Sviluppare strategie smart city in citta’ europee di grandi dimensioni: una possibile roadmap 
(Parte 1 di 5)

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Delle 468 città europee con più di 100.000 abitanti, 240 sono impegnate nello sviluppo di una strategia smart city. Un risultato significativo, che documenta un interesse acceso, ma che pone anche l’accento sull’eterogeneità dell’approccio “smart”. Iniziamo con questo numero un percorso alla scoperta di una roadmap per la smart city.

4 Maggio 2015

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Luca Mora*

Delle 468 città europee con più di 100.000 abitanti, 240 sono impegnate nello sviluppo di una strategia smart city. Un risultato significativo, che documenta un interesse acceso, ma che pone anche l’accento sull’eterogeneità dell’approccio “smart”. Iniziamo con questo numero un percorso alla scoperta di una roadmap per la smart city.Negli ultimi anni il tema smart city ha acquisito una notevole attenzione non solo da parte di ricercatori e studiosi afferenti al mondo dell’università, ma anche da parte di pubbliche amministrazioni, associazioni non governative e molte altre organizzazioni pubbliche e private. Insieme, tutti soggetti stanno alimentando un dibattito che ha iniziato a svilupparsi in modo significativo a partire dal 2010. Per poter ottenere una prova concreta di questo aumento di interesse è sufficiente effettuare una semplice ricerca all’interno di Google Scholar, famosa banca dati in cui viene indicizzata la letteratura scientifica. Cercando le pubblicazioni prodotte negli ultimi vent’anni (fra il 1994 e il 2014) in cui è stato menzionato e quindi discusso il concetto di “smart city”, si ottengono circa 10.600 risultati. Più di 9.000 di questi testi sono stati pubblicati soltanto negli ultimi 4 anni, un periodo in cui la produzione è costantemente aumentata. Inoltre, in aggiunta a tutto questo, dopo soltanto 5 mesi dall’inizio del 2015, sono già disponibili più di 1.000 nuove pubblicazioni.Ognuno di questi testi contribuisce alla formazione dello scenario conoscitivo associato al tema smart city. Una complessa rete fatta di dati e informazioni fra loro collegati, che si espande velocemente, anche grazie alla comunicazione mediatica. Purtroppo però, nonostante questo continuo flusso di informazioni, il livello di conoscenza disponibile a proposito di questo nuovo tema è limitato e notevolmente confuso, soprattutto se cerchiamo di stabilire con precisione quali siano i passi fondamentali e i fattori critici da considerare per sviluppare strategie che consentano alle città di avviare e gestire in modo corretto il processo di transizione verso il modello della città smart. Ovvero, un ambiente urbano in cui le tecnologie informatiche vengono utilizzate come strumento per risolvere i problemi che lo caratterizzano e sostenere il suo sviluppo in termini sociali, economici e ambientali.Una lacuna conoscitiva che dovrà essere colmata velocemente considerando il continuo aumento del numero di città che hanno incluso fra i loro obiettivi prioritari quello di diventare smart city. Di seguito ho deciso di riportare alcuni dati interessanti che permettono di descrivere questa tendenza.Considerando i risultati delle ricerche svolte dalla famosa azienda di consulenza Frost & Sullivan, nel 2010 erano solo 40 le città nel mondo impegnate nello sviluppo di strategie per diventare smart city (1). Una cifra molto esigua che però è cresciuta con grande rapidità. Infatti, soltanto due anni dopo il numero di casi è addirittura quadruplicato. Questi dati derivano dagli studi svolti da Jung-Hoon Lee, professore della Yonsei University, e Marguerite Gong Hancock della Stanford University. Analizzando e combinando i dati forniti da varie aziende fra cui rientrano IBM Corporation, Cisco System, ABI Research e Gartner, i due autori hanno stabilito che nel 2012 erano 143 le strategie totali avviate a livello mondiale e la maggior parte erano localizzate in Nord America, Asia ed Europa (2).Inoltre, la crescita del fenomeno smart city è ancora più evidente considerando i dati contenuti nello studio intitolato “Mapping smart cities in the EU” (3) che è stato pubblicato circa un anno fa dal Parlamento Europeo. Al suo interno, un gruppo di ricercatori dell’organizzazione no-profit RAND Corporation ha individuato e confrontato un ampio campione di città Europee che stanno lavorando in ambito smart city. Nello specifico, partendo da una banca dati contenete le 468 città con una popolazione superiore a 100.000 abitanti e appartenenti ai 28 Stati Membri dell’Unione, sono state individuate 240 città impegnate nello sviluppo di una strategia smart city. Un risultato molto significativo, che documenta un interesse estremamente acceso.Le tante sperimentazioni avviate da tutte queste città hanno messo in luce moltissimi approcci strategici. Purtroppo però, fino a oggi non sono stati analizzati in modo approfondito, e nemmeno valutati e confronti in modo sistematico. La principale conseguenza di questa condizione è una grave ed evidente mancanza di approcci comuni e condivisi basati su conoscenza empirica che possono essere utilizzati per guidare i diversi attori coinvolti nella costruzione e nella gestione di strategie per lo sviluppo di città smart verso risultati di successo. In altre parole, non disponiamo di linee guida o di roadmap complete e dettagliate che descrivano il processo di sviluppo di una strategia smart city.Un articolo molto interessante in cui questa problematica è emersa chiaramente ed è stata sufficientemente descritta è quello prodotto da Rob Kitchin, professore alla National University of Ireland Maynooth, e intitolato “Making sense of smart cities: addressing present shortcomings” (4). In questo testo, che è stato pubblicato meno di un anno fa all’interno di una rivista scientifica molto quotata della University of Oxford, l’autore ha rilevato l’assenza di studi in cui viene proposta una attenta analisi e la comparazione fra le iniziative delle varie città, oltre alla mancanza di procedure standardizzate sviluppate considerando le differenze che possono emergere fra ambienti urbanizzati posizionati in contesti geografici diversi e caratterizzati da differenze di contesto evidenti, come ad esempio il numero di abitanti. Un aspetto scarsamente considerato nella letteratura sul tema smart city, dato che molto spesso vengono proposte le cosiddette “one size fits all solutions”, ovvero, soluzioni universali allo sviluppo di strategie smart city. Come se i fattori critici e i passaggi che caratterizzano il loro processo di sviluppo di queste stratgeie siano sempre gli stessi, sia che si tratti di un comune di 5.000 abitanti o di una megalopoli come Londra.Partendo da queste considerazioni introduttive e dallo scenario delineato, è possibile affermare che è necessario intervenire velocemente, promuovendo la costruzione di possibili procedure per lo sviluppo di strategie smart city. A questo proposito, focalizzando l’attenzione sulle città Europee con una popolazione compresa fra 500.000 e 1,5 milioni di abitanti (città di grandi dimensioni), ho deciso di fornire una prima risposta a questo bisogno, definendo possibile step-by-step roadmap in cui le fasi e le attività da considerare per sviluppare una strategia smart city in questa tipologia di aree urbanizzate sono state organizzate. Uno strumento innovativo e di grande utilità, empiricamente valido e testabile, che è stato ricavato attraverso l’analisi approfondita delle strategie utilizzate dalle città di Amsterdam e Barcellona. Due casi di indiscutibile successo che hanno anche permesso di osservare che nonostante le differenze di contesto, per governare la complessità di queste strategie è necessario un approccio fortemente orientato ai principi della pianificazione strategica urbana. Un approccio in cui il successo non deriva da una visione deterministica nei confronti della tecnologia, ma dalla capacità di legare la componente tecnologica ad altri fattori di diversa natura ma di uguale importanza.La roadmap è suddivisa in 5 fasi e 17 attività. Ogni fase e le rispettive attività saranno ampiamente descritte e illustrate attraverso una serie di articoli che verranno pubblicati nei prossimi mesi, sempre su SmartInnovation. Questa roadmap può essere considerata un primo e importante passo verso la definizione di un set di procedure comuni. Un primo tentativo di fornire una risposta adeguata ad un bisogno urgente, ma allo stesso tempo, uno strumento per sostenere e stimolare l’avvio di un dibattito su questo specifico tema, che dovrà essere ulteriormente esplorato. Analizzando altre esperienze e casi con caratteristiche analoghe a quelli utilizzati in questo studio nel tentativo di ampliare le possibilità di generalizzazione del percorso definito o di individuare altri approcci. Ma anche estendendo le ricerche ad altre tipologie di aree urbanizzate, come ad esempio, le aree urbane di piccole e medie dimensioni.La conoscenza che verrà diffusa con i prossimi articoli è destinata principalmente alle amministrazioni comunali, soggetto pubblico che detiene un ruolo fondamentale nell’avvio e nella gestione delle strategie smart city. Ma allo stesso tempo, rappresenta una fonte di informazione per qualsiasi altro soggetto pubblico o privato interessato ad aumentare la propria conoscenza a proposito della relazione che lega il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione allo sviluppo delle aree urbanizzate.*

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