PON Metro: (co)work in progress

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Nel nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 la Commissione Europea ha dato grande enfasi al ruolo delle città nella gestione diretta delle risorse. Le indicazioni dell’UE invitano a considerare le città come uno dei temi cardine di sviluppo sostenibile e coesione sociale dell’Agenda Europea. In Italia si sta lavorando allo sviluppo del PON per le 14 nascenti Città Metropolitane: un programma sperimentale e plurifondo per la stesura del quale è già stato avviato un percorso collaborativo di co-progettazione.
Aggiornamento del 4 settembre: durante l’estate il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica ha reso pubblico il documento del Programma operativo nazionale plurifondo Città metropolitane. In ballo 590 milioni a cui se ne dovrebbero aggiungere altri 300 co-finanziati dalle 14 Città Metropolitane. Ecco i dettagli

28 Luglio 2014

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Martina Cardellini

Nel nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 la Commissione Europea ha dato grande enfasi al ruolo delle città nella gestione diretta delle risorse. Le indicazioni dell’UE invitano a considerare le città come uno dei temi cardine di sviluppo sostenibile e coesione sociale dell’Agenda Europea. In Italia si sta lavorando allo sviluppo del PON per le 14 nascenti Città Metropolitane: un programma sperimentale e plurifondo per la stesura del quale è già stato avviato un percorso collaborativo di co-progettazione.
Aggiornamento del 4 settembre: durante l’estate il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica ha reso pubblico il documento del Programma operativo nazionale plurifondo Città metropolitane. In ballo 590 milioni a cui se ne dovrebbero aggiungere altri 300 co-finanziati dalle 14 Città Metropolitane. Ecco i dettagli

Diversi studi elaborati dalla Banca Mondiale e dall’OCSE evidenziano come oggi il 40% dell’economia mondiale sia rappresentato da circa una quarantina di metropoli. Anche nel contesto italiano il ruolo delle Città Metropolitane come vettori di crescita economica per il Paese trova un riscontro positivo. Infatti le sole 10 città metropolitane delle regioni a statuto ordinario producono oltre un terzo del Pil dell’intero territorio nazionale. 

Tuttavia nel documento di apertura del confronto pubblico “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020”,presentato nel 2012 dall’allora Ministro per la Coesione Territoriale Carlo Trigilia, si legge: “Lo sviluppo dell’Italia è segnato da una carenza di innovazione produttiva – da cui l’arresto della produttività – e di innovazione sociale – da cui le crescenti tensioni. Poiché l’una e l’altra innovazione trovano nelle città il centro di propulsione, è evidente che alle città sarà necessario volgere attenzione centrale della strategia di utilizzo dei fondi strutturali 2014-2020”. Le città rappresentano una delle tre opzioni strategiche per l’utilizzo dei fondi messe in evidenza nel documento.

Soltanto spostando sulle aree urbane il baricentro delle politiche si potranno contrastare carenze nell’innovazione sociale e produttiva e si potrà avviare la costruzione di una concreta politica di sviluppo per il paese.

Disegnare insieme il PON

Nel nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 la Commissione Europea ha dato grande enfasi al ruolo delle città nella gestione diretta delle risorse. Le indicazioni dell’UE invitano a considerare le città come uno dei temi cardine dell’Agenda Europea di sviluppo sostenibile e coesione sociale. Lo scorso 11 febbraio, all’interno dell’Agenda Urbana Europea per le politiche di coesione della programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, è stato presentato dall’Ex Ministro per la Coesione Territoriale Carlo Trigilia insieme a Graziano Delrio, allora Ministro per gli Affari regionali, e ai sindaci delle 14 Città Metropolitane, un PON sperimentale e plurifondo (FESR e FSE) dedicato alle nascenti aree metropolitane, definite da Trigilia “veri e propri incubatori di innovazione”.

Il programma operativo nazionale per le 14 Città Metropolitane (10 delle regioni a statuto ordinario – Torino, Genova, Milano, Venezia, Roma, Firenze, Napoli, Reggio Calabria, Bari, Bologna – e 4 delle regioni a statuto speciale – Cagliari, Catania, Messina e Palermo) è attualmente in corso di stesura e sta coinvolgendo attivamente le città nel processo di definizione.

Il percorso di redazione del programma prevede un iter di co-progettazione che coinvolge amministrazioni locali (Autorità urbana), amministrazioni regionali, Autorità di gestione (AdG) e il team di start-up del programma attivato dal DPS. Un vero e proprio cammino di sviluppo collaborativo, a più fasi.

Sin da subito le 14 città sono state chiamate a definire le proprie opzioni progettuali all’interno delle linee guida evidenziate dall’Agenda Urbana per iniziative concrete. È stato quindi avviato il processo di scrittura e di co-progettazione che ha dato vita a tavoli di lavoro e dialogo tra Autorità urbane, il team di start-up, le autorità regionali e anche l’ANCI. Ciascuna città ha lavorato per individuare aree tematiche specifiche e ipotesi di piani di lavoro, sempre attenendosi agli obiettivi tematici selezionati per la parte di Agenda Urbana che il PON si propone di attuare. Nonostante siano estremamente diverse per risorse, organizzazione ed esperienza, le 14 Città Metropolitane si sono messe a lavoro per individuare, motivare e fornire una prima descrizione delle azioni integrate prese in considerazione per il programma. Ad oggi tutte le città hanno consegnato il dossier preliminare che entro la fine dell’anno avrà una forma definitiva. “La risposta delle città è stata molto buona”, ci racconta Paola Casavola, responsabile UVAL del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica e coordinatrice del team di start-up.

Questo protagonismo urbano è un cambiamento importante, considerando che “in tutta Europa le grandi città si sono sempre sentite un po’ esculse dai programmi mainstream dei fondi strutturali”. Ma, come evidenziato anche nell’art. 7 del Regolamento FESR, le città vanno assumendo una nuova veste in questo settennato. Nella parte dedicata allo Sviluppo urbano sostenibile è contenuto “un elemento di empowerment delle città del tutto nuovo rispetto al passato”, continua Casavola. La novità è consistente, perché sottolinea “il riconoscimento di una competenza non solo formale di cui le Autorità urbane sono portatrici”. A queste ultime è attribuita “una comprensione delle necessità del territorio che soggetti più lontani, come tipicamente sono i gestori dei grandi programmi anche regionali, spesso non hanno. Inoltre il grande valore aggiunto è stato consentire alle città di progettare non solo in maniera temporalmente congiunta, ma anche comune”.­­

Cosa ci aspettiamo dal PON Metro?

Per Paola Casavola, “il PON Metro può assumere un ruolo estremamente importante soprattutto per temi urbani delicati come quello della Smart City, che spesso generano numerosi tentativi sparsi e dispersi sul territorio. Il PON Metro consente infatti una progettazione fatta insieme”. Oggi la carenza di risorse e di tempo ci suggerisce che davvero non c’è più spazio per sperimentare tante progettualità diverse, soprattutto per ambiti complessi come il paradigma della Smart City o il tema delicato dell’inclusione sociale per i segmenti di popolazione più fragile e le aree urbane marginalizzate.

Il PON Metro rappresenta un’opportunità assolutamente unica per le Città Metropolitane che non dovrà essere sprecata. La dotazione finanziaria del programma è limitata ma preziosa, ed è pari a 35-40 milioni di euro per le città delle Regioni del Centro-Nord e a 80-100 milioni di euro per le città delle Regioni del Sud, in ritardo di sviluppo. Si ipotizza quindi una dotazione di 1,1 miliardi di euro (senza cofinanziamento) per il FESR, ma non è ancora stata resa nota quella da attribuire al FSE. Nell’Accordo di Partenariato infatti è confermata la composizione plurifondo del programma, ma ad oggi non è ancora stato definito l’ammontare delle risorse per ciascun fondo.

Considerando i ritardi, gli ostacoli e le difficoltà della scorsa programmazione (2006-2013) nell’attuazione dei progetti in ambito urbano, sarà estremamente importante rispettare i tempi imposti dai regolamenti comunitari al fine di assicurarsi di poter accedere alle risorse.

Le principali linee di intervento e risultati attesi del PON Metro sono:

  • Aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane
  • Riduzione dei consumi energetici negli edifici e nelle strutture pubbliche o ad uso pubblico, residenziali e non residenziali
  • Diffusione dei servizi digitali attraverso la realizzazione di servizi che permettano di ridurre gli spostamenti fisici e di accelerare i tempi di esecuzione delle pratiche a costi più bassi
  • Sperimentazione per l’inclusione sociale, rafforzando e innovando le politiche ordinarie dell’abitare anche con il coinvolgimento del tessuto associativo e dell’economia sociale

Il programma nazionale per le Città Metropolitane è oltretutto un’occasione che si presenta in un momento molto delicato. Il PON infatti procede al fianco del processo di attuazione della riforma istituzionale in corso e invita a ripensare il ruolo centrale dei contesti metropolitani. Il disegno di legge Delrio, di fatto, ci mette di fronte alla necessità di definire rapidamente una politica nazionale per le città che purtroppo tarda a maturare in un paese come il nostro dove persiste ancora una scarsa consapevolezza del ruolo strategico che gli ambienti urbani svolgono oggi sia in ambito economico che sociale. Soltanto una forte convinzione della centralità delle grandi aree urbane potrà trasformare le prossime Città Metropolitane in concreti driver di sviluppo per l’intero paese.

AGGIORNAMENTO DEL 4 settembre

Durante l’estate il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica ha reso pubblico il documento del Programma operativo nazionale plurifondo Città metropolitane. Il PON Metro, inserito nel quadro dell’Agenda urbana nazionale e Sviluppo urbano sostenibile definiti nell’Accordo di Partenariato della nuova programmazione 2014-2020, sarà interamente dedicato ad azioni integrate di sviluppo urbano sostenibile.
Il Programma è indirizzato a sostenere uno sforzo comune e cooperativo, nel merito e nel metodo, tra 14 Città che sono destinate, dai percorsi normativi in essere, a divenire il perno dell’area metropolitana circostante, e finalizzato ad ottenere modalità di approccio più coerenti e risultati concreti nel miglioramento di qualità ed efficienza dei servizi urbani e dell’integrazione della cittadinanza più fragile, considerando quindi opportunità e problemi che le accomunano su questioni di fondo, pur nella diversità concreta con cui tali questioni di manifestano”.
Il contributo finanziario complessivo dei Fondi Strutturali e d’Investimento Europei (SIE) sarà di euro 588.075.000,00, articolato in 445.698.942,00 euro di contributo Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e in 142.376.058,00 euro di Fondo Sociale Europeo (FSE). Le aree metropolitane del centro e nord (in transizione e più sviluppate) parteciparanno con un cofinanziamento del 50%, mentre quelle del sud (meno sviluppate) con un contributo del 25%. Complessivamente saranno 892.933.333,33 i milioni di euro che si riverseranno sull’intero territorio. Naturalmente le risorse FERS e FSE, destinate al PON Metro, non riusciranno a coprire il complessivo fabbisogno finanziario di territori metropolitani così complessi. Tuttavia l’auspicio è che le 14 città riescano ad inserire i contributi finanziari in strategie mirate a specifici risultati dei 3 Obiettivi tematici individuati: OT.2 – Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché l’impiego e la qualità delle medesime (finanziato dal FESR) OT.4 – Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori (finanziato dal FESR) e OT.9 – Promuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione (finanziato dal FESR e dal FSE).

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