Riprendiamo a costruire il futuro
In questo momento difficile per il Paese, sospeso tra barlumi di ripresa e morsi della crisi e confuso da una politica sempre meno comprensibile, bisogna avere il coraggio di non smettere di immaginare e operare per il futuro in cui vorremmo vivessero i nostri figli (stay hungry, stay foolish diceva Jobs). Noi ci proviamo cominciando a confrontarci su come costruire le città del futuro, perché è nelle città e nelle loro strade che che si sviluppano problemi e contraddizioni, ma si trovano anche soluzioni.
12 Settembre 2013
Carlo Mochi Sismondi
In questo momento difficile per il Paese, sospeso tra barlumi di ripresa e morsi della crisi e confuso da una politica sempre meno comprensibile, bisogna avere il coraggio di non smettere di immaginare e operare per il futuro in cui vorremmo vivessero i nostri figli (stay hungry, stay foolish diceva Jobs). Se non troviamo il tempo e l’entusiasmo per alzare gli occhi e guardare all’orizzonte, difficilmente potremo poi lamentarci se il presente non ci piace.
Noi ci proviamo cominciando a confrontarci su come costruire le città del futuro, perché è nelle città e nelle loro strade che si svolge buona parte della nostra vita, che si sviluppano problemi e contraddizioni, ma si trovano anche soluzioni, nuovi modi di vivere, nuovi spazi per lo sviluppo, la convivenza feconda e quel benessere equo e sostenibile che è fatto di ambiente sano, di libertà positive, di opportunità, di servizi aperti, di “buon” lavoro, di partecipazione e coesione sociale, di cultura, creatività e tolleranza.
Ripartiamo quindi dalle città e lo facciamo proponendo per la prima volta un grande e inedito polo di confronto e di riflessione che metterà insieme a Bologna, dal 16 al 18 ottobre Smart City Exhibition, la convention internazionale sulle comunità intelligenti che è descritta ampiamente in questa newsletter, e SAIE che è il salone internazionale dell’innovazione in edilizia. In un momento in cui si rischia di provare ad uscire dalla crisi inseguendo vanamente ciascuno il proprio “interesse particolare”, noi sentiamo il bisogno di un approccio olistico che esamini l’ambiente urbano in tutti i suoi aspetti.
Certo costruire non vuol dire più cementificare e moltiplicare i metri cubi, ma anzi è sempre più “risparmio di suolo” e riqualificazione e rigenerazione del costruito, in vista di una maggiore sicurezza, di una maggiore sostenibilità ambientale, di un maggiore confort.
Certo pensare ad un uso pervasivo delle tecnologie non vuol dire moltiplicare i gadget, ma partire dalla certezza che le molteplici modalità di comunicazione locale e globale, l’innesto di moderne tecnologie nell’agire quotidiano, la presenza di una strategia condivisa e partecipata, possono determinare la capacità del territorio di trasformarsi da semplice agglomerato di cose e persone a smart community efficiente e socialmente innovativa, dove ogni euro investito in tecnologie è in grado di incidere direttamente sulla qualità della vita dei cittadini.
Da qui nasce un programma condiviso fatto di sei grandi appuntamenti congressuali che, sotto il titolo-programma di “Costruiamo le città del futuro” vogliono mettere a disposizione di operatori, politici e cittadini un patrimonio di conoscenze, di visioni e di politiche condiviso e concreto da cui ripartire per pensare le città, ma anche la ripresa del Paese [La settimana prossima apriremo anche le iscrizioni on line].
I temi sono centrali e vanno dal “better building” all’agenda urbana, dalla riforma della governance locale alla ricostruzione delle città in sicurezza, anche dopo i tremendi episodi sismici che hanno messo in ginocchio prima L’Aquila e poi l’Emilia, dall’efficienza ambientale degli edifici al programma delle smart city nell’Agenda Digitale italiana, dalla ricca e indispensabile partecipazione dei cittadini, alle strategie per sfruttare le opportunità straordinarie date dalle tecnologie, da cogliere in quel nuovo “spazio digitale della città”, fatto di connettività e apparati, di capacità di calcolo e storage, di applicazioni verticali e servizi che, se integrato con strumenti e soluzioni in grado di abilitare il civic empowerment, può portare a soluzioni nuove, innovative ed efficaci.
Un programma quindi aperto, coraggioso e concreto, studiato assieme ad ANCI ed al suo “Osservatorio Smart City” e a cui ha accettato di partecipare un’importante delegazione di Governo (sei ministri, due viceministri e due sottosegretari), di sindaci (tutte le città principali italiane sono rappresentate), di imprese italiane e multinazionali, di università alla ricerca di nuovi modelli operativi e nuove soluzioni condivise per risolvere problemi comuni ai quali, per ora, non si sono date risposte adeguate.
La prossima programmazione europea, che impone di dedicare una consistente percentuale di tutti i fondi disponibili alle politiche urbane, costituisce un’occasione imperdibile, ma che non basta da sola a realizzare politiche veramente al servizio del benessere dei cittadini. Per far questo servono idee, momenti di confronto tra visioni anche diverse, scambi che travalichino i nostri confini e ci aprano al mondo, capacità progettuale e, soprattutto, buona politica. I protagonisti che abbiamo chiamato a Bologna sono in grado di cominciare un cammino e di porre delle basi solide, ma il percorso è davanti a tutti noi e non potremo che percorrerlo insieme, facendo ciascuno la propria parte, senza eccessive deleghe.