Comuni e Conti chiari: l’analisi di Civicum

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Transparant

Foto di Luc De Leeuw

Presentando l’Analisi dei bilanci di 23 Comuni italiani rappresentativi per area geografica e dimensioni, in una lettura per politiche e in un’ottica di benchmarking, Civicum si fa portavoce di una nuova prospettiva: aiutare i cittadini a comprendere e valutare le scelte della propria amministrazione. Muoviamo verso l’amministrazione 2.0, eppure alcuni Comuni rispondono: “grazie, ma la trasparenza non ci interessa”, mentre l’auto-amministrazione si attesta al primo posto nelle voci di spesa corrente, con valore medio del 27%. Grandi assenti dai bilanci comunali, i derivati.

20 Gennaio 2009

Articolo FPA
Transparant

Foto di Luc De Leeuw

Presentando l’Analisi dei bilanci di 23 Comuni italiani rappresentativi per area geografica e dimensioni, in una lettura per politiche e in un’ottica di benchmarking, Civicum si fa portavoce di una nuova prospettiva: aiutare i cittadini a comprendere e valutare le scelte della propria amministrazione. Muoviamo verso l’amministrazione 2.0, eppure alcuni Comuni rispondono: “grazie, ma la trasparenza non ci interessa”, mentre l’auto-amministrazione si attesta al primo posto nelle voci di spesa corrente, con valore medio del 27%. Grandi assenti dai bilanci comunali, i derivati.


La Fondazione Civicum, riconoscendo al Ministro Brunetta l’impegno per la diffusione della cultura della trasparenza, gli ha chiesto di farsi paladino della riforma sul Bilancio degli enti locali.

C’è urgenza di un progetto di riforma della Legge sul Bilancio degli enti locali. Un documento finora incomprensibile, se non a un manipolo di tecnici, serve a poco. Gli stessi consiglieri comunali che lo approvano non ne capiscono nulla. I buchi nei conti dei Comuni su cui magistratura e media stanno indagando, dovuti a mala gestione, interessi privati, incompetenza finanziaria, disattenzione all’interesse pubblico, dimostrano che con questo bilancio non si controlla assolutamente niente. E’ un documento nato per inchiodare i singoli capitoli di spesa e non per rendere conto dei risultati”.
Con questa denuncia dello status quo, il presidente Civicum, Federico Sassoli De Bianchi ha aperto la presentazione dello studio "I rendiconti 2007 dei grandi comuni italiani", realizzato con il Politecnico di Milano, ricordando che “ogni città è diversa dalle altre e che i conti non servono a dare delle risposte definitive ma per fare delle domande intelligenti”.

I risultati della rilevazione sono stati analizzati in un’ottica di comparazione tra i 23 Comuni (18% della popolazione residente in Italia) che hanno accettato la sfida della trasparenza. Lo studio, rappresentativo di tutte le Regioni, escludendo la Valle d’Aosta con regole contabili proprie e non comparabili e la Calabria per la quale i Comuni di Catanzaro e Reggio Calabria si sono detti indisponibili insieme a Catania e Messina, riporta dati interessanti, integralmente disponibili sul sito Civicum insieme a una serie di sintesi e commenti.

I 23 Comuni analizzati hanno complessivamente un attivo patrimoniale di oltre 74,8 miliardi di euro e mezzi propri per oltre 65,9 miliardi di euro, a fronte di debiti per 28,9 miliardi di euro. I Comuni più indebitati risultano Roma con 8,5 miliardi di euro, Torino con 5,7 miliardi e Milano con  5,2.  I Comuni con il maggiore attivo patrimoniale in termini assoluti sono Roma con 16,7 miliardi di euro, Milano con 12,5, Napoli con 8,6 e Torino con 7,3. I torinesi risultano i cittadini più indebitati con 5.781 euro a testa seguiti dai milanesi con 3.997 euro. I meno indebitati sono i bresciani con 530 euro. Grandi assenti dalle voci di bilancio sono i derivati, su cui pure attualmente si è sollevato un gran dibattito e una grande apprensione.

Il Comune di Napoli risulta al secondo posto per le entrate comunali pro-capite, con 2300 euro, in cui la voce maggiore è quella dei trasferimenti correnti da Stato e Regione, seguendo Venezia con 2.617 euro, la cui voce maggiore è però quella dei tributi. Nel 2007, Napoli ha aumentato del 39% le proprie entrate a fronte della media nazionale al +10%. La posizione di Napoli è alquanto anomala poiché si colloca al secondo posto con 1.416 euro pro-capite nella classifica dei trasferimenti (correnti e conto capitale) da Stato e Regioni che vede nei primi 10 posti 5 città di Regioni a Statuto speciale: Trento con 1429 euro pro-capite, Bolzano con 1241, Palermo con 849, Trieste con 842, Sassari con 693 e Cagliari con 603.  All’ultimo posto con 308 euro pro-capite c’è L’Aquila che è anche il Comune con spesa pro-capite più bassa, con 995 euro annuali, nella classifica guidata da Venezia che spende 2.497 euro l’anno (di cui 2.176 per spese correnti) seguita da Trento con 2.387 euro, Napoli con 2.294 (di cui 790 destinati a investimenti) e Bolzano con 2.051.

Non mancano le segnalazioni di segno positivo: Brescia presenta un’entrata pro-capite di 1.546 euro, per 2/3 provenienti da dividendi azionari, collocandosi al primo posto per le entrate extra tributarie per abitante, con 1078 euro, seguita da Firenze, con 527 euro, e a fronte di una media di 323 euro. L’ultimo posto nella classifica va a Palermo con 100 euro. Palermo detiene anche l’ultima posizione per le entrate tributarie, 192 euro per cittadino, mentre a Bologna con 519 euro spetta il primo posto.

Decisamente poco rassicuranti i dati sui costi dell’auto-amministrazione, se si pensa che rappresentano la maggiore voce tra le spese correnti. Nel presentare i dati, Civicum raffronta il dato maggiormente virtuoso di Venezia, che per una spesa di 100 euro destina 20 alla gestione della propria macchina amministrativa e 80 ai servizi per i cittadini, a quello di Palermo che, all’estremo opposto, utilizza 40 euro per la burocrazia e 60 per i servizi al cittadino.
I curatori sostengono che nei Comuni analizzati hanno individuato 703 milioni di risparmi potenziali, attuabili se venissero da tutti applicate le stesse pratiche dei più virtuosi, arrivando a un risparmio complessivo del 20% sui costi di autoamministrazione. "Se questa situazione venisse confermata anche per gli altri Comuni d’Italia – concludono – potremo trovarci con risparmi possibili pari a oltre 3 miliardi solo nelle spese di amministrazione dei Comuni”.

 

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Sassoli De Bianchi riconosce che l’attuale struttura di bilancio per gli enti locali permette di identificare le voci di spesa e le ripartizioni tra investimenti, seppur attraverso una serie di analisi e raffronti e dunque non sempre in maniera diretta per il cittadino. “Ma non basta indicare la destinazione delle risorse pubbliche," continua. "Bisogna anche indicare gli obiettivi e assicurare che essi siano quantificabili e verificati. Un documento del genere, messo su internet a disposizione di tutti, non rappresenta un costo in più ma avvia un radicale rinnovamento nel modo di amministrare. Noi pensiamo che non possa che risultare gradito ai tanti amministratori pubblici che ogni giorno si impegnano con professionalità e senso del dovere. Anche per rispetto verso di loro noi chiediamo che venga valorizzato il loro lavoro, superando quella diffusa diffidenza che oggi accompagna il cittadino nei suoi rapporti con lo Stato. La diffidenza nasce dalla opacità.”

Sulla base di queste valutazioni Civicum, pur riconoscendo la necessità delle riforme fortemente richieste al Ministro Brunetta, lancia un appello immediato agli amministratori affinché accettino concretamente la sfida della trasparenza, adottando il modello di bilancio comunale elaborato con le principali aziende internazionali di consulenza, a partire dallo studio delle migliori pratiche internazionali. 5, in sintesi, i principi proposti: rendere conto delle spese e dei risultati della gestione rispetto agli obiettivi dell’azione di governo; prevedere una sezione introduttiva di sintesi e una parte di dettaglio per programma-servizio; corredare il testo di schede e tabelle quantitative; redigere il documento secondo i principi contabili internazionali e nazionali per l’Amministrazione pubblica; renderlo disponibile su internet e in lingua inglese.

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