Data governance nella PA: la ricerca del giusto equilibrio tra tecnica e policy
Quali sono le prospettive per il settore pubblico a seguito dell’approvazione del Data Governance Act, da parte del Parlamento e del Consiglio europeo lo scorso 30 novembre? Ecco cosa è emerso dall’incontro della Community Data Governance di FPA, realizzato in collaborazione con Informatica, nell’ambito del progetto Cantieri
15 Dicembre 2021
Redazione FPA
Lo scorso 3 dicembre, si è svolto il terzo incontro della Community Data Governance di FPA. L’evento organizzato nell’ambito del progetto “Cantieri”, in collaborazione con Informatica, ha voluto tracciare le prospettive della data governance nella PA italiana, sia dal punto di vista delle policy che tecnologico, anche a seguito dell’approvazione dell’accordo sul Data Governance Act da parte del Parlamento e del Consiglio europeo lo scorso 30 novembre.
Davanti a un quadro regolatorio in piena transizione, si è cercato di fare chiarezza sugli impegni degli Stati membri, grazie al contributo di Francesca De Chiara – Ricercatrice Fondazione Bruno Kessler e policy leader fellow dell’European University Institute.
Il contesto: Data Governance Act
De Chiara ha introdotto il suo intervento spiegando che: “L’Europa si sta ritagliando un ruolo importante nel contesto geo-politico. Non solo si fa portavoce di un concetto di ‘diritti digitali’, ma dà anche un’indicazione di ‘data-space’, che va a dare sostanza a tutti gli interventi che tendono a sviluppare un ‘digital market’, cioè un mercato europeo unico dei dati”.
Il data-space definisce il ruolo dei soggetti privati e pubblici che, all’interno di uno spazio dei dati, devono scambiarsi informazioni utilizzando strumenti regolativi come il GDPR. I contenuti del Data Governance Act, sui quali la community si è confrontata nel corso dell’evento, sono:
- Data space: dare sostanza a questo concetto significa elaborare un modello di data management.
- Ruolo degli stakeholders: come devono interagire, quali dovranno essere le modalità di scambio dati, d’interoperabilità, quali livelli di qualità e di sicurezza.
- Sovranità del dato.
- Titolarità del dato, tema molto caldo, perché il data-owner è l’utente, non il data provider;
- Accordi tra il pubblico e il privato, altro punto importante. Nella Strategia europea, i player privati sono molto presenti, soprattutto per lo sviluppo dei data spaces. Negli ultimi anni, l’UE ha proposto di rafforzare il ruolo della Data stewardship.
Fin dalle prime battute, quindi, è emerso forte e chiaro il concetto di strettissima interdipendenza tra la prospettiva tecnica e il tema politico che caratterizzano l’organizzazione e l’attività di data governance.
Cosa manca alla PA
È questione nota che gli strumenti che permettono di realizzare la data governance esistano già e dal mondo del privato le PA possano mutuare alcuni aspetti organizzativi. Ci sono due aspetti che possono rallentare, se non inficiare, la costruzione dei modelli organizzativi di data governance nella PA:
- ruoli non ben definiti;
- non considerare il dato come un asset strategico di sviluppo.
Inoltre, la politica di rilascio dei dati non può essere attuata se non c’è una governance chiara del dato. In questo senso, è fondamentale che le amministrazioni provvedano al più presto a produrre gli atti amministrativi necessari (delibere e determine dirigenziali) per stabilire i ruoli, il meccanismo decisionale e il meccanismo operativo della gestione dei dati.
Ma non solo, il non considerare i dati come asset strategici allontana le amministrazioni dall’obiettivo finale. Ai partner tecnologici, allora, viene chiesto di aiutare gli enti a fare emergere un patrimonio presente, ma non percepito, e supportare la PA nell’organizzazione della architettura digitale più adeguata.
Data governance allo stato dell’arte nella Society 5.0
“La PA sta migrando da mondi totalmente on-premise a mondi Cloud o multi-Cloud, in una visione ibrida, con una molteplicità di tecnologie e di paradigmi – ha spiegato Alessandro Alliney, Country Manager Informatica – Avere un supporto tecnologico significativo aiuta a gestire non solo il transito, ma anche la convivenza di questi ambienti e consente di avere una flessibilità che in molti contesti è ritenuta un fattore critico di successo nella realizzazione dei progetti”.
Dal punto di vista più tecnico, è intervenuto Alberto Villari, Data Governance Domain Expert Informatica: “Oggi quel che è importante è concentrarsi sulla struttura che connette i vari enti è quel che davvero genera il valore aggiunto. Ci siamo resi conto che fare data governance su questo tipo di domini vuol dire cominciare a pensare: alla centralità del cittadino e a come trasformare i dati grezzi in informazioni e le informazioni in azioni. Ogni volta che un ente deve interagire con privati e cittadini, tutto ciò deve generare facilità di servizio. La data governance sul mondo pubblico è quella che ci permette di passare a una società 5.0, centrata sulle persone”.
Villari mette l’accento su un modello dove il dato sia veramente democratizzato, un paradigma che garantisca una citizen-experience soddisfacente e semplice. Tutto ciò sottende una standardizzazione della governance del dato, della qualità e di vocabolari condivisi, affinché sia possibile comunicare e “capirsi”.
La piattaforma di interoperabilità necessaria a una Society 5.0, nella quale i dati saranno realmente utilizzabili da tutti, quindi, dovrà supportare:
- Data e metadata governance;
- qualità dei dati certificati;
- data dictionary;
- data e metadata catalog;
- data marketplace;
- monitoraggio e sicurezza;
- standard, linee guida;
- formazione.
“Nel futuro – ha fatto notare Villari – le ontologie delle organizzazioni saranno sempre più un patrimonio condiviso per permettere di interoperare con le diverse realtà”.
Tecnologia al servizio della DataGov
Sul piano architetturale, tutto ciò si traduce in una piattaforma che metta a fattor comune tutti gli elementi indispensabili alla data governance. Si tratta dunque di una piattaforma ad altissima integrazione, che pone sullo stesso piano concetti molto diversi e dà spazio alle integrazioni API, che permettono di dialogare multilivello con sistemi integrati. Ovviamente il concetto di Cloud sarà sempre più centrale.
Le esperienze delle amministrazioni
Se i partner tecnologici forniscono le tecnologie abilitanti,
le amministrazioni, dal canto loro, devono definire i domini prioritari. Alcuni case studies presentati nel corso dell’evento, tra i quali l’esperienza del Comune di Milano, hanno dimostrato che, grazie ad un adeguato contesto tecnologico, organizzativo e amministrativo (necessario per definire il quadro regolatorio dei primi due), è possibile apprezzare risultati e vantaggi con tempi di esecuzione dei progetti di meno di un anno. Tra i benefici:
- riduzione della burocrazia;
- aumento controllo dei flussi di informazione;
- maggiore interoperabilità;
- maggiore consapevolezza della cultura del dato;
- riduzione dei silos;
- migliore gestione delle crisi (come il Covid).
Conclusioni
Il percorso di data governance nella PA è ben tracciato dalle normative. Alle amministrazioni spetta il compito fondamentale di lavorare sull’aspetto organizzativo, che a detta di molti partecipanti, appare il più critico. I punti sui quali lavorare sono:
- assunzione, all’interno delle amministrazioni, del dato come asset strategico di sviluppo economico, sociale, ambientale;
- definizione di un quadro omogeneo di indirizzi e di regole al livello nazionale (dare rapido esito alla Strategia Nazionale dei Dati);
- definizione di ruoli e di competenze chiare all’interno delle diverse strutture amministrative.
Rimangono però delle difficoltà, secondo la community di FPA, che rischiano di minare il processo di cambiamento:
- gap tecnologico tra Nord e Sud, che è aumentato con la pandemia;
- utilizzo dei dati ancora troppo limitato agli addetti ai lavori (non sono ancora oggetto di interesse dei decisori);
- digital divide;
- coinvolgimento dei cittadini poco alfabetizzati dal punto di vista digitale;
- principi etici nella gestione del dato.