Rom, parola d’ordine inclusione. Approvata la Risoluzione che prepara la strategia UE
In una Risoluzione approvata ieri, il Parlamento europeo stabilisce che tutti i Rom che si trovano sul territorio dell’Unione dovranno vedersi garantiti standard minimi in materia di accesso all’occupazione, all’educazione, all’alloggio e all’assistenza sanitaria. Assicurare il rispetto di questi standard sarà un obbligo per tutti gli Stati membri.
10 Marzo 2011
Chiara Buongiovanni
In una Risoluzione approvata ieri, il Parlamento europeo stabilisce che tutti i Rom che si trovano sul territorio dell’Unione dovranno vedersi garantiti standard minimi in materia di accesso all’occupazione, all’educazione, all’alloggio e all’assistenza sanitaria. Assicurare il rispetto di questi standard sarà un obbligo per tutti gli Stati membri.
La relatrice al Parlamento Lívia Járóka, presentando il testo, ha affermato che “con l’adozione di questa relazione, l’Unione fa un grande passo avanti nello sforzo di alleviare la povertà e l’esclusione sociale della più ampia minoranza presente nel nostro continente”.
La Risoluzione – adottata con 576 voti, con 32 contro e 60 astenuti – intende fornire indicazioni alla Commissione che sta lavorando alla definizione di una strategia europea in materia di inclusione per i Rom. Al tempo stesso intende spingere gli Stati ad assicurare una più efficace protezione dei diritti fondamentali della minoranza Rom e un migliore uso dei fondi europei destinati ai progetti di inclusione.
La presentazione della proposta della Commissione è in calendario il 5 aprile mentre il Consiglio europeo dovrebbe procedere all’approvazione nella seduta del 24 giugno.
La Risoluzione del Parlamento europeo riconosce che "la popolazione Rom è vittima di discriminazione sistematica e sta combattendo contro un intollerabile grado di esclusione e di violazione dei diritti umani che si accompagna a una dura discriminazione nella vita pubblica e privata”.
Per correggere la situazione attuale, l’azione dell’Unione europea dovrà avanzare parallelamente su due fronti: da un lato fissare le priorità e una roadmap su obiettivi e tempi di realizzazione, dall’altro rivedere e monitorare l’assegnazione e la gestione dei finanziamenti europei in materia.
I MEPs – membri del Parlamento europeo – già definiscono le aree di priorità su cui è richiesto maggior sforzo da parte delle autorità locali, nazionali e europee. Alla Commissione viene richiesto di fissare i criteri e i meccanismi di premialità per gli Stati membri adempienti e le penalità per quelli inadempienti. Combattere il lavoro nero, assicurare presenza Rom tra lo staff della pubblica amministrazione, aumentare il numero degli insegnanti Rom e assicurare che i bambini Rom ricevano formazione nella propria lingua sono alcune delle richieste del Parlamento a Stati membri e Commissione.
Al centro della Risoluzione, la preoccupazione esplicita per i crescenti livelli di razzismo e discriminazione che i rimpatri forzati da parte di diversi Paesi europei hanno contribuito ad alimentare, creando al tempo stesso uno stato diffuso di paura e ansia tra la popolazione Rom.
"La strategia europea a cui la Commissione sta lavorando – sostiene la Risoluzione – dovrebbe rispondere a tutte le forme di violazione dei diritti fondamentali dei Rom, includendo la discriminazione, la segregazione, i discorsi di incitamento all’odio, la profilazione su base etnica e la registrazione illegale delle impronte digitali cosi come la detenzione e l’espulsione illegali".
In quanto al metodo, il Parlamento si dice convinto che "per abolire pratiche discriminatorie in campo giudiziario e per combattere la profilazione su base etnica e lo stigma che ne deriva, è assolutamente necessario il dialogo tra autorità locali, istituzioni giudiziarie, polizia e comunità Rom".
Allo stesso tempo chiede che si creino degli organismi all’interno della Task Force sui Rom, già operativa a livello europeo, che abbiano il compito specifico di assicurare che i fondi europei vadano effettivamente in supporto di iniziative locali valide, identificando e segnalando in maniera tempestiva la cattiva gestione dei fondi, laddove questo si verificasse.
La portata dei fondi europei – sostiene infine la Risoluzione – dovrebbe essere ampliata in modo da poter considerare eleggibili anche i progetti orientati al miglioramento dei servizi pubblici.
Da noi
L’inclusione dei Rom è una delle priorità della presidenza ungherese a Bruxelles proprio perché è una questione “urgente” per gli stessi Stati membri. Dagli episodi macro di rimpatri di massa forzati in Francia alle micro (in termini numerici) tragedie che si consumano quotidianamente nelle nostre periferie, la questione dell’inclusione dei Rom urla ai margini delle società europee. (A Bruxelles stimano che il numero dei Rom presenti in Europa si attesti tra i 10 e i 12 milioni).
Proprio in seguito alla tragedia che qualche settimana fa si è consumata a Roma e al fisiologico coro di polemiche e lamenti del giorno dopo, avevamo sollevato la questione in un editoriale nei termini "Rom: fallimento della burocrazia o delle politiche?" a cui è seguito un interessante dibattito tra alcuni dei nostri lettori.
Proprio in questo contesto, qualcuno ha sollevato un punto fondamentale, chiedendo "chi sono i Rom"?
Ha risposto Andrea, così: “Quella rom non è una nazionalità e fortunatamente in Italia non è (ancora…) considerata ammissibile una regolazione su base etnica. La situazione della cittadinanza è variegata e sorprendente: Tra il 50 e il 60% dei rom e dei sinti che vivono in Italia sono cittadini italiani. Molte famiglie possono risalire a una permanenza fin dal XV secolo. Esiste poi un 20% circa di rom slavi: un’immigrazione risalente prevalentemente agli anni ’70 (con una folta presenza di terze generazioni) e – in seconda battuta – agli anni ’90 in conseguenza alle guerre nell’ex-Jugoslavia. Questi hanno più difficoltà a regolarizzare la loro situazione di soggiorno. L’ultimo 20-30%, di più recente immigrazione, è costituito invece dai rom rumeni, che sono a tutti gli effetti dei cittadini comunitari. Da un’indagine ISPO del 2008 risulta però che la metà degli italiani pensa che tra i rom i cittadini italiani siano meno del 10%”.
Mentre aspettiamo la strategia messa a punto dalla Commissione, un primo punto sembra chiaro: la parola chiave è inclusione…e le politiche pubbliche a tutti i livelli e a tutti le latitudini d’Europa non potranno non tenerne conto.
E il primissimo passo forse è proprio fare lo "sforzo" della conoscenza …