Un Piano Strategico per la trasformazione digitale locale per guidare la crescita socioeconomica dei territori

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Gli enti locali dovrebbero impegnarsi in un lavoro di analisi e pianificazione in ambito digitale, per esempio attraverso la redazione di Piani Smart City e Agende Digitali cittadine. Solo attraverso un momento di riflessione che individua asset, competenze e priorità esistenti e latenti possiamo velocizzare il processo di trasformazione digitale della società locale guidandolo verso una stabilità virtuosa in termini di sostenibilità, resilienza e crescita. Ecco qualche indicazione per fare questo salto di qualità che consentirà agli attori del digitale di essere davvero interpreti e leader del cambiamento e dell’innovazione delle economie locali

1 Luglio 2022

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Raffaele Gareri

Chief Digital Government Officer, Linkem

Photo by Adrian Schwarz on Unsplash

Il tema della pianificazione in ambito digitale è spesso considerato un ambito di competenza delle istituzioni europee, dei governi centrali, certamente anche delle regioni, ma molto raramente è la prima preoccupazione degli enti locali, siano essi Comuni, Comunità Montane o Unioni di Comuni. Gli enti locali sono considerati il front-end della PA, i soggetti chiamati in causa nella erogazione dei servizi e quindi la classe politica e dirigente tende a privilegiare azioni concrete, progetti reali e servizi che possano presto essere a disposizione della cittadinanza. In questo contesto la pianificazione sembra uno sforzo astratto, poco utile alle persone ma anche troppo spesso poco interessante per gli altri stakeholder locali (aziende, università, associazioni, professionisti etc). Per questa ragione si comprende perché i documenti di programmazione più noti siano il Green Deal EU, il Next Generation EU, Italia digitale 2026 ed anche le varie Agende Digitali Regionali. Meno diffusa è invece la pratica di redazione di Piani Smart City ed Agende Digitali cittadine, in generale infatti gli amministratori locali sembrano più focalizzati sul presidiare e sviluppare l’ambito strettamente progettuale. Ma davvero è così inutile questo sforzo di analisi e programmazione locale? Non ci viene il dubbio che solo attraverso un momento di riflessione che individua asset, competenze e priorità esistenti e latenti possiamo velocizzare il processo di trasformazione digitale della società locale guidandolo verso una stabilità virtuosa in termini di sostenibilità, resilienza e crescita?

Io credo sia proprio questo il salto di qualità che occorre fare e che consentirà agli attori del digitale di essere davvero interpreti e leader del cambiamento e dell’innovazione delle economie locali, trascinando anche gli altri comparti a beneficiare dell’effetto leva che l’integrazione tra green deal e digital deal è in grado di produrre. Senza una pianificazione locale non riusciremo a cogliere tutte le opportunità e molti dei progetti che lanceremo rischieranno di non sopravvivere a lungo o di non produrre l’impatto auspicato per mancanza di reale integrazione e sinergia con gli atri ambiti. Ma vediamo allora quali caratteristiche dovrebbe avere questo processo di pianificazione per essere efficace.

Assessment digitale

Innanzitutto, il primo passo per una corretta pianificazione è sapere qual è lo stato dell’arte sul territorio, quali asset ci sono, quali competenze e (se e) quanto l’azione dell’amministrazione comunale è in sintonia, sinergia e convergenza con gli investimenti nel digitale effettuati da parte degli altri stakeholders. Occorre dunque effettuare un assessment sul mondo digitale che analizzi però non solo l’ambito tecnologico, ma anche gli aspetti organizzativi, l’uso della comunicazione su questi temi, gli aspetti socioeconomici connessi, sia per il comune ma anche per le altre principali organizzazioni pubbliche e private che caratterizzano la vita in quel territorio. Occorre pertanto un approccio multidisciplinare e trasversale al fine di capire quanto le infrastrutture digitali, i servizi e soprattutto la cultura dell’innovazione abbiano messo le radici in quella determinata comunità.

La visione condivisa del futuro

Dopo un’attenta analisi dell’esistente, occorre poi provare a descrivere quale città ci immaginiamo nel futuro, cercando però di arrivare ad una visione condivisa con altri attori della città. Per facilitare questa convergenza conviene partire dai principali problemi che vive la comunità. Incontri, dibattiti, workshop, hackathon e qualsiasi altro momento di confronto pubblico e/o con gli stakeholders rappresenta il percorso partecipativo indispensabile per diffondere la consapevolezza delle criticità esistenti e ottenere un’ampia condivisione sullo scenario finale di riferimento a cui puntare. Si tratta certamente di un processo faticoso e non facile da gestire, ma riuscire a governarlo e riuscire a trovare il punto di equilibrio tra le varie esigenze, spinte e convinzioni, è un passo determinante per consentire alla comunità di trasformare le singole azioni ed investimenti, spesso scollegati se non addirittura contrastanti, in un disegno unitario, coerente ed articolato.

Questo processo partecipato dovrà riguardare anche il personale dipendente delle organizzazioni affinché i funzionari, dirigenti ed in generali i decisori di livello alto possano poi individuare, nella quotidianità delle loro azioni, gli spazi di sinergia esistenti anche tra le attività in corso. 

L’output finale auspicato di questa fase non sarà così soltanto l’individuazione e descrizione dello scenario finale ma anche una mappatura degli investimenti in corso e di come ci immaginiamo che possano rappresentare le fondamenta del progetto territoriale.

La redazione del piano strategico della città

La redazione del piano strategico sarà quindi il naturale passo successivo, dovrà esplicitare il percorso, le risorse ed i vincoli da considerare affinché dallo stato attuale, mediante la realizzazione dei progetti in corso e la progettazione di quelli che occorre sviluppare, sia possibile pervenire allo scenario finale. In altre parole, la redazione del Piano consentirà anche di definire come sia possibile ottimizzare le risorse esistenti ma anche dove e come andare a trovare le risorse mancante per sviluppare i nuovi progetti. Un interessante effetto collaterale di questo approccio sarà che ogniqualvolta il territorio sarà chiamato a rispondere ad un bando nazionale o europeo non sarà difficile capire se e come i requisiti del bando consentano di finanziarie i pezzi progettuali che mancano e servono al territorio, evitando così di rincorrere i bandi per avere delle risorse economiche ma senza accertarsi sino in fondo che quelle finalità davvero rispondano a delle priorità della comunità di riferimento.

Connessione con altri livelli istituzionali di pianificazione

Proprio per mantenere costantemente questo collegamento tra la strategia di crescita socioeconomica della comunità ed i progetti operativi in corso nel territorio, sarebbe infine interessante sviluppare un modello ed uno strumento di monitoraggio in grado di evidenziare come i singoli progetti contribuiscano o siano collegati ad i macro-obiettivi dei vari livelli di Pianificazione EU, dei Piani di settore Nazionale, dei fondi PNRR e del Piano di mandato del Sindaco.

Solo attraverso questo approccio di confronto, dialogo, analisi e sintesi strategica e progettuale sarà possibile garantire ai nostri territori di provincia un modello efficace di governance dell’innovazione che porti i benefici sociali ed economici attesi. Un analogo dialogo e processo di sviluppo è auspicabile anche per le città seppure con sfumature diverse. Senza questa presa di coscienza della classe dirigente locale difficilmente riusciremo a vedere una reale trasformazione digitale della società in grado di fare crescere le comunità dal punto di vista sociale, economico ed ambientale.

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