.
Memè conclude l’intervista con una riflessione sugli impatti attesi. Ci si attende che le iniziative di ricerca, tutte di frontiera nei vari ambiti, da quello della salute a quello dei trasporti, producano risultati significativi nei prossimi 5-10 anni, con ricadute sul sistema paese in tutti i settori: dalla guida autonoma all’intelligenza artificiale, dal supercalcolo alla medicina.
Contributo alla Rubrica “Sistemi locali dell’innovazione: progetti e protagonisti”, dedicata agli attori che stanno contribuendo a sviluppare una cultura del territorio.