Costi, sprechi e privilegi
Si sa che veder buttar via il cibo quando si ha fame è doppiamente doloroso, altrettanto è insopportabile constatare l’insieme stratificato dei privilegi che circondano la cosiddetta “casta” della politica. Ciascuna di queste “agevolazioni” ha avuto certamente un suo perché, magari anche razionale: la loro somma però è divenuta un mostro logico, oltre che politico e morale, specie in un momento di lacrime e sangue per le nostre tasche come questo. Eppure c’è qualcosa in questo assordante coro di sdegno, in queste centinaia di migliaia di fan che insultano gli “onorevoli” su Facebook, in questo proliferare di inchieste su quanto costa un cappuccino alla Buvette che mi lascia perplesso e che mi sembra stonato.
Provo a spiegarvi perché.
26 Luglio 2011
Carlo Mochi Sismondi
Si sa che veder buttar via il cibo quando si ha fame è doppiamente doloroso, altrettanto è insopportabile constatare l’insieme stratificato dei privilegi che circondano la cosiddetta “casta” della politica. Ciascuna di queste “agevolazioni” ha avuto certamente un suo perché, magari anche razionale: la loro somma però è divenuta un mostro logico, oltre che politico e morale, specie in un momento di lacrime e sangue per le nostre tasche come questo. Eppure c’è qualcosa in questo assordante coro di sdegno, in queste centinaia di migliaia di fan che insultano gli “onorevoli” su Facebook, in questo proliferare di inchieste su quanto costa un cappuccino alla Buvette che mi lascia perplesso e che mi sembra stonato.
Provo a spiegarvi perché.
Sarei meno perplesso se … se il privilegio, sotto forma di intoccabili ordini professionali, sotto forma di nepotismi e dinastie familiari, sotto forma di cooptazione non ammazzasse ovunque, nel nostro bel paese bloccato[1], qualsiasi forma di mobilità sociale. Ma ciascuno ha il suo di privilegio e se lo tiene stretto: dal permesso di parcheggio per gli handicappati, usato disinvoltamente anche se nell’auto c’è solo un gagliardo giovane e la nonnina è rimasta a casa, all’amico che all’occorrenza ci leva la multa; dal tesserino di giornalista esposto per non pagare l’ingresso al cinema o allo stadio, al cognato (paese di cognati il nostro…) che conosce un vicino di casa che ci fa avere la prenotazione dell’analisi o la visita medica senza aspettare. Insomma scandalizzarsi è giusto, scandalizzarsi per i nostri rappresentanti politici è doppiamente giusto, ma per favore non scagli pietre o pietruzze chi poi la sua strada di privilegio la cerca comunque: “tanto in Italia questo è il sistema!”.
Sarei poi meno perplesso se… se non vedessi una grande confusione tra cosa è spreco e cosa è costo: a furia di gridare sempre (solo gridare mi raccomando) allo spreco, rischiamo, come più volte abbiamo detto, che lo spreco vero, annidato sulle nostre spalle, ci sfugga e che prendiamo lucciole per lanterne additando al pubblico disprezzo quelli che sono normali costi della politica, che devono essere considerati, in un paese sano, costi della democrazia. Così resto basito quando si considera un privilegio che i nostri Deputati e Senatori abbiano un assistente parlamentare: non uno dovrebbero averne, ma una squadra intera! L’importante è che poi li usino per lavorare, per progettare, per capire la realtà complessa che viviamo e fare leggi giuste e, non ultimo, li tengano in regola pagandogli i contributi! Allo stesso modo mi preoccupo non poco quando vedo tagliare alla cieca tutti i costi dell’innovazione (consulenze, formazione, comunicazione) e poi non preoccuparsi se, solo per fare qualche esempio, tre uffici fanno la stessa cosa, se ad ogni piè sospinto si crea un nuovo organismo, se non c’è nessun obbligo di unione per i comuni piccolissimi, se si moltiplicano i dirigenti generali al centro dello Stato (ad esempio nella Presidenza del Consiglio dei Ministri) arrivando a proporzioni imbarazzanti tra “generali” e soldati.
Sarei infine meno perplesso se … se non vedessi continui stop and go (ma più stop che go) nell’infinito processo di introduzione di criteri di meritocrazia nella PA. E’ infatti il riconoscimento del merito il vero ed unico antidoto ai privilegi e alle caste. Non gridare all’untore, non linciare il deputato di turno per chiedergli poi un piacere appena si avvicina, ma veramente riconoscere sempre ed ovunque il merito e l’impegno: questo farebbe la differenza. Non ho letto ancora il testo definitivo del “correttivo” della riforma Brunetta, ma se davvero spostasse al prossimo contratto tutto il sistema delle fasce di valutazione darebbe in questo senso, a mio parere, un pessimo segnale.
Resto quindi con le mie perplessità e me le porto con me in vacanza: con questo numero infatti, come di consueto, chiudiamo la nostra newsletter per il mese di agosto. A tutti voi, cari amici e lettori, un sincero augurio di passare, ovunque siate o andiate, bei momenti: allegri, sereni, visionari, avventurosi, appassionati…