Open data e PA: prospettive per il 2024, tra singole iniziative e la maturità auspicata

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A dicembre scorso è uscito l’Open Data Maturity Report 2023, che vede l’Italia stabile all’ottavo posto. Ma cosa ci racconta il Report se lo andiamo a guardare con maggior dettaglio? Senza voler sminuire in alcun modo il percorso di questi anni, spesso l’impatto delle aperture nei singoli contesti è ancora scarso, perché i dati aperti, per incidere realmente “al 100%” hanno ancora necessità di arrivare alla totalità della popolazione, devono essere spiegati e “accompagnati” per poter essere utilizzati al meglio. Ecco perché anche in questo caso un ruolo centrale spetta ai territori e giornate come gli Open Data Day e attività come gli hackathon – per quando a volte possano sembrare anacronistici – si rivelano ancora fondamentali

17 Gennaio 2024

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Morena Ragone

Giurista, studiosa di diritto di Internet e PA Digitale

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Vincenzo Patruno

Istat - Dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell'informazione statistica

Foto di Harshit Suryawanshi su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/una-lente-dingrandimento-posta-sopra-un-libro-aperto--LgSTma8GJs

Il mese di dicembre 2023 è stato particolarmente interessante per il mondo degli open data. È stato, infatti, come sempre il mese di diffusione dell’Open Data Maturity Report che vede l’Italia stabile all’ottavo posto sull’Europa a 27 – e quindi classificata come “fast tracker” – ma che, se letto con attenzione, ci mostra come, anche nelle dimensioni che appaiono consolidate, servirebbe qualcosa in più. In questo articolo vogliamo però partire dalle esperienze dei territori (in particolare da Regione Puglia) e dal ruolo delle community, che si è rivelato fondamentale nel corso degli anni per lo sviluppo e l’evoluzione degli Open Data nel nostro Paese.

Gli open data in Regione Puglia

Regione Puglia ha celebrato a dicembre – come oramai fa da qualche anno a questa parte – il proprio “Open Data Day” con un importante evento pubblico. È un appuntamento che si sta consolidando negli anni come un momento necessario a focalizzare l’attenzione, interna ed esterna, sui processi di trasformazione digitale sui quali sta lavorando la regione, sui dati aperti che questi processi vanno a generare e sulle attività degli altri attori del territorio regionale. Il 2023, poi, ha visto, in Regione Puglia, il lavoro del GdL “ODOS” – acronimo di Open Data e Open Source – che ha prodotto la bozza di Linee Guida Open Data regionali, poste in consultazione pubblica e di prossima approvazione.

In questa circostanza, in particolare, l’Open Data Day ha chiuso un anno in cui la Regione Puglia ha mostrato grande attenzione ai dati aperti: è stato l’anno, per fare un esempio, in cui, attraverso il progetto Open Tusk si è intercettata la domanda di dati aperti del territorio, in modo tale da orientare opportunamente l’offerta, anche tramite la costruzione di un paniere condiviso. Open Tusk, ricordiamo, è un progetto nato appositamente per supportare il territorio [Enti Locali, mondo economico, ricerca, innovazione, terzo settore] nella produzione e nel riutilizzo dei dati aperti, disseminando e accompagnando alla pubblicazione, eventualmente anche sul portale dati.puglia.it. È un progetto che ha coinvolto studenti, docenti, professionisti, imprese, cittadinanza attiva e personale della PA in un percorso di “Data Lab” territoriali, per stimolare la nascita di idee finalizzate a creare valore aggiunto sugli open data, in modo da stimolare utilizzo e riutilizzo di questi dati. A chiusura del progetto, lo scorso 13 ottobre, è stato realizzato un Hackathon, che ha visto la presentazione di ben 13 proposte, alcune delle quali piuttosto interessanti.

E proprio queste idee e queste proposte sono state la base dell’organizzazione dei tavoli di lavoro all’Open Data Day targato Regione Puglia, con l’obiettivo di cementare ulteriormente il rapporto tra PA e soggetti esterni, e di valorizzare ulteriormente le idee alla base dei progetti presentati. I tre tavoli di lavoro, quindi, hanno rielaborato le ipotesi alla base dei progetti su “Intelligenza Artificiale” (tavolo guidato da Istat e Arpal),  “Raccolta differenziata e trattamento dei rifiuti” (con aspetti di qualità dell’ambiente e di località turistiche, compresa la “mobilità sostenibile” per raggiungerle con Arpa, Asset, Aret-PugliaPromozione), “Energia e Sostenibilità” (con Arti e UniSalento), declinati in ambito territoriale, con un confronto serrato ed estremamente produttivo tra i diversi soggetti presenti ad animare il pomeriggio.

Se il focus dell’Open Data Day è stato il lavoro pomeridiano, non possiamo tralasciare la strutturazione della mattinata: oltre ad una importante presenza istituzionale di Regione Puglia e degli ulteriori attori della Rete regionale degli RTD delle Agenzie e delle in house (ARTI Puglia, ARPA Puglia, ARET-PugliaPromozione, ASSET Puglia, InnovaPuglia, Puglia Sviluppo e IPRES) a sottolineare l’attenzione dell’intero territorio e di tutte le istituzioni al tema, con presentazione di specifici progetti sui dati aperti, uno spazio importante è stato dedicato alle community sui dati aperti.

Le community open data

Il ruolo delle community, negli ultimi 10-12 anni, è stato fondamentale per lo sviluppo e l’evoluzione degli Open Data: ha avvicinato singoli e istituzioni, ha creato collaborazioni, ha permesso confronti e relazioni. Probabilmente, l’Open Data italiano di oggi non sarebbe quello che conosciamo senza questo ineludibile apporto. Mettere assieme, sebbene virtualmente con collegamenti da remoto, tanti di quelli che sono stati i protagonisti degli Open Data in Italia, è servito a ripercorrere il ruolo che le comunità hanno avuto in questi anni. Gli Open Data sono “sbarcati” in Italia grazie ai tanti attivisti digitali, molti dei quali provenivano dal mondo dell’Open Source, del Free Software e dell’Hacking etico; attivisti che si sono tutti ritrovati nella mailing list di “Spaghetti Open Data”, la prima esperienza strutturata/destrutturata in tal senso nel nostro Paese, la primissima community sui dati aperti in Italia.

Spaghetti è riuscita a mettere insieme professionisti, ricercatori, dirigenti e funzionari pubblici, giornalisti e attivisti sui dati, per “fare cose con i dati” e per condividere come queste “cose” venivano fatte. Spaghetti è stato un luogo/non luogo dove le tematiche legate agli open data sono maturate ed entrate, così, nelle agende digitali di comuni, amministrazioni pubbliche locali ed amministrazioni centrali, grazie alle tante azioni di advocacy verso la PA. Se, oggi, possiamo riscontrare una crescita diffusa della cultura del dato, se oggi parliamo di “maturità” e di “qualità” del dato, questo lo si deve anche alle tante iniziative e attività portate avanti dagli attivisti di Spaghetti e dalle altre comunità, associazioni e progetti che sono nati successivamente, e che sono stati ricordati durante la mattinata.

Abbiamo accennato a maturità e qualità del dato, e non a caso: come anticipato in apertura di questo articolo, dicembre, infatti, è anche il mese in cui, tradizionalmente, la Commissione Europea rilascia il consueto “Open Data Maturity Report, e coincidenza vuole che, anche quest’anno, l’edizione sia stata rilasciata lo stesso giorno dell’Open Data Day di Regione Puglia, il 14 dicembre.

Open Data Maturity Report 2023

L’Italia è, storicamente, nelle posizioni di testa della classifica del Maturity Report, avendo consolidato a livello governativo un’attenzione al tema e una forte implementazione delle policy necessarie a sostenerne i processi, tali da consentire ai dati aperti di maturare ed evolvere nel tempo. I dati sono ormai considerati un asset strategico del nostro Paese e dell’intera Europa, a partire dalla Strategia europea sui dati e dall’imponente quadro normativo implementato a livello UE – che fa perno sui dati, in ciascuno dei più recenti testi legislativi –, che hanno sicuramente contribuito a raffinare e migliorare le politiche sui dati in generale, come anche quelle sui dati aperti.

Pensiamo, per esempio, all’interoperabilità dei dati del settore pubblico, o all’utilizzo dei dati all’interno di sistemi di AI. Le politiche sui dati e il governo dei dati sono diventati, allo stato, l’aspetto centrale della regolamentazione europea in tutti i settori, e proprio con l’Intelligenza Artificiale ci si accinge, forse, a fare l’ennesimo “salto”, e, si spera, a rendere i dati un argomento davvero “pop”.

Eppure, un “eppure c’è”, ed emerge dalla lettura del report 2023, che vede l’Italia stabile all’ottavo posto sull’Europa a 27 – e quindi classificata come “fast tracker” –, soprattutto se analizziamo più in dettaglio il report relativo alla sola Italia, che ci permette di fare qualche riflessione avulsa dalla comparazione con altre realtà, che in alcuni casi più risultare finanche fuorviante.

La metodologia risulta invariata rispetto al 2022 [salvo alcune semplificazioni/chiarimenti nelle domande e alcune specifiche sui dataset ad elevato valore], anno nel quale si è rivista soprattutto la dimensione dell’impatto [con l’aggiunta di un nuovo indicatore con misurazione dell’impatto], per distinguere meglio tra la misurazione del riutilizzo dei dati aperti e l’impatto creato attraverso tale riutilizzo.

Come noto, il report si compone, ad oggi, di 4 dimensioni: policy (6), portal (11), impact (10) e quality (17). I numeri che abbiamo inserito in corrispondenza delle dimensioni costituiscono il punteggio del nostro Paese nella classifica generale.

Per ciascuna dimensione, sono presenti una serie composita di 18 indicatori complessivi (compresi i 4 sotto-indicatori di impatto):

  1. policy – policy framework (98), governance (97), implementation (98).
  2. portal – portal features (95), portal usage (100), data provision (87), portal sustainability (86).
  3. impact – awareness (100), measuring reuse (100), created impact (89) [political (56), social (100), environmental (100), economic (100)].
  4. quality – monitoring and measures (97), corrency and completeness, (60) DACT-AP compliance (94), deployment quality (75).

Nel caso dei singoli indicatori, il numero in parentesi indica la percentuale di implementazione, ottenuta attraverso la risposta ad un questionario con una serie di domande chiave su specifici aspetti.

Se alcune percentuali sono di più semplice lettura – quelle sulle policy, per esempio, dimensione sulla quale l’Italia ha lavorato molto, e da molto tempo; o, al contrario, quella sullo scarso impatto politico, fermo al 56%, o delle evidenti difficoltà che affrontiamo ancora sulla dimensione della qualità del datopiù complessi, e di difficile interpretazione, risultano i 100% sulla misurazione del riutilizzo, o sull’impatto sociale/ambientale/economico. Senza voler sminuire in alcun modo il percorso di questi anni – e la dedizione di tanti anche al di fuori dello specifico contesto lavorativo e degli specifici compiti “istituzionali” –, spesso l’impatto delle aperture nei singoli contesti è ancora scarso, perché i dati aperti, per incidere realmente “al 100%” hanno ancora necessità di arrivare alla totalità della popolazione: i dati aperti, infatti, sono uno strumento, a beneficio dell’intero contesto sociale, economico, politico e dello sviluppo della collettività, e, come tali, devono essere spiegati e “accompagnati” per poter essere utilizzati al meglio.

E, come abbiamo visto, uno sguardo più in dettaglio al Maturity Report ci convince che anche nelle dimensioni che appaiono consolidate servirebbe qualcosa in più: per esempio, all’interno delle policy, può essere sicuramente migliorato l’aspetto della governance del dato aperto, che potrebbe essere resa molto più efficiente, facendo sì che i dati aperti possano veramente essere una risorsa per il sistema produttivo del nostro Paese – considerando, tra l’altro, la centralità del tema anche nei nuovi modelli che le PA si stanno apprestando a implementare.

Giornate come gli Open Data Day e attività come gli hackathon – per quando a volte possano sembrare anacronistici – si rivelano, quindi, fondamentali per arrivare più capillarmente al territorio, e si pongono come necessari mezzi di comunicazione per illustrare le attività delle PA e coinvolgere chiunque nel riutilizzo del dato.

A nostro parere, è ancora presto per affermare che se ne possa fare a meno.

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