Infrastrutture e imprese sostenibili per la crescita del Paese: il Goal 9 a FORUM PA 2017

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Infrastrutture, industrializzazione e innovazione sono i tre focus del Goal 9 dell’Agenda 2030. La performance dell’Italia in questo settore è ancora negativa. Le maggiori criticità sono legate al sostegno alla ricerca e sviluppo e all’accesso alle tecnologie della comunicazione e informazione da parte delle persone ma anche delle imprese. Ne parliamo con Elisa Petrini (Impronta Etica) coordinatrice – insieme a Fondazione Ericcson – del Gruppo di lavoro sul Goal 9 all’interno di ASviS

12 Aprile 2017

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Michela Stentella

Il Goal 9 dell’Agenda 2030 mette insieme tre aspetti fortemente interconnessi: infrastrutture, industrializzazione e innovazione. Infrastrutture moderne ed efficienti, affidabili e sicure sono indispensabili per supportare la crescita industriale ed economica e, allo stesso tempo, non si può prescindere dagli investimenti in ricerca e innovazione per puntare ad avere infrastrutture accessibili a tutti e soprattutto resilienti (così da garantire il funzionamento anche in caso di aventi catastrofici) e un’industrializzazione responsabile e sostenibile. Un ruolo centrale per accelerare la transizione verso modelli produttivi più avanzati e sostenibili è poi ricoperto dalle infrastrutture digitali (uno degli obiettivi del Goal 9 è aumentare entro il 2020 l’accesso alle informazioni e alle comunicazioni tecnologiche attraverso internet) e dall’Industria 4.0, che apre scenari ancora tutti da esplorare.

Quali sono all’interno del Goal 9 i target che maggiormente impattano sul nostro Paese? Lo abbiamo chiesto a Elisa Petrini (Impronta Etica) coordinatrice – insieme a Fondazione Ericcson – del Gruppo di lavoro sul Goal 9 all’interno di ASviS. Sviluppare infrastrutture sostenibili e resilienti (target 9.1), ammodernare le industrie per renderle più sostenibili (target 9.4) e potenziare ricerca e sviluppo per una maggiore innovazione e crescita delle capacità tecnologiche in tutti i settori industriali (target 9.5). Questi i punti su cui l’Italia deve lavorare di più secondo Petrini, che descrive così la situazione del nostro Paese: “Facendo riferimento anche alle analisi realizzate dal Ministero dell’Ambiente nell’ambito dell’elaborazione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, rispetto al Goal 9 la performance dell’Italia è leggermente negativa. Le maggiori criticità sono legate al sostegno alla ricerca e sviluppo, all’accesso alle tecnologie della comunicazione e informazione da parte delle persone ma anche delle imprese, la qualità delle infrastrutture e la crescita e il potenziamento del ruolo dell’industria”.

Ma non è tutto da costruire, ci sono anche settori nei quali siamo già abbastanza avanti, per esempio gli aspetti strettamente ambientali. “L’industria in Italia presenta un posizionamento positivo rispetto ai trend di emissione di CO2, quindi dal punto di vista ambientale siamo in una posizione migliore. Le performance negative di cui parlavo prima sono dovute in parte alla crisi economica, ma non solo. Ci sono anche aspetti più strutturali, per esempio il fatto che la spesa per ricerca e sviluppo, per quanto stia migliorando, non è ancora sufficiente”.

“Questo è un tema portante per il nostro Paese – aggiunge Petrini – perché abbiamo un tessuto produttivo formato prevalentemente da piccole e medie imprese, che rappresentano la struttura potenzialmente ricettiva di istanze innovative e di potenziale tecnologico. Il governo ha istituito una serie di iniziative nell’ambito delle start up innovative, ha promosso per esempio uno Small Business Act e uno Start up Act seguendo alcune politiche europee per incentivare questo tipo di industrializzazione innovativa. E il trend dell’indicatore di spesa in ricerca e sviluppo rispetto all’obiettivo di Europa 2020 è in progressione positiva: l’Italia dovrebbe arrivare nel 2020 all’1,53% del PIL in ricerca e sviluppo. Al 2014, ultimo dato disponibile, siamo all’1,38%, in aumento rispetto all’anno precedente in cui il dato era 1,3%. Abbiamo quindi buone possibilità di raggiungere l’obiettivo del 2020, ma siamo ancora lontani dall’obiettivo medio europeo che è del 3%. Quindi bisogna continuare ad investire su questo ambito”.

“Il ruolo del governo centrale – sottolinea Petrini – è il più importante per definire politiche che possano favorire lo sviluppo infrastrutturale. Un ruolo fondamentale è svolto poi dalle Regioni che devono farsi promotrici di percorsi di accompagnamento e incentivazione alle imprese nell’ambito della ricerca e sviluppo”.

Tornando al tema delle infrastrutture, cosa intendiamo per “infrastrutture sostenibili”? “La sostenibilità delle infrastrutture – sottolinea Petrini – non si realizza solo nel rispetto di parametri ambientali ma può comprendere anche aspetti di tipo sociale (per esempio è molto importante considerare il rispetto dei diritti umani in fase di costruzione, il rispetto degli interessi della collettività e l’impatto sulla vita dei cittadini che abitano nel territorio in cui l’opera insiste) ed economico (capacità che l’infrastruttura ha di fare da volano alla ripresa economica e alla ricchezza prodotta sul territorio ma anche a livello di sistema paese)”.

“Per quanto riguarda invece l’integrazione della sostenibilità all’interno delle imprese bisogna declinare il tema su tre assi delle performance aziendali: economiche, ambientali e sociali. Non sono azioni spot che rendono un’impresa sostenibile, ma un cambio di paradigma nell’approccio al business in maniera più complessiva, che integri il concetto di sostenibilità lungo tutta la catena del valore dell’impresa. Il successo dal punto di vista sociale e ambientale, oltre che economico, deriva da cambiamenti nei modelli di business, nei processi, nei sistemi operativi ma anche nei sistemi valoriali dell’impresa verso un’integrazione della sostenibilità a 360 gradi”.

Infine, il tema delle infrastrutture digitali. “In Italia ci sono investimenti crescenti sia dal punto di vista pubblico che privato sui sistemi di rete a banda larga che sono assolutamente necessari e urgenti per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale europea. La rete a banda ultra larga è l’infrastruttura portante per abilitare tutta la parte di digitalizzazione delle imprese ma anche l’alfabetizzazione informatica dei cittadini, quindi è essenziale per il raggiungimento complessivo dei Sustainable Development Goals – SDGs. Gli investimenti in tecnologie e banda larga sono i driver che condizioneranno la competitività futura delle nostre imprese anche in relazione al mercato europeo e mondiale”.

Approfondiremo l’argomento il 24 maggio a FORUM PA 2017, durante il convegno “Investimenti, trasporti e infrastrutture: una visione integrata per lo sviluppo sostenibile”.

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