Trenitalia e Trenìt: tra considerazioni e diritti fantasiosi

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La querelle tra Trenitalia e Trenìt non accenna ad affievolirsi, soprattutto per il richiamo mediatico che sta avendo a seguito del rilancio su social e blog della vicenda, tra chi cerca di trovare l’origine del problema e chi prova a condividere già qualche impressione. Abbiamo passato in rassegna i vari contributi emersi, e con il supporto di Vincenzo Patruno abbiamo fatto alcune considerazioni.

5 Agosto 2019

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Marina Bassi

Project Officer Area Ricerca, Advisory e Formazione FPA

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Vincenzo Patruno

Photo by Eutah Mizushima on Unsplash

La vicenda è nota. È rimbalzata prima sui social e poi è arrivata alla ribalta della cronaca grazie a questo articolo di Wired a cura del giornalista Riccardo Saporiti. Ripercorrendo brevemente i fatti, Trenitalia ha citato la Start-Up Trenìt! per aver utilizzato, secondo la stessa Trenitalia, in maniera impropria, i dati in tempo reale pubblicati sul portale viaggiatreno.it relativi alla circolazione dei treni sulla rete ferroviaria italiana.

Trenìt! ha dovuto pertanto sospendere temporaneamente il servizio, in alcuni casi a danno degli utenti che più o meno consapevolmente usufruivano quotidianamente dell’app per spostarsi, e questo fino a quando la vicenda non verrà del tutto chiarita. 

Chiarimento di cosa? Trenìt! sostiene che l’App utilizzi dati pubblici (o dati di interesse pubblico? Ne abbiamo parlato su Twitter), dati cioè che vengono da un soggetto pubblico quale Trenitalia (sostenendo che Trenitalia sia un soggetto pubblico).

Trenitalia, dal canto suo, ritiene che questo non sia consentito, in quanto i dati sono di sua proprietà (se abbiamo sostenuto che Trenitalia sia soggetto di diritto pubblico, allora varrebbe la regola degli high value dataset sostenuti dalla nuova revisione della Direttiva PSI. Per fare un ripasso, qui).

Ricordiamo che Trenìt! è un’app disponibile per sistemi Android e iOS che non solo è fatta molto bene, ma è anche molto utilizzata tanto che può vantare oltre 3 milioni di download.

A questo punto, serve fare chiarezza. Ci pensa Vincenzo Patruno, che ci fa sapere che ci sono considerazioni di tre tipi da fare su questa vicenda.

Una considerazione sull’etica

I dati pubblici, ossia prodotti da soggetti pubblici, vanno pubblicati come Open Data. Ricordiamo che Trenitalia Spa è un’impresa pubblica partecipata al 100% dal Gruppo FS – Ferrovie dello Stato italiano (a sua volta partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze). Questa è una cosa su cui tanti Paesi del mondo, attraverso i propri governi, stanno lavorando ormai da tempo.

Questo vale ovviamente anche per l’Italia, che ricordiamo è stata sin dall’inizio sempre presente ed attiva in tante iniziative legate all’open Government e all’Open Data. I dati sui trasporti poi sono sempre stati a ragione considerati di grande valore e di grande interesse collettivo. E non è un caso che qualche anno fa, per la precisione nel 2016, nasce l’iniziativa “Open Trasporti” che viene inserita nell’Action Plan dell’Open Government Partnership (mai partita seriamente purtroppo, quello che ne resta lo potete trovare qui).

Una considerazione sul valore economico

Si ritiene che valore legato al riuso di dati del settore pubblico potrebbe crescere dai 58 miliardi del 2018 ai 194 miliardi del 2030. Consentire il riuso di dati pubblici diventa quindi una grande opportunità per il mercato, che attraverso il riuso dei dati può generare servizi a valore aggiunto. Che è proprio quello che ha fatto Trenìt!; Trenitalia, proprio mentre scrivevamo questo articolo, ha sottolineato come Trenit! abbia fatto questa operazione “senza nessun accordo” (in “modalità Hacker”) e soprattutto come l’app di Trenit! va a generare grandi volumi di richieste che vanno ad impattare sui sistemi informatici di Trenitalia.

Questo è un motivo in più per attivare da subito un “portale developers”, in modo che gli sviluppatori possano utilizzare i dati sulla circolazione dei treni e fare così integrazione di servizi avvalendosi di una infrastruttura adeguata. Serve investire del denaro per fare questo? Certo! Un portale developers non si fa mai a costo zero. Ma questo vuol dire cominciare a fare Open Data in modo serio e professionale. Che è quello di cui abbiamo bisogno per sfruttare appieno le potenzialità dei dati.

Una considerazione sugli aspetti giuridici

Il contesto giuridico in cui ci troviamo non va sottovalutato. Lo affronta in modo puntuale Simone Aliprandi in questo suo blogpost che racconta come i termini d’uso pubblicati sul sito viaggiatreno.it siano abbastanza anomali, specie se consideriamo l’anno in cui ci troviamo. Nei termini d’uso non si parla, infatti, di dati (che invece sono il motivo della diatriba legale tra Trenitalia e Trenìt!) ma più genericamente di contenuti.

E qui Aliprandi ricorda come in realtà “i dati sono coperti da un diritto diverso rispetto al “classico” copyright: sono coperti dal cosiddetto “diritto sui generis”, un diritto che ha dinamiche ben diverse dal copyright che invece si applica ai contenuti.

Ma la chicca è decisamente questa, su cui Trenitalia si è decisamente superata: “Qualsiasi forma di link al sito www.ViaggiaTreno.it deve essere preventivamente autorizzata e non deve recare danno all’immagine e alle attività di Trenitalia Spa. È vietato il cd. deep linking ossia l’utilizzo, su siti di soggetti terzi, di parti del Servizio Internet o, comunque, il collegamento diretto alle pagine senza passare per la home page del Servizio Internet.”. Che vuol dire che non è possibile senza autorizzazione mettere alcun link (come ad esempio questo), al sito viaggiatreno.it.

A conclusione di queste prime considerazioni, che non accennano ad essere le ultime (e su cui continueremo a pubblicare aggiornamenti), non riusciamo comunque a rispondere alla domanda che resta nelle menti dei curiosi: i dati di interesse pubblico devono essere aperti? Questa domanda è valida, peraltro, anche alla luce degli ultimi chiarimenti di Trenitalia. Il dibattito resta aperto, consapevoli che apertura è riuso, riuso è valore.

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