Come fidarsi dei dati oggi? Riflessioni sul ruolo dei comunicatori pubblici al tempo dei Big Data e dell’intelligenza artificiale
Di fronte ad una dilagante infodemia, collegata anche alla perdita di fiducia nelle istituzioni, nella scienza e nelle informazioni ufficiali, la funzione della comunicazione, e in particolare della comunicazione dei dati, è quella di ribadire il ruolo dell’informazione statistica ufficiale
6 Marzo 2025
Serenella Ravioli
Direttore Centrale per la Comunicazione, Informazione e Servizi ai Cittadini e agli Utenti - Istat

Foto di Jason Rosewell 🇨🇦 su Unsplash – https://unsplash.com/it/foto/ragazzo-che-canta-al-microfono-con-filtro-pop-ASKeuOZqhYU
Questo articolo è tratto dal capitolo “Comunicazione pubblica” dell’Annual Report 2024 di FPA (la pubblicazione è disponibile online gratuitamente, previa registrazione)
La comunicazione pubblica, e in particolare la comunicazione della statistica ufficiale, partecipano a pieno titolo al confronto in corso su che tipo di informazione assicurare nell’era dell’intelligenza artificiale (IA) e dei Big Data.
Le domande sottese, neppure troppo, sono le seguenti: ma se tutto è regolato dall’algoritmo, in che misura la persona potrà essere consapevole e soprattutto libera di decidere? Come, le organizzazioni potranno garantire ai cittadini un’informazione sana, libera, indipendente, di qualità, nell’era digitale?
Alla sfida del cosiddetto neoumanesimo digitale nessuno può sentirsi chiamato fuori. Neppure il variegato mondo della Pubblica Amministrazione italiana, tanto più che la crescente digitalizzazione – accelerata anche dal Covid – la trova in una situazione di forte recettività, rispetto al passato.
La modernizzazione della Comunicazione pubblica, come di altri segmenti della Pubblica Amministrazione (PA), è forse avvenuta per necessità, per effetto di diversi fattori: il mancato turn over, il lavoro agile da emergenza sanitaria, e così via. D’altro canto, la condizione di necessità ha accelerato in un certo senso un processo di selezione anche del fine e della prospettiva. Ciò ha indotto ad un ripensamento degli strumenti e delle azioni da mettere in campo per comunicare in modo efficace (per esempio la reingegnerizzazione degli eventi virtuali, il maggiore ricorso ai social anche per le campagne di comunicazione), che ha portato a rendere la relazione con il pubblico più diretta. Con il tempo, “IG e l’uccellino” hanno rapidamente sostituito lo sportello al pubblico e il numero verde telefonico.
Mettere al centro l’utente o il cittadino, operazione come detto indispensabile e utile nel biennio 2020-22, ha innescato un modo nuovo di fare amministrazione nei rapporti con il pubblico. Non siamo in ritardo; forse un po’ in affanno, ma pieni di aspettative. Mi spiego meglio: ci sono voluti anni affinché i ministeri, gli enti locali e gli istituti pubblici, tranne alcune eccezioni, fra le quali Istat, sistematizzassero l’uso dei social media. Altro tempo, per massimizzare il loro utilizzo in una logica di ascolto, secondo un approccio che mette l’utente al centro.
L’interazione costante, resa appunto più semplice dai social, comporta assumersi rischi, metterci la faccia, accettare di essere confutati. Capovolge il paradigma, ma contribuisce a recuperare nel cittadino la fiducia verso le istituzioni, e questo è molto stimolante. Induce anche ad un confronto costante e pragmatico fra il mondo pubblico e il mondo privato.
È un’operazione complessa, quella che si sta tratteggiando, in cui la comunicazione pubblica cessa di avere il ruolo ancellare e di capro espiatorio in caso di problemi e assurge a partner strategico per raggiungere in modo più diretto gli utenti e stakeholder della PA.
Come garantire dati di qualità
Attualmente, i media digitali e la trasparenza dei dati pubblici sono un fondamento della strategia dei dati in Italia e in Europa (UE). Attraverso i portali e le app c’è un accesso rapido ai documenti, e un coinvolgimento delle giovani generazioni non immaginabile. Nella data economy, l’accesso e il riutilizzo dei dati tra soggetti pubblici e privati è fondamentale. La normativa europea ne attribuisce un valore di tipo “altruistico” (Data Governance Act – Regolamento EU 2022/868) e individua i principi e le regole che devono essere rispettati nello scambio di dati per obiettivi di interesse generale (ad esempio la lotta ai cambiamenti climatici, la diffusione di statistiche ufficiali, il miglioramento dei servizi pubblici e così via). I dati rappresentano oramai una vera risorsa, in grado di produrre benefici per il Paese, per i cittadini e per l’Europa. In questo ambito, l’utente diviene protagonista: che la Caccia al dato abbia inizio!
Pongo di seguito alcune parole chiave, a proposito dei dati: qualità, conoscenza, innovazione tecnologica, formazione, ottimizzazione, razionalizzazione dei tempi, approccio etico, altruismo che costituiscono la base di alcune riflessioni sulla funzione della comunicazione pubblica – e in particolare della comunicazione statistica – ai tempi dei Big Data e dell’intelligenza artificiale (IA). I contenuti, che sotto forma di numeri, tabelle, grafici, o testi restituiamo ai nostri utenti tutti, ovvero anche ai cittadini, si caratterizzano per qualità, ossia rispondono ai criteri della pertinenza, accuratezza, affidabilità, tempestività, puntualità, coerenza, comparabilità, accessibilità e chiarezza.
Se un dato è di qualità, siamo alla fonte di una comunicazione sana by design. In questo scenario, appare chiaro che l’utilizzo dell’IA e del machine learning, se utilizzati in una logica di servizio e non di dominio, possa non solo mantenere le proprietà dei dati sopra citate, ma potenziarle. Nel considerare i benefici attesi pensiamo ad esempio alla possibilità di utilizzare dati non tradizionali, come immagini, segnali e altri, integrati con le fonti tradizionali per ridurre i costi economici delle rilevazioni o il disturbo statistico per i rispondenti; pensiamo alla possibilità di interrogare i portali con applicativi che riducano il tempo, soprattutto rispondano ai quesiti in modo integrato.
Per ottenere risultati affidabili è necessario portare avanti contestualmente un processo che implica riflessioni di carattere metodologico, epistemologico, persino etico. Per tenere insieme questi elementi, è necessario che i numeri non siano semplicemente pensati bene, prodotti in modo accurato e comparabile, ma siano conoscibili, fruibili, compresi. Solo così la democrazia del “dato” è al sicuro, al riparo da soluzioni tecnicistiche.
Ed è qui che la comunicazione – intesa nella sua più vasta accezione inclusiva di concetti quali la diffusione, la trasparenza, l’alfabetizzazione numerica – gioca un ruolo fondamentale. Come strumento di conoscenza e volano di creazione di Valore Pubblico.
La comunicazione statistica pubblica per contrastare l’infodemia
Da tempo ormai vi è un legame indissolubile fra comunicazione e dati, e in questo scenario, la comunicazione della statistica, intesa anche come divulgazione scientifica assume un ruolo molto più rilevante che in passato. In un contesto nel quale non esiste più il monopolio dei dati – e sono ormai molteplici le fonti, i canali e le modalità di produzione dell’informazione statistica – si generano enormi flussi di dati, prodotti che possono causare disinformazione e produrre effetti distorsivi della realtà.
Assistiamo ad un vero e proprio diluvio di dati, che rischiano di condizionare pesantemente il flusso delle notizie, offrendo informazioni alla portata di tutti.
Di fronte ad una dilagante infodemia, collegata anche alla perdita di fiducia nelle istituzioni, nella scienza e nelle informazioni ufficiali, la funzione della comunicazione, e in particolare della comunicazione dei dati, è quella di ribadire il ruolo dell’informazione statistica ufficiale. Essa si caratterizza, infatti, per il rigore scientifico e per elevata qualità e affidabilità del dato. Se questo è vero, e lo è, occorre, allora, potenziare la capacità della statistica di comunicare la complessità, incoraggiandone l’uso anche per il monitoraggio delle politiche del Paese.
Anche all’interno del Sistema statistico europeo è in corso una profonda riflessione su come preservare la fiducia del pubblico nei confronti della statistica ufficiale, possibile solo attraverso il rispetto di standard etici utili a garantire l’integrità del processo di produzione dei dati. La grande attenzione che le istituzioni nazionali ed europee hanno sempre prestato alla qualità nei metodi statistici e al rispetto di privacy e riservatezza dei dati non sono più sufficienti a rendere salda la fiducia dei cittadini: è importante uno sforzo in più. E la comunicazione diviene uno strumento indispensabile per mediare al pubblico l’impegno che i produttori di dati ufficiali dedicano alla tutela degli interessi dei cittadini nell’era digitale. Trasparenza e chiarezza sono fondamentali per rassicurare i cittadini sul responsabile utilizzo dei dati raccolti, conservati e analizzati esclusivamente per il bene pubblico.
In questa direzione va anche la proposta, rilanciata a livello europeo, di inserire nell’Agenda 2030 un 18° goal, tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile, totalmente dedicato alla comunicazione responsabile e consapevole. Il rafforzamento del ruolo della comunicazione va supportato, costruendo un patto di fiducia con gli interlocutori istituzionali e con gli altri Istituti nazionali di statistica europei. Solo attraverso una comunicazione responsabile, infatti, è possibile combattere la distorsione comunicativa e la diffusione delle informazioni, non sorrette dall’evidenza scientifica.
La risposta a tutto questo per l’Istat è in un certo senso tautologica, insita all’interno della stessa missione dell’Istituto, che resta il principale produttore nazionale di statistica. In estrema sintesi, siamo fiduciosi, anzi certi, che l’informazione corretta è possibile, e non può prescindere dai numeri.
Per la comunicazione pubblica, e in particolare per la comunicazione statistica, questa è una sfida importante e l’utilizzo dell’IA può garantire il raggiungimento di risultati ad alto livello quantitativo e qualitativo, a parità di tempo investito. La viralizzazione delle tecnologie generative porterà infatti cambiamenti radicali ed è essenziale poterne cogliere i vantaggi e i benefici anche per il miglioramento dei processi di lavoro.
L’Istat e la comunicazione della statistica ufficiale
Parlando di comunicazione della statistica, non si può non fare riferimento all’Istituto nazionale di Statistica, fondato nel 1926. L’Istat si proietta verso il centenario dalla sua nascita, nel 2026, con l’obiettivo di accrescere il proprio ruolo di produttore dell’informazione statistica ufficiale. Grazie ad una quotidiana e intensa attività di dissemination in Istat operiamo affinché il pubblico sappia cogliere la differenza tra statistiche ufficiali e dati resi disponibili dalle molteplici fonti non ufficiali. Quotidianamente decine di persone fra tecnologi e ricercatori dedicano ore e ore del proprio lavoro a questa funzione. Con competenza, professionalità, senso etico di appartenenza.
Oggi siamo pronti a cogliere la sfida della nuova frontiera, esplorando continuamente modi per promuovere il valore delle statistiche ufficiali, migliorare la fruibilità del proprio patrimonio informativo per gli utenti. Negli ultimi anni, ad esempio, l’Istituto ha rinnovato il sistema di diffusione dei macrodati e ne ha ampliato l’offerta, facilitando le procedure di accesso ai microdati, anche con la costituzione di un primo Laboratorio per l’accesso da remoto. È stata rilasciata “IstatData”, la principale piattaforma di dati aggregati e luogo di approdo per ricercatori, decisori, amministratori locali e cittadini. Stiamo lavorando a soluzioni IA che – nel rispetto del perimetro semantico di Istat acconsentano la ricerca delle informazioni, per ora solo dei data set, attraverso termini semplici e di uso comune.
In buona sostanza, l’utente troverà in minor tempo quello che cerca e potrà usare un linguaggio naturale. Sempre nell’ottica della maggiore diffusione, le aree della comunicazione e dell’informatica, nell’ambito del Dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e la diffusione della informazione statistica, hanno realizzato un nuovo portale corporate: Istat.it. Presentato al pubblico, in occasione della XV Conferenza Nazionale di Statistica, ha una navigazione più intuitiva e user friendly, permette di consultare dati, analisi e documenti certificati con la massima trasparenza. È arricchito con un motore che fornisce all’utente non solo opportunità di effettuare ricerche libere, ma anche quelle guidate, evolute e semantiche, grazie ad una architettura open source che consente di gestire grandi quantità di dati, rendendo la ricerca veloce e scalabile, grazie a modelli IA e di machine learning.
Per citare altre best practices, vorrei richiamare quella relativa alle campagne integrate di comunicazione sui Censimenti permanenti, che ben coniuga l’integrazione degli strumenti di comunicazione e diffusione per la statistica ufficiale. Le campagne rappresentano occasioni imprescindibili per rafforzare il posizionamento reputazionale dell’Istituto, in termini di autorevolezza, visibilità e memorabilità, necessarie a mantenere saldo il complesso processo di raccolta e diffusione dati. Caratterizzate da un orientamento alla strategia web, social e alle digital PR per il trattamento di contenuti virali cui affidare un effetto moltiplicatore, le campagne negli ultimi anni sono state sempre più in grado di integrare diversi canali e garantire il massimo rendimento in termini di efficacia, visibilità e copertura informativa. Una strategia che ha visto la sperimentazione da parte di Istat di nuovi linguaggi (anche non convenzionali) e canali di dialogo per raggiungere tutti i target, ma anche di nuovi format istituzionali sempre più vicini ai rispondenti, rendendoli protagonisti e testimoni.
Di nuovo, l’alfabetizzazione statistica, intesa appunto quale strumento di lettura, comprensione dei dati e miglioramento dei rapporti con l’utenza, può essere fortemente supportata da un uso sapiente della IA, e può contribuire a combattere fake news e rischi di infodemia.
Si tratta, fuori dalle teorie, di alcuni esempi pratici nella direzione della diffusione dei dati nella certezza che siano ufficiali, verificati e frutto di un lavoro accurato, nel rispetto delle norme sulla privacy. Il lavoro dei comunicatori e diffusori di Istat riteniamo possa essere inserito nelle attività a sostegno della lotta contro la disinformazione e gli effetti nefasti che questa può avere sui processi politici e sociali.
La statistica è ovunque, parafrasando il matematico statunitense J.W.Tukey, per cui: il bello di essere statistici è che si può giocare nel giardino di tutti gli altri.
Se in questi giardini si semina bene, ci sarà un buon raccolto.