Misurare la corruzione per una società più trasparente
Dai fondi PONGOV un progetto gestito dall’ANAC per realizzare indicatori di corruzione e promuovere la trasparenza nella società italiana
29 Luglio 2020
A cura del Progetto “Misurazione territoriale del rischio di corruzione e promozione della trasparenza” di ANAC
È possibile misurare il rischio di corruzione e, conseguentemente, adottare soluzioni per contrastarlo?
Uno dei principali problemi, quando si parla di corruzione, è rappresentato dalla difficoltà di prevedere dove essa possa manifestarsi. La corruzione è un fenomeno sfuggente e in larga parte sommerso, questa particolarità comporta una grande difficoltà in termini di misurazione.
Per un reato come il furto (ad esempio il furto di un’auto) il problema è molto più semplice, perché la vittima ha tutto l’interesse a denunciare alla polizia quel che gli è accaduto. Ma se nessuno denuncia, perché corrotto e corruttore non hanno interesse a farlo per non finire in galera, come si fa a capire quanta corruzione si verifica? Come si fa a prevedere dove si possa verificare? E soprattutto, come si può cercare di prevenirla?
La corruzione può essere paragonata a un iceberg, del quale si vede solo la punta pur essendo la parte sommersa di dimensioni molto maggiori di quello che appare. Questo comporta, fra l’altro, che tutte le cifre sulla corruzione (in Italia si ripete spesso la cifra di 60 miliardi) sono del tutto destituite di ogni fondamento scientifico.
Il progetto dell’Anac “Misurazione del rischio di corruzione a livello territoriale e promozione della trasparenza” punta proprio a colmare tutte queste lacune. L’iniziativa, finanziata dai fondi strutturali del Pon Governance 2014-2020, ha l’obiettivo di costruire e rendere disponibile alla collettività un insieme di indicatori scientifici in grado di stabilire:
- quanto è alto il rischio che si possano verificare fatti di corruzione (“indicatori di rischio”);
- quanto sono efficaci le misure anticorruzione adottate dalle amministrazioni (“indicatori di contrasto”).
In Italia, come in altri paesi, persiste un’assenza di dati scientifici sul fenomeno corruttivo che vadano oltre la misurazione della percezione, oltre ad una carenza di informazioni territoriali rilevate in modo sistematico che possano fungere da “ingredienti” per la costruzione di un sistema di misurazione validato scientificamente.
La corruzione, però, non è esente da una elevata incidenza statistica: quando c’è del malaffare, ci sono alcune circostanze che ricorrono di frequente. Utilizzando le informazioni contenute in varie banche dati, l’Autorità punta pertanto a individuare una serie di “indicatori di corruzione”.
Come funzioneranno gli indicatori? Saranno come delle “red flags” che si accendono quando si riscontrano una serie di anomalie (un po’ come le spie del cruscotto di un’auto, i software di rilevazione di un antivirus, o il termometro quando si ha la febbre). Una volta realizzato, questo modello potrà rilevare tutti quei casi in cui potrebbero essersi verificati fatti di corruzione, consentendo così di verificare in modo più mirato se sono state commesse irregolarità o illeciti. Il modello potrà inoltre essere un punto di riferimento internazionale, dal momento che nessun Paese è ancora riuscito nell’“impresa” di misurare scientificamente la corruzione.
Un approfondimento sul progetto è disponibile nel seminario “PON Governance, una PA più digitale e vicina ai territori. Misurare la corruzione per una società più trasparente”, organizzato da ANAC all’interno del palinsesto coordinato dall’Agenzia della Coesione territoriale durante l’edizione di luglio di FORUM PA 2020. Nel corso del seminario, l’Autorità ha affrontato anche i temi legati alla promozione della trasparenza e della cultura della legalità come leve di attuazione delle politiche pubbliche e di evoluzione della fiducia dell’opinione pubblica nell’operato delle amministrazioni.