Pop Hub, la città si riprende i suoi spazi

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Vincitore del bando "Smart Cities and Social Innovation", Pop Hub è un progetto di riqualificazione urbana che parte dalla mappatura degli spazi urbani inutilizzati tramite app e piattaforme virtuali apposite, ai fini di riuso e rivitalizzazione urbana e sociale, in contrasto al consumo di suolo e all’abbandono edilizio. In questa sede presentiamo il percorso di formazione e sviluppo del progetto, a partire dall’idea del nucleo fondatore fino alla realizzazione concreta e al suo impatto sul territorio.

16 Febbraio 2015

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Elena Colli

Vincitore del bando "Smart Cities and Social Innovation", Pop Hub è un progetto di riqualificazione urbana che parte dalla mappatura degli spazi urbani inutilizzati tramite app e piattaforme virtuali apposite, ai fini di riuso e rivitalizzazione urbana e sociale, in contrasto al consumo di suolo e all’abbandono edilizio. In questa sede presentiamo il percorso di formazione e sviluppo del progetto, a partire dall’idea del nucleo fondatore fino alla realizzazione concreta e al suo impatto sul territorio.

L’innovazione non è più prodotto esclusivo di grandi società o centri di ricerca, ma è al contrario strutturata attorno all’individuo, radicata nella quotidiana creatività di piccole imprese e comunità produttive. È proprio in questo contesto fertile e in espansione che si inserisce il progetto Pop Hub.

L’idea è quella di creare una rete tra persone e spazi, a partire dagli edifici dismessi e sottoutilizzati delle città, che dalla denuncia e localizzazione su mappa della situazione di abbandono arrivi alla loro rivalutazione, per trasformarli in una risorsa: edifici incompiuti, vuoti, abbandonati e in rovina, sono spazi senza più rapporti col contesto e privi di un valore urbano, ma “sono luoghi dove potrebbero nascere nuove storie”.

Per fare questo Pop Hub utilizza una piattaforma web e un’app mobile per segnalare, geolocalizzare e raccogliere dati sugli edifici. L’obiettivo è innescare processi di riattivazione attraverso la partecipazione dal basso e la cooperazione con le amministrazioni locali, tramite i quali diffondere la consapevolezza dell’esistenza di questi spazi e quindi trasformarli in luoghi che accolgano laboratori, attività sperimentali, progetti a carattere sociale, culturale e di innovazione. Il progetto risponde alle esigenze di quella rigenerazione urbana che vorrebbe appunto “dare nuova vita alla città[1], agendo sulla qualità della vita e sulle relazioni sociali logorate e impoverite, che richiedono di essere ricostituite. Una rigenerazione possibile solo tramite azioni e politiche che aiutino a rendere partecipativi gli strumenti proposti dall’innovazione tecnologica.

Dal bisogno all’ispirazione: l’origine del percorso

Alla base di ogni iniziativa di innovazione sociale c’è un bisogno sociale, da cui nasce l’ispirazione per il progetto. Pop Hub nasce in questo senso da tre nuclei di idee, che toccano sia le esperienze personali dei fondatori che un bisogno sociale diffuso: in primo luogo, l’esperienza in prima persona di ri-attivazione di uno spazio all’interno della Fiera del Levante di Bari. In secondo luogo, nell’ambito delle associazioni studentesche, l’idea di voler creare luoghi di interazione a Bari tra studenti universitari e realtà esterne, vista la mancanza di uno spazio di dialogo. Infine, la partecipazione ad un nucleo di ricerca sull’architettura dell’abbandono, argomento della tesi di laurea in Ingegneria edile-architettura di uno dei due fondatori. Le tre idee, confluite nel progetto Pop Hub, hanno potuto realizzarsi concretamente vincendo il bando "Smart Cities and Social Innovation" nell’ambito dei PON “Ricerca e Competitività” 2007-2013, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

La vincita del bando ministeriale ha innescato processi per la realizzazione concreta dell’idea: strutturazione di un business plan, studio di modelli low cost per lo sviluppo del progetto, istituzione di un gruppo dedito all’intercettazione di fonti di finanziamento, considerazione delle forme alternative e innovative di finanziamento (crowdfunding, investimenti derivanti dal riutilizzo di spazi, servizi di consulenza). Per quanto riguarda la forma di organizzazione e il modello di governance, il team di Pop Hub presenta una struttura fluida lontana dal tradizionale modello gerarchico, tramite lavori di gruppo e collaborazioni trasversali.

Inizialmente limitata alle Regioni dell’Obiettivo Convergenza, Pop Hub ha in seguito espanso il proprio campo d’indagine, per testare la validità dello strumento su territori molto diversi tra loro, in una logica di “sperimentazione urbana”. Una volta acquisita la base solida di mappatura, si potrà passare all’ultimo stadio del progetto, ovvero il riutilizzo degli spazi mappati e la creazione di una comunità attiva indipendente dal team. Nel concreto il team lavora già dal basso con azioni urbane per far emergere di proposte di riuso e sensibilizzare la comunità sul tema: eventi di riapertura temporanea, festival di riattivazione su alcuni edifici ed eventi spot tematizzati, con i quali si fondono la fame di spazi e le giovani energie creative, accogliendo le passioni e i desideri degli abitanti.

Le buone pratiche proposte dalle iniziative di innovazione sociale attecchiscono sulla società quando le istituzioni sono a loro favorevoli, tramite riconoscimento e collaborazione. Il beneficio è doppio: facilita gli attori coinvolti, ma è anche un modo per introdurre cambiamenti stabili all’interno delle istituzioni stesse. L’intento di Pop Hub è infatti divenire uno strumento in supporto agli enti locali, utile per rispondere ad esigenze amministrative e per costruire politiche urbane di rigenerazione. Questo tipo di dialogo ha trovato riscontro positivo a Bari, dove è stata avviata una collaborazione con l’Assessorato al Patrimonio per la riflessione sullo stato attuale del patrimonio inutilizzato e il ripensamento di strumenti e interventi legati al futuro degli edifici comunali in disuso, aggregando associazioni, cittadini e progetti locali.

Organizzazione e diffusione: strategie comunicative e di network

Il rapporto con i media, quindi le strategie di comunicazione e la capacità di creare network, diventano essenziali per catturare l’attenzione delle persone, risorsa preziosissima per un cambiamento sociale più rapido. Per Pop Hub la comunicazione ha un ruolo decisivo per il raggiungimento di un pubblico vasto e diversificato: linguaggio tecnico per professionisti e amministratori, e un lato più user friendly per i non addetti ai lavori. La presenza sui social network è imprescindibile: YouTube, Twitter, Pinterest, Google+, Instagram e naturalmente Facebook, tramite il quale può anche organizzare gli eventi-spot sopracitati.

L’innovazione sociale: risorsa alla portata di tutti

La produzione di vuoti urbani è causata da un insieme di fattori in cui sono coinvolti sia il mercato che le carenze dello Stato: domanda debole del mercato immobiliare, lentezza delle politiche e della pianificazione, incertezze sulla proprietà e costi di riqualificazione eccessivamente alti[2]. Per contro, iniziative come Pop Hub incentivano una manutenzione degli spazi da parte degli attivatori stessi, contribuendo allo sviluppo economico di un territorio, accogliendo attività sociali e culturali a costo minimo o nullo per la spesa pubblica.

Pop Hub rispecchia nella sua storia e composizione quanto detto all’inizio: i due fondatori sono infatti due ragazzi di 26 e 28 anni, Luca Langella, dottore in Scienze Politiche, e Silvia Sivo, laureanda in Ingegneria edile-architettura, e il nucleo di collaboratori rimane nel range 30 – 40 anni. Il background accademico dei fondatori mostra l’unione tra due ambiti disciplinari piuttosto diversi, con la quale si è potuto integrare in un unico progetto l’aspetto umanistico-relazionale e quello tecnico, specchio di una multidisciplinarietà tipica delle attuali start-up emergenti.

In conclusione, l’esperienza innovativa di Pop Hub deve fungere da esempio per ricordare che un nuovo modo di fare imprenditorialità, giovane, potente e ispirato a valori sociali, è possibile e soprattutto è alla portata di tutti. È possibile innescare nuove occasioni di sviluppo culturale e imprenditoriale locale, proponendo modelli di gestione alternativi a quelli delle logiche di mercato, per fare in modo che la città e i suoi cittadini si riapproprino dei loro spazi affidandoli alle idee e alla progettualità dei giovani e facendo spazio a un futuro in cui la collaborazione, il riuso, la creatività siano parte integrante della vita urbana.

 

 


[1] Vicari Haddock, S., Moulaert, F. (2009). Rigenerare la città. Pratiche di innovazione sociale nelle città europee. Il Mulino, Bologna.

[2] Colomb, C. (2012). Pushing the urban frontier: temporary uses of space, city marketing, and the creative city discourse in 2000s Berlin. Journal of urban affairs, 34(2), 131-152.

 

 

 

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