ImpresAperta a FORUM PA 2013
Esiste un modo migliore di lavorare, di favorire la crescita delle persone, delle organizzazioni in cui lavorano e del Paese: coinvolgere direttamente quelli che un lavoro ce l’hanno, contribuendo a liberarne energia, capacità e potenzialità, stimolando motivazione, partecipazione e produttività. Inizia così il manifesto di ImpresAperta il network che propone il coinvolgimento organizzativo per il rilancio dell’economia.
16 Aprile 2013
Toni Muzi Falconi*
Esiste un modo migliore di lavorare, di favorire la crescita delle persone, delle organizzazioni in cui lavorano e del Paese: coinvolgere direttamente quelli che un lavoro ce l’hanno, contribuendo a liberarne energia, capacità e potenzialità, stimolando motivazione, partecipazione e produttività. Inizia così il manifesto di ImpresAperta il network che propone il coinvolgimento organizzativo per il rilancio dell’economia.
Caro Carlo.
Mi trovo all’estero e vengo continuamente sollecitato da colleghi e amici ove mi trovo a dare spiegazioni sull’Italia. Non è facile spiegare quel che ci succede… semplicemente perché non è facile capirlo.
Una comunicazione mirata (come molti mi chiedono di suggerire al Paese di fare) avrebbe senso soltanto se avessimo una idea sufficientemente chiara delle variabili e una ipotesi di soluzione sufficientemente convincente. Altrimenti, meglio il silenzio. E’ la comunicazione più efficace.
Forse, da questo punto di vista, la memoria può aiutare, soprattutto i meno giovani che poi, ci piaccia o meno, sono quelli che ancora oggi da noi determinano il futuro del Paese. Alla fine del conflitto del 45 il Paese è in macerie. Lavoro, capitale e management si rimboccano le maniche, mettono temporaneamente da parte le legittime divergenze e avviano la ricostruzione, che porta qualche tempo dopo al miracolo economico.
Sono passati sessant’anni e le macerie sono di nuovo intorno a noi. Non dico che si possa o si debba ripercorrere quel sentiero, ma di certo qualcosa si deve fare. Il manifesto di ImpresAperta, il network/movimento digitale sorto a fine Febbraio per iniziativa di persone come me, comunicatori, manager, studiosi consapevoli, si apre così…
Esiste un modo migliore di lavorare, di favorire la crescita delle persone, delle organizzazioni in cui lavorano e del Paese: coinvolgere direttamente quelli che un lavoro ce l’hanno, contribuendo a liberarne energia, capacità e potenzialità, stimolando motivazione, partecipazione e produttività.
Per quel che valgono, tutte le ricerche internazionali indicano che i dipendenti che partecipano attivamente contribuendo a determinare le dinamiche delle loro organizzazioni producono un miglioramento dei risultati e un incremento dei valori economici del loro Paese. Ma non servono le ricerche: basta il semplice buon senso.
L’Italia, sempre secondo le ricerche internazionali, non è oggi al piano alto delle classifiche di soddisfazione del lavoro, ma neppure a quello infimo: anche in questo caso, la storia non pessima delle dinamiche lavoro, capitale e management che hanno caratterizzato il dopoguerra e la successiva crescita ci aiuta.
Cosa impedisce allora una intesa – straordinaria, di durata limitata e definita – che veda il lavoro, il capitale (Stato incluso) e il management operare in uno sforzo comune che non ostacoli e, ove possibile e sensato, favorisca e promuova accordi su progetti situazionali e specifici di cambiamento nelle singole organizzazioni dove i dipendenti siano chiamati, incentivati e stimolati a svolgere un ruolo ideativo e partecipativo al raggiungimento di obiettivi condivisi? Non c’è bisogno di scomodare la revisione delle norme sul lavoro, è sufficiente esserne convinti e operare. Da questo punto di vista, si potrebbe affermare che questa sarebbe una risposta utile all’appello di Vincenzo Boccia, vicepresidente di Confindustria e fra i primi promotori di ImpresAperta, per un patto straordinario dei produttori di qualche giorno fa a Torino.
Le organizzazioni che lo stanno facendo seriamente per i fatti loro non sono affatto in crisi, se lo sono ne stanno uscendo, o sono comunque consapevoli che senza questo approccio sarebbero già espulsi dal mercato.
Certo, i risultati economici non sono necessariamente immediati, ma lo sono sicuramente dal punto di vista della condivisione e della partecipazione e solo questo costituisce un bel salto in avanti verso una società meno polarizzata e conflittuale in un drammatico momento ove la stessa coesione sociale è a forte rischio.
In questo senso allora SI: una comunicazione consapevole e programmata riveste un ruolo primario.
Il pomeriggio del giorno di apertura del prossimo FORUM PA (28 Maggio) ImpresAperta, in stretta collaborazione con Andigel e FORUM PA promuove un incontro pubblico su questi temi e ha invitato come testimoni di eccezione i fondatori e dirigenti della inglese Engage for Success, una organizzazione anch’essa volontaria di manager, lavoratori, sindacati, imprenditori e studiosi che da due anni lavora con straordinario successo alla crescita di consapevolezza della classe dirigente nel loro Paese, nonchè dell’importanza di una comunicazione consapevole, a due vie e tendenzialmente simmetrica, per un maggiore benessere sul luogo di lavoro e per l’economia dell’intero Paese.
Ai presentatori italiani dell’incontro di casi sociali, privati e pubblici abbiamo chiesto di soffermarsi non soltanto sulle pratiche comunicative che hanno funzionato, ma anche e soprattutto su quello che è uno dei rischi maggiori della comunicazione organizzativa: sollevare nelle persone aspettative eccessive in assenza di comportamenti organizzativi adeguati a soddisfarle.
Mi auguro davvero che questa iniziativa stimoli interesse e partecipazione fra i tanti lettori della newsletter di FORUM PA e che induca, anche attraverso i social media e il tradizionale ma sempre efficace passa parola, ad attirare attenzione, commenti e suggerimenti.
*Toni Muzi Falconi, senior counsel Methodos e fra i promotori di ImpresAperta