L’innovazione sociale che nasce dal territorio e diventa smart

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Tim Berners Lee non ha dubbi sul fatto che la condivisione della conoscenza sarà un fattore determinante per la risoluzione di problemi su scala globale. La rete ha consentito la diffusione delle informazioni e la creazione di spazi di collaborazione, ma ora è necessario che i dati pubblici siano resi accessibili così come “i nostri dati personali, tutto quello che governi e aziende sanno di noi: se vogliamo dobbiamo potercene appropriare e farne ciò che vogliamo”. Ne ha parlato agli ICT Days di Trento, che quest’anno erano incentrati sull’innovazione sociale, passando dagli open data alle comunità intelligenti.

15 Aprile 2013

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Ilaria Botti*

Tim Berners Lee non ha dubbi sul fatto che la condivisione della conoscenza sarà un fattore determinante per la risoluzione di problemi su scala globale. La rete ha consentito la diffusione delle informazioni e la creazione di spazi di collaborazione, ma ora è necessario che i dati pubblici siano resi accessibili così come “i nostri dati personali, tutto quello che governi e aziende sanno di noi: se vogliamo dobbiamo potercene appropriare e farne ciò che vogliamo”. Ne ha parlato agli ICT Days di Trento, che quest’anno erano incentrati sull’innovazione sociale, passando dagli open data alle comunità intelligenti.

L’evento più atteso degli ICT Days 2013 a Trento si svolge in una giornata di sole che però, da queste parti, non scalda ancora abbastanza. Sir Tim Berners Lee è atteso nella nuova sede del MUSE, il Museo delle Scienze che presto traslocherà proprio qui, nel complesso residenziale Le Albere progettato da Renzo Piano secondo criteri altamente tecnologici ed ecosostenibili. Una finestra sul futuro – smart city all’interno di una società che cambia – è il titolo della sessione che si apre, affollatissima, all’insegna della ricerca di una sintesi tutta trentina “tra le malghe e i microchip” come sottolinea il presidente della Provincia autonoma, Alberto Pacher. In effetti, quando si arriva in questo territorio circondato dalla maestosità delle Dolomiti colpisce la capacità dei suoi abitanti nell’aver cercato di salvaguardare gli aspetti identitari, senza rinunciare ad aprirsi al resto del mondo.

Del resto Sir Tim, l’inventore del web, non ha dubbi sul fatto che la condivisione della conoscenza sarà un fattore determinante per la risoluzione di problemi su scala globale. La rete ha consentito la diffusione delle informazioni e la creazione di spazi di collaborazione, ma ora è necessario che i dati pubblici siano resi accessibili così come “i nostri dati personali, tutto quello che governi e aziende sanno di noi: se vogliamo dobbiamo potercene appropriare e farne ciò che vogliamo”. Lo scopo non è solo quello di utilizzare questo enorme patrimonio per alimentare la capacità di creare nuove applicazioni e servizi, perché “in un futuro non lontano grazie all’accesso ai dati e alla rivoluzione abilitata dai sensori e dall’Internet delle cose i cittadini avranno nuovi poteri e grazie al Web aperto saranno possibili nuove rivoluzioni inimmaginabili adesso: ma bisogna permettere questa creatività, eliminare ogni barriera che possa bloccare questo potenziale”.

Ecco che, allora, l’appuntamento degli ICT Days era incentrato quest’anno sull’innovazione sociale, passando dagli open data alle comunità intelligenti, e si è posto l’ambizioso obiettivo di coinvolgere una vasta platea di cittadini, studenti, imprenditori. Ce lo conferma Maurizio Napolitano, tecnologo e ricercatore della Fondazione Bruno Kessler che da diversi anni si occupa di software libero: “la mia sensazione è che la partecipazione è stata altissima e molte le presenze di persone anche da fuori città. Credo che il segnale di quale sia la volontà di ciò che si vuole costruire in Trentino sia arrivata ovunque”.

È da qui infatti, dal territorio, che parte una riflessione sulla consapevolezza di quali siano i reali bisogni delle persone per sperimentare nuove forme di partecipazione e fornire strumenti adatti alle nuove esigenze di vita. Numerosi sono stati gli esempi presentati durante il pomeriggio di venerdì 22 marzo dedicato agli “Smart territory”: dal progetto “AUSILIA”, dedicato al supporto di anziani e disabili, alla medicina personalizzata; dal “Collective sensing”, disciplina che cerca di mappare i comportamenti umani, alla realizzazione di “COSMOS”, un servizio via sms di informazioni utili per i cittadini, attivo 24h su 24. Potremmo definirle tutte storie di innovazione che cercano di trasformare in valore le informazioni e le richieste che provengono dalle persone, dalle comunità. L’importanza dei legami, quella “stretch friendship”, invocata ancora una volta da Tim Berners Lee, diventa fondamentale per la costruzione di una rete sempre più inclusiva e partecipativa.

Basta, dunque, saper usare la tecnologia per avere cittadini “intelligenti”?

Maurizio Napolitano su questo ha le idee chiare: “l’innovazione sociale richiede infrastrutture e formazione. Quando si parla di infrastrutture, però, non bisogna solo pensare alla parte hardware, alla diffusione di Internet sul territorio, ma anche a quella che è la materia prima del XXI secolo: il software. Software che, in una visione più ampia, vuol dire sia dati, ma anche applicazioni e servizi. È su una infrastruttura fatta di reti, dati, protocolli e servizi, collegata ad una forte educazione digitale che crei consapevolezza”.

Nella società della conoscenza, formazione e comunicazione sono altri due elementi essenziali per abbattere il “digital divide”. In questo senso, la Pubblica Amministrazione può svolgere un ruolo trainante e, come spiega Marco Combetto, Innovation Manager di Informatica Trentina, “può direzionare la domanda e definire le opportune policy tali da stimolare i progetti di innovazione sociale”.

La Provincia autonoma di Trento ha appena lanciato il portale dati.trentino.it, un catalogo di dati “open” che rientra in un progetto già avviato da tempo per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico. La spina dorsale dell’economia digitale sono i dati e “rendere i dati accessibili a chiunque per qualsiasi scopo è un passaggio importante per offrire una risorsa fondamentale per lo sviluppo. Attraverso i dati, oltre a creare servizi, è possibile studiare, analizzare e capire la realtà che ci circonda così da individuare i modi per ottimizzare anche lo sviluppo territoriale” continua Napolitano, “la Pubblica Amministrazione gioca un ruolo fondamentale in tutto questo in quanto, fra chi produce dati, è quella che ha anche il mandato di gestire e sviluppare il bene comune. Il passaggio dell’apertura dei dati è un percorso obbligato se si vogliono aumentare i catalizzatori necessari allo sviluppo economico”.

Non è solo l’esigenza forte di trasparenza ad alimentare questo ecosistema, ma è il concetto di “sussidiarietà dei servizi” a spingere “il sistema di innovazione territoriale verso una maggiore focalizzazione al mercato” come sottolinea ancora Marco Combetto. Trento, in questo campo, rappresenta un modello a livello nazionale perché ha saputo investire nella ricerca e, di recente, è entrata a far parte del network europeo “EIT ICT Labs”; un investimento che “ha attirato qui un gran numero di persone provenienti da ogni parte del mondo, ricche di energia, di idee innovative e competenze. Un grande patrimonio, arricchito poi da elementi come l’alta coesione sociale, la fiducia nelle istituzioni, il regime di Provincia autonoma; così il Trentino si presenta con le carte in tavola pronte per una rivoluzione sociale e culturale” sostiene Napolitano.

Il racconto di quello che sta accadendo qui risponde ad un quesito certamente più ampio e profondo su quella che è la gestione del cambiamento e le resistenze che si incontrano quando è necessario mettere in discussione un intero paradigma. Siamo passati dall’economia della produzione all’economia del consumo e viviamo in un sistema in cui la quantità di informazioni a nostra disposizione aumenta sempre di più. Diventa perciò essenziale capire qual è la direzione giusta da intraprendere per immaginare la governance del futuro. Un suggerimento potrebbe essere quello di partire dalle cose semplici, come emerso da un intervento durante il laboratorio di innovazione sociale: riflettendo su come l’informatica potesse migliorare la sua vita, un signore ha detto: “perché non iniziare dal telecomando della mia TV?”.

L’era delle smart communities è appena cominciata!


*Ilaria Botti si è laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università Orientale di Napoli e ha conseguito in seguito un Master in Management delle Amministrazioni pubbliche presso Trentino School of Management e Università di Trento con un saggio finale dal titolo “Open Government Data e l’iniziativa della Provincia autonoma di Trento: l’uso dei dati per una Pubblica Amministrazione di qualità”. Attualmente si occupa di progetti in ambito Open Data e i suoi interessi di ricerca vanno dall’analisi alla valutazione di strategie di comunicazione e di Project Management. 

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