Fare dell’Italia una Fiber Nation: la relazione della AGCom
Il vero problema dell’Italia sono le infrastrutture, a cominciare dal campo delle telecomunicazioni per finire a quello dell’energia, passando attraverso trasporti e smaltimento dei rifiuti, e se l’Italia non saprà stare al passo con i tempi che cambiano il pericolo dell’involuzione diverrà sempre più concreto.
15 Luglio 2008
Tommaso Del Lungo
Il vero problema dell’Italia sono le infrastrutture, a cominciare dal campo delle telecomunicazioni per finire a quello dell’energia, passando attraverso trasporti e smaltimento dei rifiuti, e se l’Italia non saprà stare al passo con i tempi che cambiano il pericolo dell’involuzione diverrà sempre più concreto.
È questo, in estrema sintesi, il nocciolo della relazione di presentazione dell’annuale Rapporto sulle attività svolte e sui programmi dell’Autorità per la garanzia nelle Comunicazioni del Presidente Corrado Calabrò. Una relazione che non si ferma al mero dato quantitativo, ma che, analizzando le prospettive di sviluppo economico e sociale, illustra uno scenario piuttosto preoccupante, nel quale il nostro Paese procede con una velocità nettamente inferiore a quella degli altri membri del G7 e di molti altri Paesi emergenti.
La banda Larga è una necessità della quale l’Italia non può fare a meno.
“Recenti stime della Commissione europea – ha detto Calabrò – attestano che il settore della comunicazione ha contribuito fino al 2,5% alla crescita annua della produttività dei sistemi economici nazionali. Ma una stagione volge al termine.
Per i servizi tradizionali (traffico in voce) il settore è ormai un settore maturo, che inizierà il suo declino se non saranno rilanciati i servizi nuovi (traffico dati, audiovisivo), dei quali l’incalzante richiesta del mercato e la tecnologia convergente postulano l’espansione. Per questa tuttavia è necessario un cambio di velocità: occorre un’alta velocità trasmissiva; ci vogliono, in altri termini, la banda larga e ultra-larga.
In Italia il numero di utenti broadband ha raggiunto e superato i 10 milioni, con un tasso di crescita del 20% nell’ultimo anno. Il tasso di penetrazione della larga banda rimane però appena del 17,8%, mentre in Europa è mediamente del 23,3%; nei Paesi asiatici (Giappone, Corea, Singapore e Taiwan) supera il 30%. L’Italia è in ritardo non solo in termini di diffusione (ultima nel G7), ma anche di qualità delle connessioni broadband, essendo caratterizzata da velocità di connessione più basse che altrove: da noi solo il 27% degli utenti dichiara di avere connessioni con capacità di banda superiore ai 4 Mbps, mentre negli Stati Uniti siamo al 41%, in Germania e nel Regno Unito si arriva al 46%, in Francia al 54% ed in Giappone addirittura all’86%. L’architettura della rete fissa e di quella mobile non è stata progettata per il nuovo traffico”.
Ha poi proseguito: “Tale scenario pone con forza la questione della creazione di nuove reti trasmissive a larga banda. Lo sviluppo del settore non può che passare attraverso la realizzazione di tali infrastrutture. Stime di analisti indicano che nel 2011 servirà una capacità di banda di almeno 50 Mbps, rispetto agli attuali 3-8 Mbps; si tratta di un futuro prossimo se si tiene conto del tempo occorrente per la realizzazione delle infrastrutture.
In tutto il mondo ci si sta muovendo verso quell’obiettivo: Gran Bretagna, Olanda, Danimarca, Germania, Francia puntano a una grandezza, appunto, di 50 Mbit/s. Giappone, Corea, Cina stanno attuando programmi per una velocità trasmissiva di 100 Mbit/s; e già si parla di Gbit/s.
Queste alte e altissime velocità presuppongono la cablatura in fibra ottica. Nel rispetto del principio di neutralità tecnologica l’Autorità non ha mancato e non mancherà di perseguire una politica regolamentare che favorisca tutte le tecnologie trasmissive. E di grande interesse appaiono la crescita ed il successo delle offerte broadband mobili, che vogliamo assecondare con l’assegnazione di nuove frequenze e, primi in Europa, con la conversione (refarming) di quelle esistenti. Ma, nell’attuale stadio evolutivo, ai fini del passaggio all’alta e altissima velocità le altre tecnologie sono integrative e complementari rispetto alla fibra ottica".
"Non è agevole la quantificazione precisa del contributo che le NGN possono dare allo sviluppo del sistema economico.
Il Governo giapponese prevede che, a fronte di un investimento di 50 miliardi di dollari nel progetto di cablatura in fibra ottica dell’intero Paese, vi sarà un incremento netto del prodotto interno lordo pari a circa 1.500 miliardi di dollari.
Quel che si può affermare con certezza è che le reti di nuova generazione non solo sono decisive per il settore delle comunicazioni elettroniche (telecomunicazioni e audiovisivo, nell’epoca della convergenza) ma hanno un effetto strategico e traente per l’intero sistema economico nazionale. Il dibattito non è quindi sul ‘se’, ma sul ‘come’ e sul ‘quando’ realizzarle”.
Il Presidente si è, poi, soffermato su alcune considerazioni riguardo le politiche da intraprendere:
- Politiche di sostegno alla domanda, quali l’incentivazione all’adozione di apparecchiature informatiche, l’innalzamento del grado di alfabetizzazione informatica attraverso adeguate politiche scolastiche e formative, le agevolazioni alle piccole e medie imprese per l’utilizzo della larga banda, l’aumento del livello di informatizzazione della pubblica Amministrazione.
- Snellimento della burocrazia autorizzativa e dei procedimenti amministrativi.
- Sviluppo di sinergie con le Regioni e le Amministrazioni locali, specialmente con i Comuni, che possono portare alla realizzazione di reti locali aperte, tra loro collegate e integrate nella rete complessiva.
- Attività di economizzazione della posa della fibra, prevedendo il collocamento della fibra ottica nelle nuove urbanizzazioni, ed inserendo la posa della fibra nella pianificazione della manutenzione ordinaria delle strade, all’atto dello scavo di un tunnel per la metropolitana o della posa di un cavo elettrico o della realizzazione di una condotta idrica o di una fognatura.
- Prevedere ed incoraggiare forme di cooperazione tra pubblico e privato (project financing o public private partnership) e tra gli operatori nella realizzazione delle NGN, nel rispetto delle regole comunitarie.
“L’espansione del settore con le vecchie tecnologie – ha infine concluso – è ormai giunta al capolinea. Senza il passaggio alla larga banda il digital divide non riguarderà solo le aree meno servite del Paese, ma segnerà il distacco tra la richiesta emergente di nuovi servizi e la capacità di soddisfarli e, allo stesso tempo, tra i Paesi avanzati che procedono ad alta velocità e l’Italia instradata su binari a scartamento ridotto. Fare dell’Italia una “fiber nation” significa riportare l’orologio indietro di vent’anni, fino al progetto (allora forse prematuro) in seguito al cui abbandono è venuta a mancare al nostro Paese una rete in cavo. Vent’anni dopo, forse non è ancora troppo tardi: l’Italia ha l’occasione di ripartire, ha la possibilità di portare la fibra (con le integrazioni via radio) in casa dei cittadini".
"Le infrastrutture a banda ultra larga rappresentano l’avvenire dei sistemi economici avanzati, sono le autostrade della comunicazione del ventunesimo secolo. Tutti i servizi del futuro prossimo e di quello ulteriore gravitano sulla rete a banda larga e ultra-larga".
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