La semplificazione per il 2008

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Maggiore efficienza e maggiore efficacia dell’azione amministrava. Queste un tempo erano le parole chiave attorno alle quali si giocava la partita del rilancio del ruolo della Pubblica Amministrazione italiana. Una Pubblica Amministrazione che doveva trasformarsi da brontosauro cartaceo e burocratico in una snella organizzazione al servizio del cittadino, aperta, semplice ed in grado di usare le nuove tecnologie per svolgere il proprio compito in maniera innovativa e cerare nuovi servizi.

13 Settembre 2007

Articolo FPA

Maggiore efficienza e maggiore efficacia dell’azione amministrava. Queste un tempo erano le parole chiave attorno alle quali si giocava la partita del rilancio del ruolo della Pubblica Amministrazione italiana. Una Pubblica Amministrazione che doveva trasformarsi da brontosauro cartaceo e burocratico in una snella organizzazione al servizio del cittadino, aperta, semplice ed in grado di usare le nuove tecnologie per svolgere il proprio compito in maniera innovativa e cerare nuovi servizi. Sono passati molti anni, quasi un ventennio dalle prime leggi di riforma amministrativa e quasi decennio dall’introduzione dell’e-Government e la sensazione è che qualche cosa sia cambiato. Il punto è che cosa è cambiato?

A parte i numerosi – e mai sufficienti – esempi di eccellenza di singoli progetti o di intere amministrazioni che sono riuscite a modificare davvero il rapporto con il cittadino e di cui abbiamo dato notizia in questi anni attraverso le pagine virtuali delle nostre newsletter, non sembra che la situazione globale della PA italiana sia migliorata di molto rispetto a dieci anni fa. Certo oggi se cerchi un ufficio pubblico sai facilmente come trovarlo e che numero di telefono fare, i centralini sono diventati molto più accoglienti e orientati al servizio trasformandosi nei call e nei contact center, persino raccapezzarsi nello sterminato archivio normativo del nostro Paese è diventato un po’ più semplice, ma la percezione della PA da parte dei cittadini è cambiata ben poco, o non è cambiata affatto. La sensazione che si ha dall’esterno è che troppo spesso oggi nelle amministrazioni pubbliche si utilizzino le tecnologie non tanto per fare cose nuove, ma per fare le cose che si facevano prima un po’ più velocemente. Che cosa è cambiato allora? Da qualche mese è cambiato l’atteggiamento della politica nei confronti della Pubblica Amministrazione. Trascinata dall’esigenza del rigore di bilancio e, spesso, anche dalle giuste richieste della piazza, l’attenzione si è allontanata sempre più dalla ricerca dell’efficienza è cioè di una migliore qualità di spesa avvicinandosi al taglio pure e semplice. Un atteggiamento che, se non tenuto sotto controllo, può facilmente degenerare. È in questo quadro che si inserisce il Piano di Azione sulla Semplificazione ipotizzato già da inizio legislatura ed arrivato all’approvazione del Consiglio dei Ministri nel giugno scorso.

Il Piano di Azione per la Semplificazione 2007

Annunciato dal Consiglio dei Ministri fin dal febbraio scorso l’iter del Piano di Azione sulla Semplificazione si è ormai concretizzato. Approvato dal CdM a metà giugno dopo essere stato oggetto di un’ampia consultazione da parte del Tavolo permanente per la semplificazione, organo di raccordo con i diversi livelli di governo regionale e locale con le categorie produttive e le associazioni degli utenti, il provvedimento è ora sottoposto ad una consultazione pubblica con lo scopo di raccogliere indicazioni utili ad orientarne l’attuazione da parte di tutti i soggetti interessanti. L’intenzione del Piano è quella di individuare in modo chiaro ed unitario i principali obiettivi di semplificazione e qualità della regolazione, i soggetti responsabili, le azioni da compiere ed i tempi necessari al loro conseguimento per i prossimi dodici mesi. In pratica ponendo mete ed obiettivi concreti e misurabili il documento decreta – almeno in teoria – il passaggio alla tanto attesa logica del risultato, anche se molte azioni sono misurate in termini di differenza tra condizioni di partenza e risultati conseguiti e non in valore quantitativo assoluto. Nella nota esplicativa sul sito del Governo si legge infatti: "La riuscita degli interventi proposti non è commisurata solamente al numero di norme adottate o soppresse, ma alla effettiva riduzione degli oneri e dei tempi burocratici per i cittadini e per le imprese". In questa logica, il Piano individua linee di azione sia di area organizzativa che tecnologica in modo allo scopo di semplificare l’attività amministrativa e reingegnerizzare i processi di servizio grazie all’utilizzo dell’ICT.

Le linee di azione

  1. 1. Riduzione degli oneri amministrativi
  2. 1.1 – Misurazione degli oneri derivanti da obblighi informativi
  3. 1.2 – La riduzione degli oneri per le imprese
  4. 1.3 – Riduzione degli oneri per i cittadini
  5. 2. Meccanismi strutturali di miglioramento della qualità della regolazione
  6. 2.1 – Interventi relativi alla legge di semplificazione
  7. 2.2 – Semplificazione normativa e riduzione del numero delle leggi
  8. 2.3 – Carta della qualità della regolazione
  9. 2.4 – Analisi d’impatto della regolazione (Air) semplificata
  10. 2.5 – Consultazione telematica
  11. 3. Controllo, verifica e aggiornamento degli indicatori della qualità della regolazione
  12. 3.1 – Ricognizione metodologica e settoriale delle indagini esistenti
  13. 3.2 – Miglioramento della raccolta dei dati, dei flussi informativi e della loro trasmissione
  14. 3.3 – Creazione di un sistema nazionale di coordinamento e di confronto sugli indicatori della qualità della regolazione
  15. 4. Riduzione e certezza dei tempi
  16. 4.1 – Adeguamento dei regolamenti di attuazione della legge n. 241 del 1990 e pubblicazione delle informazioni sui procedimenti e sull’organizzazione nei siti web delle singole amministrazioni
  17. 4.2 – Misurazione dei tempi procedimentali
  18. 4.3 – Programmi di riduzione dei termini procedimentali
  19. 4.4 – La sanzione per inosservanza dei termini procedimentali
  20. 5. Reingegnerizzazione dei processi
  21. 5.1 – Realizzare l’utilizzo esclusivo della posta elettronica nelle comunicazioni tra amministrazioni centrali 5.2 – Accesso alle banche dati delle amministrazioni centrali ed eliminazione dei certificati
  22. 5.3 – Processo telematico
  23. 5.4 – Pagamenti elettronici
  24. 5.5 – Conferenza di servizi telematica
  25. 5.6 – Riorganizzazione della assistenza primaria attraverso la casa della salute
  26. 5.7 – Fascicolo sanitario personale elettronico e servizi sanitari: prenotazione, prescrizione, referto on-line
  27. 5.8 – Reingegnerizzazione dei processi gestionali delle pubbliche amministrazioni
  28. 6. Semplificazione normativa e amministrativa delle attività delle regioni e degli enti locali
  29. 6.1 – Miglioramento della qualità della regolazione a livello regionale
  30. 6.2 – Riduzione dei tempi e semplificazione delle procedure, di competenza regionale o locale
  31. 6.3 – Individuazione di "livelli minimi essenziali di semplificazione" sul territorio nazionale, e di "livelli massimi di oneri burocratici"
  32. 7. Interventi di supporto all’attuazione del Piano
  33. 7.1 – Comunicazione 7.2 – Consultazione
  34. 7.3 – Accompagnamento e formazione
  35. 7.4 – Pianificazione operative delle azioni e della loro valutazione

Innovazione a costo zero

Ridurre il peso degli oneri di origine normativa ed amministrativa a carico di cittadini e imprese è una necessità ed un obiettivo non solo Italiano, ma comune a tutti i paesi dell’Unione europea, come individuato dalla strategia di Lisbona. Il Piano di Azione del Governo è sicuramente migliorabile, e ci si augura che la consultazione on line possa servire proprio a questo, ma è indubbio che si ponga dei traguardi importanti per il futuro della pubblica amministrazione e dell’intero sistema paese. Detto questo però, occorre ricordare che se innovare a costo zero è praticamente impossibile (dove per innovare si intende realizzare il tipo di obiettivi previsti dall’Unione Europea e dal Piano di Azione sulla Semplificazione), innovare "tagliando" è un concetto al di fuori di ogni logica concreta, è utopia. Cosa Bisogna fare allora? Chiedere nuovi investimenti? Nuovi soldi per informatizzare una PA dove nonostante la diffusione dei terminali, nei bilanci di previsione dei Ministeri, la spesa per la carta è praticamente uguale a quella per la manutenzione software ed hardware (112 milioni contro 112)? Ovviamnte no. Certamente contenere gli sprechi e ottimizzare l’efficienza dell’azione pubblica e soprattutto l’efficacia di ogni euro speso è un fattore abilitante per permettere all’innovazione di espletare i propri effetti. Ma per fare ciò occorre, innanzitutto, intendersi sulla definizione di spreco limitando ad essa tutte quegli impieghi di risorse umane o finanziarie che non producono effettivo valore per i contribuenti.

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