Albi dans ma poche

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Il Tour de France (dell’innovazione) è alla ricerca dei progetti innovativi sulle tracce della corsa ciclistica più famosa al mondo. Oggi siamo ad Albi.

16 Luglio 2019

R

Daniele Rizzo

Content Manager FPA

C

Maurizio Costa

Content Officer FPA

Tappa 10 - SaintFlour-Albi

È interessante cominciare il racconto della decima tappa del Tour de France partendo dall’etimologia della parola fondante di questa corsa ciclistica.

La parola francese tour deriva da tourner, che, a sua volta, proviene dal latino tornare. Propriamente, tornare voleva dire lavorare al tornio e, quindi, girare o far girare. Sembrava ovvio (ma forse no) che il Tour fosse qualcosa che facesse ‘girare’ e che, in qualche modo, potesse fornire una visione totale, o quasi, su una nazione come la Francia.

Tutto questo preambolo per dire che con la decima tappa si entra in Occitania, una Regione a Sud-Ovest della Francia, famosa per l’agricoltura (grano e vigneti) e soprattutto per le industrie di ricerca e sviluppo: circa 5,6 miliardi di euro spesi ogni anno in questo settore, fondamentale per la crescita e l’introduzione delle innovazioni tecnologiche a tutti i livelli. Solo in Occitania, infatti, ci sono 30mila ricercatori, un sesto di tutti quelli italiani.

L’arrivo della tappa in questione è stato ad Albi, la città di mattoni. Girando per le sue strade, con un centro storico patrimonio dell’Unesco, è impossibile non notare i rossi blocchetti che compongono le facciate degli edifici: migliaia di parallelepipedi che costituiscono anche lo scheletro della costruzione in mattoni più grande al mondo, ossia la Basilica di Santa Cecilia, che troneggia al centro della città.

Ma come, un territorio così moderno inserito in un contesto così medievale? Sì: chi ha letto le altre puntate del Tour de France dell’innovazione, infatti, non si stupirà. La Francia è piena di questi Comuni, veri e propri esempi concreti di una dicotomia che attanaglia il mondo da anni: quella tra vecchio e nuovo.

E proprio ad Albi è nato un progetto innovativo che, sulla scia di molti altri esempi europei, cerca di far entrare la città in tasca ai propri cittadini.

Albi in tasca

Sempre più spesso le amministrazioni pubbliche cercano di rendere ai propri cittadini servizi digitali efficaci e veloci. Il problema che si riscontra frequentemente, però, risiede nella pluralità dell’offerta: troppi servizi sparpagliati, che spesso entrano in conflitto tra loro. Un’app per il traffico, una per i certificati e un’altra per iscrivere i figli all’asilo. Il tutto accompagnato da decine di password differenti che spesso vengono dimenticate dopo la prima digitazione.

Albi, dunque, lancia la sua app, Albi dans ma poche, e cioè Albi nella mia tasca, proprio a significare la grande semplicità dell’applicazione. Tutti i servizi su un’unica piattaforma.

Questa app permette di conoscere il meteo, il traffico e gli eventi che si terranno in città. Inoltre, è possibile sapere le pubblicazioni del Consiglio comunale e gli orari di ritiro dei rifiuti. Infine, sempre dalla stessa piattaforma, è possibile connettersi al wifi pubblico, senza il bisogno di aprire altre app o ingegnarsi in altre password da inventare.

Disponibile per cittadini e turisti, l’app consente anche di muoversi con i mezzi pubblici, dal momento che fornisce i percorsi degli autobus cittadini.

In Italia un esempio simile, che però non riguarda solamente una città, è l’app Municipium, che consente, alle amministrazione che ne fanno richiesta, di avere un unico hub che permette di fornire servizi di tutti i tipi ai cittadini: news ed eventi dalla città; pagamenti delle multe; segnalazioni e suggerimenti sulle iniziative da prendere in città.

La prossima frontiera, dunque, sarà comporre tutti i servizi a disposizione dei cittadini in un’unica app o sito internet, così da aumentare la semplicità di ritrovare tutto “in un’unica tasca”.

Il resoconto della tappa

Albi dans ma poche è anche quello che deve aver pensato ieri Wout Van Aert dopo l’arrivo della Saint-Flour – Albi, una tappa bellissima che sarà forse ricordata come una delle tappe decisive del Tour de France 2019.

La Saint-Flour – Albi doveva essere (almeno su carta) destinata ai velocisti, ma alla fine, complice il vento e i suoi ventagli che hanno spezzato il gruppo, si è rivelata una tappa complicata per molti. In classifica generale perdono minuti preziosi Fuglsang, Porte, Pinot e Uran, arrivati con 1 minuto e 40 secondi di ritardo da Alaphilippe; ancora peggio è andata a Mikel Landa e Giulio Ciccone, arrivati con 2 minuti e 9 secondi di ritardo.

Come detto, a mettere in tasca la tappa di Albi è stato il belga Wout Van Aert, campione della Jumbo-Visma che, con questa vittoria, chiude con quattro successi i primi dieci giorni di Tour. Niente male davvero. Secondo classificato Elia Viviani, battuto per 5 centimetri dalla ruota veloce di Van Aert. Terzo Caleb Ewan, al quarto podio in questa edizione del Tour.

Oggi prima giornata di riposo. I corridori mercoledì troveranno ad attenderli la Albi – Toulouse, 167 km piatti o quasi, con un arrivo che vedrà verosimilmente il gruppo arrivare compatto e giocarsi la tappa in volata. Tappa di transizione, potremmo dire, prima che giovedì si cominci a fare davvero sul serio sui Pirenei.

Ascolta il podcast del commento della tappa di Marco Baldi

Oggi sarà giorno di riposo per i ciclisti del Tour de France.
Ma questa pausa è un bene o un male per gli atleti?

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