Open Data in Europa, ancora profonde differenze
La rilevazione Open Data Maturity in Europe 2016 evidenzia come siano aumentati in modo significativo i paesi che hanno adottato una specifica politica di open data nell’ultimo anno come ci sia anchechiaro aumento degli impatti politici economici e sociali dell’open data nella maggior parte dei Paesi UE, anche se persistono profonde differenze da Paese all’altro
21 Ottobre 2016
Nello iacono, Stati Generali dell'Innovazione
Dopo il primo rapporto Open Data Maturity in Europe 2015 il Portale Europeo dei dati traccia, con la rilevazione Open Data Maturity in Europe 2016, un nuovo bilancio sul tema dei dati aperti in ognuno dei 28 Paesi UE più Liechtenstein, Norvegia e Svizzera (EU28 +).
Il rapporto 2016 presenta interessanti spunti di riflessione(1):
- i paesi che hanno adottato una specifica politica di open data nell’ultimo anno sono passati da 23 nel 2015 a 28 nel 2016;
- si registra un chiaro aumento degli impatti dell’open data nella maggior parte dei Paesi UE, anche se persistono profonde differenze da Paese all’altro;
- gli impatti sociali rimangono decisamente bassi (26%);
- la maturità di portali nazionali è in aumento, anche se la riusabilità dei dati ha molti margini di miglioramento (60%), soprattutto se confrontata con l’incremento dei dataset pubblicati.
Nel Rapporto Open Data Maturity 2016 la maturità delle politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico attraverso i dati aperti viene misurata sulla base di due diversi indicatori chiave:
- Readiness, che valuta in che misura i paesi hanno adottato una specifica politica di Open Data, le norme di adottate (tra cui il recepimento della direttiva PSI) e la portata del coordinamento nazionale. Vengono valutati inoltre l’uso fatto delle risorse informative pubblicate in formato aperto, stimando l’impatto politico, sociale ed economico degli open data.
- Portal maturity, che invece prende in considerazione l’usabilità e le funzionalità del portale nazionale dei dati aperti di ogni Pese e il grado di riutilizzabilità degli stessi, misurato sia in termini di qualità dei dataset che di copertura dei diversi domini tematici.
La situazione generale fotografata dal Rapporto Open Data Maturity 2016 è ben sintetizzata dal grafico riportato nella figura di copertina, che riporta in ordinata il fattore Readiness e in ascissa Portal maturity, raggruppando i gli esiti dell’analisi in quattro cluster:
- I Beginners: Paesi che sono nelle prime fasi, sia in termini di politica nazionale dedicata al tema dei dati aperti che di completezza del portale nazionale.
- Followers: Paesi che hanno sviluppato con successo una politica Open Data di base e hanno aggiunto a funzioni più avanzate sul loro portale nazionale.
- Fast Trackers: Paesi che hanno implementato con successo politiche di Open Data, e che devono ancora affrontare un piccolo numero step successivi.
- Leader/ Trend Setter : Paesi che hanno messo in atto una politica di Open Data avanzata e strutturata tra i diversi domini tematici e diversi livelli amministrativi, realizzando portali nazionali altamente evoluti.
Rispetto alla situazione generale descritta dal Rapporto Open Data Maturity 2016 l’Italia, pur migliorando leggermente il proprio punteggio rispetto all’anno precedente, si colloca nella categoria dei Followers, perdendo qualche posizione rispetto al 2015.
Novità della pubblicazione del Rapporto Open Data Maturity 2016 è la disponibilità inoltre di una dashboard navigabile online, attraverso cui è possibile approfondire e scaricare i dati della rilevazione, confrontare i risultati e visualizzare le singole schede monografiche dedicate ad ogni Paese.
Molto interessante anche la predisposizione grafica di una scheda riassuntiva per Paese. Come sottolinea il commento su dati.gov.it, “sulla scheda di approfondimento dedicata all’Italia vengono citati come buone pratiche nazionali i progetti ISTAT e A Scuola di OpenCoesione . Il rapporto cita inoltre la definizione del profilo italiano per i dati pubblici italiani DCAT-AP_IT, il percorso partecipato di definizione delle Linee Guida Nazionali per la Valorizzazione del Patrimonio Informativo Pubblico 2016 e i webinar di dati.gov.it come buoni esempi di coordinamento nazionale sulle politiche di open data”.
Da rilevare come principali aree di miglioramento,
- rispetto alle politiche, l’assenza di una strategia nazionale pluriennale e di un approccio predefinito volto ad assicurare che i dataset pubblicati siano sempre adeguatamente aggiornati;
- rispetto all’usabilità del portale, la mancanza di funzionalità per contribuire;
- rispetto agli aspetti di usabilità dei dati, la mancanza di dati utili per il monitoraggio, come il numero di visitatori per mese, con un’articolazione per paese di provenienza, la percentuale di traffico generato (da umani e dalle macchine).
E’ questa, una situazione generale che colloca l’Italia come un Paese che sostanzialmente produce delle iniziative interessanti, ma che, anche a causa della mancanza di un programma nazionale organico e sistemico, stenta a incrementare il livello di impatto, con un impatto sociale valutato zero e un valore di impatto complessivo che ci colloca al ventesimo posto tra i Paesi analizzati.
Un aspetto che non deve essere sottovalutato, anche perché gli open data sono uno dei tasselli importanti della trasformazione digitale del Paese.
(1) Per questo articolo abbiamo tratto spunti da quanto pubblicato su dati.gov.it