Il trasporto dei beni è un bene comune, purché sia in rete
In Italia abbiamo oltre 100mila aziende di autotrasporti con centinaia di migliaia di autocarri che viaggiano nelle nostre città, avanti e indietro per lo stivale. Il 50% di questi non viaggia a pieno carico e il 25% viaggia addirittura vuoto per un’intera tratta, all’andata o al ritorno. Uno spreco, con un aumento delle emissioni nocive direttamente proporzionale ai transiti. Tuttavia anche in questo settore nuovi strumenti e dinamiche come l’open data e l’economia collaborativa stanno dando vita a modelli innovativi di sviluppo.
25 Luglio 2014
Diego Segatto
In Italia abbiamo oltre 100mila aziende di autotrasporti con centinaia di migliaia di autocarri che viaggiano nelle nostre città, avanti e indietro per lo stivale. Il 50% di questi non viaggia a pieno carico e il 25% viaggia addirittura vuoto per un’intera tratta, all’andata o al ritorno. Uno spreco, con un aumento delle emissioni nocive direttamente proporzionale ai transiti. Tuttavia anche in questo settore nuovi strumenti e dinamiche come l’open data e l’economia collaborativa stanno dando vita a modelli innovativi di sviluppo.
“I trasporti sono cruciali per un’economia europea più efficiente. La qualità e i costi dei servizi di trasporto hanno un impatto molto rilevante sulla capacità delle aziende di essere competitive, sulla crescita economica e sulla qualità della vita.” si legge nel sito della Commissione Europea, ambito Mobilità e trasporti. Le confederazioni di categoria ANITA e CONFETRA riportano che il traffico di merci nazionale ed internazionale su strada rappresenta, a livello europeo, circa il 72,8% del traffico merci complessivo. In Italia questo dato sale addirittura all’85,5%, dove il libero mercato di settore sta diventando un ecosistema a misura di pochi grandi attori (i Top players, che rappresentano circa il 10% delle imprese di autotrasporto, controllano l’80% del mercato), mentre i piccoli trasportatori sgomitano affannosamente per posizionarsi nella giungla della competizione e per non chiudere, allontanando i benefici della mobilità qualitativa con ricadute sulla nostra quotidianità. Ma le alternative esistono: uno dei paper raccolti a Smart City Exhibition 2013 raccontava una visione di connubio fra tecnologie e logistica, solo apparentemente avveniristica per il Paese. Il consorzio FAI MENO strada, ad esempio, da anni si adopera e realizza soluzioni innovative e prassi per mettere in rete il mondo degli autotrasportatori, raggruppando realtà di eccellenza della logistica e della tecnologia. Una sfida che punta alla creazione di reti, sinergie ed innovazione per restare competitivi.
Regole “Open” per non chiudere
Il Decreto Ministeriale del 20 giugno 2005 del Ministero dei Trasporti instituisce il “sistema di gestione della logistica nazionale”: la piattaforma informatica per la gestione integrata della rete logistica nazionale (porti, interporti, centri merce e piastre logistiche) con l’obiettivo di migliorare efficienza e sicurezza nel mondo del trasporto merci in Italia. Attualmente UIRNET, il soggetto incaricato, sta lavorando alla realizzazione della piattaforma e a breve – quindi – l’open data entrerà prepotentemente nel trasporto merci, così come da qualche anno è entrato nel trasporto pubblico. A regime, tutto ciò che fa parte del mondo dell’autotrasporto potrà essere messo in rete: dai dispositivi di localizzazione (TomTom, VisiRun…) alle borse noli. Sarà una grande opera di riorganizzazione nella giungla dell’autotrasporto e l’Italia sarà all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei. Anche se l’accesso alla piattaforma mal si sposa con la struttura del settore italiano. “L’uso degli Open Data sarà discriminante nel mondo dell’autotrasporto e delle borse noli [sistemi web che mettono in comunicazione la domanda e l’offerta all’interno del trasporto di merci su strada ndr], ce ne sono molte anche in Italia, ma tutte hanno sistemi più o meno “antiquati” e assolutamente non connessi. Domani, invece, chi non sarà open dovrà confrontarsi con l’evoluzione del panorama normativo”. A parlare è Cristian Costantini, fondatore di Cargopooling (azienda partner di FAI MENO strada). “Tra gli obiettivi del progetto a cui partecipiamo c’è anche la volontà di rimettere in concorrenza le piccole aziende con il panorama globale. Unirsi e fare rete, infatti, serve anche per avere l’opportunità di condividere risorse e strumenti a costi vantaggiosi, come i sistemi informatici innovativi”.
Un modello di ecosistema
Il cuore del progetto FAI MENO strada è quello di fornire know-how innovativo a consorzi, cooperative o contratti di rete fatti da autotrasportatori che soddisfino alcuni requisiti minimi. “L’obiettivo – ci spiega Costantini – è riunire in 5 anni 550 aziende, con almeno 10 autocarri l’una, per arrivare ad una flotta complessiva di 5500 autocarri, una delle flotte più grandi d’Italia”. I vantaggi di questo approccio sono molteplici, dal risparmio di carburante ai costi dell’assicurazione, fino alla gestione integrata dei carichi al fine di ottenere una razionalizzazione e ottimizzazione degli spostamenti. “Due aziende affiliate al consorzio – spiega Costantini – POINTCAR srl e Cargopooling, hanno sviluppato un servizio che, attraverso un sistema VRP, ottimizza i percorsi, razionalizza i carichi per ciascun veicolo e fornisce indicazioni sulle consegne da distribuire lungo il percorso. In sostanza il sistema spinge le aziende a fare rete e condividere i colli. Se necessario, anche lasciando fermi alcuni mezzi”. Si ottiene così un risparmio del 30% sui costi vivi (carburante, veicolo, ecc.) che per gli autotrasportatori, oggi spesso al limite del fallimento, “rappresenta un differenziale davvero molto alto”.
I partner di FAI MENO strada si occupano anche di aspetti particolari dell’autotrasporto. CEG SERVICE di Treviso – ad esempio – ha ideato la carta d’identità del veicolo, una card in cui il meccanico autorizzato registra tutti gli interventi effettuati. In questo modo il valore del mezzo aumenta e viene garantita la tracciabilità della filiera e la verifica dei parametri assicurativi. Un sistema che potrebbe essere adottato non solo per gli autocarri, ma anche per le automobili.
Maxwell Lab, società presso incubatore dell’Università di Crema, produce invece hardware per l’acquisizione dati: di particolare interesse in questo ambito è un dispositivo agli ultrasuoni che rileva il volume del carico dell’autocarro, registrando i dati e producendo una visualizzazione in 3D. L’utilizzo attuale è quello di verificare in tempo reale le operazioni all’interno del veicolo per fini statistici, ma in futuro potrebbe diventare interessante anche per direzionare lo stoccaggio.
Quando chiediamo quali siano le maggiori difficoltà riscontrate, sembra di avvertire un deja-vù: “Mettersi insieme! È difficile trovare imprenditori che vogliano condividere qualcosa fra loro, manca quell’unità che, invece, è tipica di altre nazioni. FAI MENO strada vuole far sistema e abbattere i costi dell’autotrasporto, essere concorrenti risparmiando, senza andare sul lastrico per lavorare. Cooperare per costare meno significa anche giocare un ruolo da grande player, il grande obbiettivo, quindi, resta l’integrazione del sistema e degli attori. In Italia mettersi insieme è una sfida, tuttavia a fronte di 100.000 aziende di autotrasporti in possesso di veicoli, trovarne 550 non è così difficile, quindi siamo ottimisti sul traguardo”.
Un social network dei trasporti Open Data
Come dicevamo una delle “motrici” di FAI MENO strada è Cargopooling, una piattaforma di incontro tra domanda e offerta che permette a privati o aziende di inserire richieste di trasporto. “Funziona più o meno come e-bay – spiega Costantini – inserisci la richiesta e i trasportatori elaborano i preventivi. La scelta la effettua il cliente in base a proprie valutazioni: i feedback e la reputazione del trasportatore, i livelli di tracciabilità, il costo, la sostenibilità ambientale… A preventivo accettato il cliente paga il trasporto e il trasportatore esegue la commessa.”
La piattaforma propone quella che nel gergo tecnico viene definita borsa noli. “Ce ne sono molte, noi ci distinguiamo perché ci appoggiamo a FAI MENO strada, ma anche perché utilizzeremo dati aperti e algoritmi di ottimizzazione del percorso su ogni singolo veicolo” – spiega Costantini “Chi ha uno o più veicoli e deve ottimizzare il percorso inserisce la lista dei ritiri e delle consegne, i veicoli che vuole impiegare e il sistema real-time nel giro di un minuto calcola il miglior percorsoin base a pesi, tempo di percorrenza ecc”.
Chi si avvale del servizio ha una profilazione completa. Un sistema di ranking e di valutazione è a disposizione da ambo le parti. Così anche il cliente ottiene una valutazione dal trasportatore: quanto fa aspettare, se fa tornare troppe volte… Ovviamente poi è con la transazione che aumenta il feedback.
“In fondo – chiude Costantini – non è poi così diverso dal caso Uber e dal grande rumore che ne è nato. Soprattutto si avverte il medesimo bisogno di regolamentare questi nuovi modelli che sono la risposta dei nostri operatori alla concorrenza di paesi europei con una burocrazia più snella e, quindi, più competitivi. L’economia non è la moneta fisica, ma la movimentazione dei beni. Se fallisce il mondo dell’autotrasporto, per cui le nostre merci giungono nei luoghi di smistamento e di grande/piccola distribuzione, a risentirne sarà tutta l’economia del nostro Paese”.
Anche su questo versante FAI MENO strada è molto attivo: il fondatore Gaetano La Legname e già collaboratore parlamentare dell’On. Ivan Catalano, Vice Presidente della IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati, in passato ha partecipato agli incontri del Ministero dei Trasporti per il Piano Nazionale della Logistica 2011-2012, con l’allora Sottosegretario Giachino. L’obiettivo dei lavori parlamentari guarda al quadro normativo europeo con la DE 2010/40/UE sui Sistemi di Trasporto Intelligenti (ITS), direttiva volta a sostenere un piano d’azione internazionale per l’implementazione degli ITS e istituire un quadro comunitario per accelerare e coordinare la diffusione e l’utilizzo di tali sistemi nel trasporto su strada, includendo l’interfacciamento con altri sistemi di trasporto[1], aspetti appena introdotti anche nel Decreto Crescita 2.0.