Dati aperti e regioni: quale senso, oggi, per iniziative come gli “Open Data Day”

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Nonostante negli ultimi anni sia un po’ scemata l’attenzione del settore pubblico sul tema dei dati aperti, le amministrazioni hanno continuato ad aprire i dati e ad organizzare giornate dedicate al tema, come l’“Open Data Day” di Regione Puglia in programma per il prossimo 13 Dicembre. Forti segnali di interesse e di consapevolezza, in attesa che, con l’imminente adozione delle “Linee Guida Open Data”, parta un nuovo processo virtuoso, che porti ciascuna amministrazione a (re)interrogarsi sul senso profondo dell’apertura dei dati e sul loro governo, a beneficio dell’intera collettività

7 Dicembre 2022

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Vincenzo Patruno

Istat - Dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell'informazione statistica

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Morena Ragone

Giurista, studiosa di diritto di Internet e PA Digitale

Photo by Priscilla Du Preez on Unsplash - https://unsplash.com/photos/XkKCui44iM0

Se siete appassionati di dati, avrete sicuramente sentito parlare dell’Open Data Day: un hackathon internazionale, spesso della durata di una intera giornata, che associazioni, attivisti digitali, civic hackers di tanti Paesi del mondo hanno utilizzato, nel corso degli anni, per incontrarsi tra loro e incontrare le Istituzioni, scrivere applicazioni, liberare dati, creare visualizzazioni e realizzare analisi utilizzando dati pubblici aperti.

Come da tradizione, il primo sabato del mese di marzo è diventato, così, un’occasione per portare all’attenzione dei cittadini e delle istituzioni stesse il valore dei dati pubblici a supporto di temi di grande rilievo e dal grande valore sociale, di “valore pubblico”, diremmo oggi: la trasparenza dell’azione amministrativa, il monitoraggio delle politiche pubbliche, la partecipazione del territorio alla loro costruzione, etc…; dati, quindi, da analizzare, capire, miscelare per renderne più chiaro il senso, spesso sotteso, e indirizzare al meglio l’agire pubblico.

L’Open Data Day nasce, quindi, “dal basso”, pur strizzando l’occhio alle istituzioni del territorio, che, così, hanno preso parte alle attività e, molto spesso, all’organizzazione stessa delle giornate, patrocinandole o concedendo l’uso gratuito di locali e spazi pubblici, anche con interventi e attività specifiche all’interno delle diverse manifestazioni.

Con la partecipazione italiana, promossa dal Dipartimento della funzione pubblica, all’Open Government Partnership – e con la promozione della “Settimana dell’Amministrazione Aperta”, prima, e della ”Open Gov week”, poi, ossia di una intera settimana dedicata alla promozione, da parte delle stesse pubbliche amministrazioni, di iniziative di promozione dei temi chiave dell’Open Government come la trasparenza, l’anti-corruzione, l’innovazione digitale, l’accountability – le iniziative legate agli open data hanno trovato una nuova collocazione, e tante Amministrazioni Pubbliche si sono rese parte attiva proprio nel promuovere singole iniziative legate ai dati aperti. Da allora, il contesto legato agli open data si è fortemente evoluto: accanto agli aspetti più legati all’Open Government, di cui costituisce una essenziale “costola”, nel corso degli anni si sono affacciati alla scena pubblica molti temi più “tecnici”, portando la riflessione sulla generazione di valore  economico da parte di imprese e del “mercato unico digitale”, intorno al quale la Commissione Europea sta orientando il proprio framework normativo, mettendo in atto una complessa – e completa – strategia.

Obiettivo prioritario, quello di favorire la circolazione e l’utilizzo/riutilizzo  dei dati, a beneficio dell’intero sistema produttivo. Ma i dati, ormai lo sappiano bene, sono anche un potentissimo strumento di supporto alle decisioni, e indispensabile volano di governance per la stessa pubblica amministrazione: per un soggetto pubblico, infatti, produrre dati aperti vuol dire avere l’opportunità di rivedere e migliorare i processi interni; vuol dire correggere eventuali errori di programmazione e progettazione, se presenti; vuol dire comprendere il territorio, le sue specificità, le sue esigenze, tramite il governo dei dati. “Riutilizzare” non solo i propri dati, quindi, ma integrarli con dati aperti di altri Soggetti, pubblici e non, per pianificare, prima, e monitorare, poi.

Tutta questa generazione di valore spiega, alla fine, per quale motivo le Amministrazioni abbiano continuato negli anni ad aprire i dati, nonostante sia un po’ scemata l’attenzione del settore pubblico sul tema: iniziative come quelle di Regione Umbria — qui il video —  o di Regione Puglia —  che organizza, per il prossimo 13 Dicembre, un suo “Open Data Day” (qui il programma e il link per la prenotazione per la partecipazione in presenza; da remoto è prevista la diretta Facebook) al di fuori delle iniziative “standard” promosse, a vario titolo, durante l’anno — sono forti segnali di interesse e di consapevolezza di Enti pubblici che si affrancano dalle iniziative nazionali e perseguono, in aggiunta, gli obiettivi dei propri Piani organizzativi e riorganizzativi, nei quali i dati aperti non possono non rivestire un ruolo chiave.

Sicuramente, una parte fondamentale di questa maturità è merito del costante impegno dell’Agenzia per l’Italia Digitale, che ha continuato, grazie anche al supporto di FormezPA, nell’opera di sensibilizzazione delle Amministrazioni e alfabetizzazione alla cultura del dato e alla data governance, creando ReTe e sinergie in grado, molto spesso, di travalicare certe rigidità tipiche delle PA: l’ultimo ciclo di webinar sui dati aperti, partito il 28 novembre, ha visto centinaia di partecipanti — circa 600 per il webinar del 6 dicembre scorso — segno di un interesse dei singoli che resta vivo e che può essere ulteriormente alimentato.

Attendiamo, adesso, che con l’imminente adozione delle Linee Guidarecanti regole tecniche per l’attuazione del decreto legislativo 24 gennaio 2006, n. 36 e s.m.i. relativo all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione del settore pubblico” parta un nuovo processo virtuoso, che porti ciascuna Amministrazione a (re)interrogarsi sul senso profondo dell’apertura dei dati e sul loro governo, a beneficio dell’intera collettività. La strada è tracciata.

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