PNRR e Fondi europei: costruire l’attuazione
Da aprile, mese di apertura dei bandi relativi alla digitalizzazione dei Comuni, ad oggi, è stato riscontrato un alto tasso di partecipazione da parte degli Enti Locali, che si dimostrano quindi pronti ad affrontare l’attuazione delle misure previste dal PNRR.
Il terzo appuntamento dei Cantieri della Smart City,realizzato in collaborazione con Tiscali-Linkem, riservato alla Community di ICity Club si è tenuto online il giorno 20 ottobre ed è stata l’occasione per fare un punto sulla situazione al primo anno del PNRR e alla vigilia del nuovo ciclo di fondi europei 2021-27
21 Ottobre 2022
Al Cantiere Smart City del 20 ottobre, oltre a numerose città appartenenti all’Osservatorio, hanno preso parte i rappresentanti di Tiscali-Linkem (partner del progetto e dell’incontro), del Dipartimento per la Trasformazione Digitale e dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, portando l’attenzione sullo stato di avanzamento delle misure del PNRR dedicate alla digitalizzazione della PA e sulle procedure di attuazione delle stesse in vista anche del necessario dialogo con fornitori certificati ICT. In questa fase è infatti fondamentale facilitare il dialogo tra domanda e offerta e quindi tra gli enti e i fornitori tecnici ICT, che rendono possibile l’effettiva attuazione. Durante il Cantiere le città e gli attori istituzionali hanno ragionato insieme sulla complessità e la gestione delle risorse per cercare di trarne spunti concreti e funzionali alla realizzazione degli obiettivi per gli enti locali.
In un momento di grande incertezza, il confronto orizzontale tra istituzioni e realtà che affrontano il cambiamento è fondamentale per riuscire a governare il territorio.
L’effettiva implementazione di quanto previsto nel PNRR e dagli altri strumenti a cui le amministrazioni comunali possono accedere per dare concreta attuazione ai loro interventi di innovazione digitale è ciò che FPA spera di portarsi dietro nel 2023 per proseguire il lavoro già cominciato con le città tramite ICity Club.
A che punto siamo?
Il 98% dei Comuni si è registrato a PA Digitale 2026 e quasi la totalità dei Comuni ha aderito almeno ad una misura con un tempo medio di lavorazione della candidatura di 50 minuti, per un totale di 37.000 candidature gestite. Una parte dei 6,7 miliardi dedicati ai Comuni per la digitalizzazione prevede, tra l’altro, tre diversi livelli partendo da strumenti e servizi più vicini ai cittadini (dalle famiglie all’integrazione con parrocchie, al rifacimento dei siti web e integrazione con i sistemi di autenticazione digitale a livello di processi e infrastrutture e alla domanda su come procedono le adesioni).
A questo si aggiunge l’impegno del Dipartimento per la Trasformazione Digitale, che ha raccontato di aver messo in campo una serie di strumenti utili per gli enti nell’attuazione degli investimenti, come team territoriali di supporto: più di 230 persone divise in sei team con una guida che dialoga e agisce con gli enti secondo una doppia logica, proattiva dove i dati evidenziano il bisogno di assistenza c’è un ingaggio proattivo verso il Comune che ne ha bisogno, ma anche un ingaggio retroattivo che funziona come risposta alle necessità che arrivano. A questo il Dipartimento affianca poi strumenti di comunicazione e notifica in tempo reale di pubblicazione degli avvisi e un desk che risponde di solito entro le 24 ore alle domande di chiarimento che arrivano dagli enti.
Il dialogo con i fornitori
La strategia per coinvolgere il mondo nella fornitura ai mercati, come ha raccontato il Dipartimento per la Trasformazione Digitale, è stata quella di cercare di sviluppare dei rapporti di fiducia operativi con gli stakeholder più significativi. Questo vuol dire creare alleanze a livello centrale e nazionale, per poi andare a ricaduta a livello regionale su quelle associazioni di categoria che hanno maggiore vocazione. Si è partiti con il far conoscere tutte le informazioni per l’adesione e poi il dialogo con i fornitori è andato più in profondità diventando più tecnico per cercare di dare indicazioni e chiarimenti su come bisogna effettuare l’implementazione al fine poi, da settembre 2022, di monitorare lo stato di avanzamento.
Senza i partner tecnologici, la pubblica amministrazione, soprattutto nel caso dei comuni di piccola dimensione, non riesce a raggiungere gli obiettivi, per mancanza di competenze necessarie. Ci si auspica quindi che i fornitori supportino l’ente pubblico nei piani di investimento, anche strutturandosi per cercare di capire quali sono le proprie risorse umane tecniche a disposizione, in modo da non prevedere tutti gli interventi insieme, ma di dilatarli un po’ nel tempo e soprattutto che garantendone la qualità. Si tratta di una grande occasione per modernizzare la Pubblica Amministrazione. C’è preoccupazione anche per i Comuni più grandi, perché c’è il timore che non riescano a gestire tutti gli aspetti dell’implementazione dei progetti, a causa anche del gran numero di fornitori presenti.
A questo proposito, durante il Cantiere del 20 ottobre è intervenuto anche un rappresentante dell’Agenzia per la Coesione Territoriale che ha spiegato il lavoro, di una complessità più alta, fatto insieme alle Città metropolitane nell’ambito della trasformazione digitale. Facendo un punto della situazione, è emerso come le città del nord hanno portato a conclusione quasi la totalità dei progetti che stanno già facendo vedere gli effetti positivi sulla cittadinanza. Nel caso delle città del sud la situazione è invece diversa, perché nonostante abbiano avuto ricevuto molte più risorse rispetto al nord, hanno dovuto lavorare su interventi maggiori ma con minore esperienza.
Gli strumenti utilizzati per questi progetti sono stati sicuramente quelli classici, ma anche l’offerta dei servizi per le commodity: per quanto riguarda le infrastrutture fisiche, i dispositivi, le licenze, i servizi professionali di supporto, i servizi di comunicazione è stato fatto ricorso alle convenzioni e ai contratti quadro, messi a disposizione da Consip.
Ma come funzionano questi contratti?
L’idea progettuale viene dall’Ente, che con un proprio funzionario predispone un piano di fabbisogni generico, il quale viene inviato al fornitore che si è aggiudicato il contratto quadro. Quest’ultimo deve, entro 45 giorni, rispondere con un progetto che diventerà poi quello vero e proprio esecutivo per la realizzazione. Se l’Ente accetta questo progetto dei fabbisogni si può quindi procedere alla sottoscrizione del contratto. In linea di massima si tratta dei contratti quadro tra cui gli SPC Cloud: forse i più grandi mai avuti e che cubano circa 400 milioni di euro, prorogati poi anche con ulteriori risorse, sono stati quelli più usati dalle 14 città metropolitane per l’infrastruttura hardware, i servizi di virtualizzazione e tutta la parte di gestione di queste infrastrutture. Sono stati utilizzati anche il lotto sulla sicurezza, sull’interoperabilità Big Data e Open Data e il lotto sui frontend e web application dei portali, per il sistema di gestione integrata dei pagamenti, in qualche modo a realizzare i sistemi di back-end.
Dalla discussione interna al Cantiere è poi emerso come sarebbe utile suggerire a Consip ulteriori contratti che vadano a coprire le tematiche aggiuntive protagoniste nel prossimo futuro: intelligenza artificiale, Digital Twin, change management, e molto altro ancora.
Emerge quindi l’utilità degli strumenti messi a disposizione, ma ci si è resi conto che non è facile far arrivare nuovi soggetti, magari più snelli e portatori di ulteriore innovazione. É però altrettanto importante che il fornitore pian piano acquisisca sempre di più una comprensione delle discipline che sono vicine all’uso pratico che poi si fa di questa tecnologia dentro le realtà urbane.
In questo scenario, quello che vuole fare ICity Club nel 2023 è di accompagnaare le città nel processo di attuazione, non dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista della sua traduzione sociale e funzionale nel percorso che vedrà impegnate le amministrazioni.