Italia: tra innovazione moderata e spinte alla sussidiarietà
La Inno-Policy Trend Chart, curata dalla DG europea Imprese e Industria, sostiene che le politiche di sostegno all’innovazione in Italia sono insufficienti, rilevando la persistente assenza di fattori determinanti, quali: un piano strategico stabile, un sistema di finanziamento appropriato, un sistema di valutazione preciso e un approccio meritocratico. La rilevazione EIS – European Innovation Scoreboard 2008 sugli ultimi 5 anni colloca l’Italia tra i Moderate innovators, con performance al di sotto della media europea e con 3 sfide strutturali da affrontare: innovazione finanziaria, mobilità dei talenti, trasferimento tecnologico dalla ricerca al mercato.
Si attendono risposte dal Governo mentre le PMI, a fronte della crisi, dicono la loro.
18 Febbraio 2009
La Inno-Policy Trend Chart, curata dalla DG europea Imprese e Industria, sostiene che le politiche di sostegno all’innovazione in Italia sono insufficienti, rilevando la persistente assenza di fattori determinanti, quali: un piano strategico stabile, un sistema di finanziamento appropriato, un sistema di valutazione preciso e un approccio meritocratico. La rilevazione EIS – European Innovation Scoreboard 2008 sugli ultimi 5 anni colloca l’Italia tra i Moderate innovators, con performance al di sotto della media europea e con 3 sfide strutturali da affrontare: innovazione finanziaria, mobilità dei talenti, trasferimento tecnologico dalla ricerca al mercato.
Si attendono risposte dal Governo mentre le PMI, a fronte della crisi, dicono la loro.
European Innovation Scoreboard 2008
La European Innovation Scoreboard – EIS, curata dal 2001 dalla DG Imprese e Industria della Commissione europea, rileva annualmente le performance in materia di innovazione da parte degli Stati membri dell’Unione. L’EIS 2008 amplia lo spettro degli indicatori, attribuendo maggiore importanza al settore dei servizi, all’innovazione non tecnologica e agli output.
L’EIS 2008 definisce la performance di un Paese in materia di innovazione, utilizzando un set di 29 indicatori, divisi su 7 dimensioni, raggruppate in 3 “macro-aree” come segue:
- Fattori abilitanti – driver dell’innovazione esterni alle aziende, ovvero Risorse umane e Finanza e politiche di sostegno
- Attività delle aziende in materia di innovazione – Investimenti aziendali, Relazioni e imprenditorialità, Capacità produttiva (Diritti di proprietà Intellettuale e flussi della Technology Balance of payments)
- Output – risultati delle attività delle aziende in materia di innovazione: numero di aziende che hanno introdotto innovazioni nel mercato o nell’organizzazione (Innovatori), Effetti economici in termini di impiego, esportazioni e vendite.
Sulla base dell’indice sintetico SII – Summary Innovation Index – i Paesi europei sono raggruppati in 4 cluster, a seconda dei livelli di performance raggiunti negli ultimi 5 anni (Sulla base dei dati disponibili, la classifica pubblicata nell’EIS 2008 fa riferimento agli anni 2006-2007).
- Innovation leaders, con un punteggio notevolmente al di sopra della media europea. Qui si trovano Svizzera, Svezia, Finlandia, Germania, Danimarca e Gran Bretagna.
- Innovation followers, con punteggio inferiore rispetto agli Innovation leaders, ma comunque superiore o uguale alla media. In questo gruppo sono Austria (vicina ai Leaders), Lussemburgo, Irlanda, Francia, Belgio e Olanda.
- Moderate innovators, con punteggio al di sotto della media europea. Sono, insieme all’Italia, Cipro, Estonia, Slovenia, Islanda, Repubblica Ceca, Norvegia, Spagna, Portogallo. Notevoli miglioramenti si sono registrati per Cipro, Estonia, Slovenia e Islanda, tanto da far presupporre nel breve termine il passaggio al gruppo dei Followers.
- Catching up, con punteggio ben al di sotto della media europea. Qui si trovano Malta, Grecia, Ungheria, Slovacchia, Polonia, Lituania, Romania, Lettonia, Bulgaria. Tutti questi Paesi, con l’eccezione di Grecia e Lituania, registrano una tendenza progressiva a riavvicinarsi alla media.
Italia: innovatore moderato
L’Italia, tra i Moderate innovators, oltre a registrare un valore complessivo sotto la media UE27, registra anche un tasso di miglioramento inferiore a quello medio. L’Italia è relativamente forte in Finanza e politiche di sostegno e in Effetti economici, mentre punti particolarmente deboli risultano le Risorse umane, gli Investimenti aziendali e il sistema di Relazioni e imprenditorialità. Negli ultimi 5 anni, la crescita più consistente si è registrata nelle Risorse umane, con un apporto significativo dalle aree Finanza e politiche di sostegno e Capacità produttiva. In particolare è cresciuto del 8,8% il numero di laureati in S&E (Science and Engineering) ed il numero dei dottorati in SSH (Social Science and Humanities) è aumentato del 22,7%, l’accesso dalla banda larga per le aziende è cresciuto del 18,6% mentre i Community Trademarks sono cresciuti del 4,7%. La performance nell’area degli Investimenti aziendali non è migliorata, mentre nelle aree Innovatori ed Effetti economici è addirittura peggiorata, in seguito a una decrescita nelle cd new-to-market sales(-7,8%) e nelle new-to-firm sales (-5,3%).
Qualche commentatore sul web ha sollevato la questione dell’adeguatezza delle classificazioni della European Scoreboard, sottolineando come, in Italia, l’assetto produttivo – caratterizzato da una miriade di Piccole e Medie Imprese (PMI) – e gli strutturali ritardi burocratici nella raccolta e sottomissione dei dati rendano difficile definire una fotografia esatta. In aggiunta, si considera che la crisi in corso spinge piuttosto verso l’adozione di misure di urgenza, perdendo di vista il lungo respiro dell’innovazione, sebbene proprio quest’anno l’Europa scommetta apertamente su Innovazione e creatività.
Cosa pensano le PMI, cuore del sistema produttivo italiano?
PMI italiane e sussidiarietà
E’ di questi giorni la presentazione del Rapporto 2009 “Sussidiarietà e piccole e medie imprese” della Fondazione per la sussidiarietà, secondo cui il 54,5% delle PMI chiede maggiore semplificazione amministrativa e fiscale per favorire lo sviluppo, con un restante 42,5% che, su questo punto, si dichiara abbastanza d’accordo. Nel Nord-est e Nord-ovest rispettivamente l’84% e l’85% delle PMI ritiene che ci siano troppi ostacoli all’attività imprenditoriale, mentre il 43% degli interpellati si dichiara disposto ad investire in risorse umane, se questo serve ad aumentare il profitto. Il 53% intende potenziare le relazioni strategiche con i fornitori, mentre il 32% vorrebbe condividere anche con concorrenti attività di Ricerca e sviluppo (R&D). Questo dello sviluppo di sinergie è un tema su cui la maggioranza si dice molto sensibile, riconoscendo la sussidiarietà come una via per uscire dalla crisi.
A margine della presentazione dei risultati, il commento di un imprenditore: “Questa è la sussidiarietà: partire da quello che già esiste e che già opera in un territorio, per arrivare a migliorarne l’efficienza complessiva e il suo sviluppo attraverso la libera attività di ognuno, in maniera aperta e solidale”.
E se l’innovazione del sistema italiano partisse da qui?