Data visualization: imparare dalla crisi per rafforzare la comunicazione pubblica

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Spesso nella narrazione politica e giornalistica si fa riferimento al Covid19 come al “nemico invisibile”. In casi come questo le infografiche, cioè la rappresentazione dei dati attraverso elementi visuali, sono molto più efficaci di qualunque altro tipo di narrazione.

19 Marzo 2020

A

Gianfranco Andriola

Learning content manager di FPA

Photo by Tobias on Unsplash - https://unsplash.com/photos/CyX3ZAti5DA


Quando per la maggior parte di noi il Coronavirus era ancora qualcosa di lontano che stava avvenendo in una remota provincia cinese, la prima percezione di pericolo è arrivata guardando l’allargarsi, giorno dopo giorno, dei cerchi rossi sullo sfondo scuro di questa mappa:

Si tratta della dashboard elaborata dal Center for Systems Science and Engineering della Johns Hopkins University, condivisa per la prima volta il 22 gennaio 2020 e diventata presto il riferimento globale a cui guardare per comprendere la portata del fenomeno.

Comprendere l’emergenza Coronavirus attraverso la data visualization

Inizialmente sviluppata per fornire a ricercatori e autorità sanitarie uno strumento di comprensione del fenomeno epidemiologico, questa rappresentazione grafica è diventata presto parte della narrazione giornalistica sul Coronavirus, anche in ragione di almeno due caratteristiche peculiari della mappa e una del fenomeno: il tempismo, grazie a un puntuale lavoro di ricerca sulle fonti, in alcuni casi infatti questa grafica ha riportato Paesi appena infetti prima ancora che lo facesse l’Organizzazione Mondiale della Sanità; l’estetica, la scelta di utilizzare una palette grafica dove l’incombenza del pericolo fosse percepita immediatamente attraverso il contrasto tra il rosso dei focolai e il nero della mappa ha certamente reso più immediato il messaggio comunicato dalla dashboard; e infine la non visibilità dell’epidemia rappresentata.

Rispetto ad altri fenomeni la diffusione di una epidemia mal si presta ad essere “fotografata”, spesso infatti nella narrazione politica e giornalistica si fa riferimento al Covid19 come al “nemico invisibile”. In casi come questo le infografiche, cioè la rappresentazione dei dati attraverso elementi visuali, sono molti più efficaci di qualunque altro tipo di immagini.

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L’importanza dei dati certificati in formato aperto

Probabilmente partendo da queste considerazioni, unite alla necessità di allargare la base di conoscenza sulla diffusione Covid-19 per ragioni sanitarie, le organizzazioni pubbliche internazionali ed internazionali si sono mosse in questa stessa direzione.

L’European Centre for Disease Prevention and Control e il Dipartimento della Protezione Civile italiano hanno quasi contemporaneamente pubblicato delle mappe aggiornate con cadenza quotidiana sulla diffusione del virus. Entrambi questi istituti inoltre hanno compiuto un passo successivo, unendo alla pubblicazione delle mappe della diffusione il rilascio dei dati in formato aperto che le alimentano.

La messa a disposizione dei dati certificati e aperti sulla diffusione del Coronavisus è un passaggio chiave, che da un lato abilita a chiunque la possibilità di rielaborarli secondo le proprie capacità e necessità, e dall’altro permette agli enti pubblici e ai rispettivi governi di essere trasparenti rispetto alla diffusione del fenomeno, rendendo i cittadini pienamente consapevoli della sua portata. Così come la diffusione del virus è diventata globale, la disponibilità delle informazioni in formato aperto ha abilitato nuove letture e nuovi livelli di analisi sul Coronavirus e sulle conseguenze delle misure restrittive adottate dai Paesi.

Our world in data

Ad esempio Our world in data, portale che si pone il compito di rendere accessibile e comprensibile la conoscenza sui grandi fenomeni internazionali attraverso la data visualization, dedica in questi giorni un lungo speciale all’impatto che il virus sta avendo nel mondo. Total confirmed cases of COVID-19 è tra le sue grafiche dinamiche più riuscite e mostra la rapidità con cui il Covid-19 si sta diffondendo nei diversi Paesi.

The Economist

Anche il settimanale di informazione economica The Economist ha scelto di raccontare il modo in cui le misure restrittive adottate nella principali città del mondo hanno inciso immediatamente sul traffico pedonale, rappresentando i dati in tempo reale di Google Maps della scorsa settimana. In percentuale, Roma è stata la città che più di ogni altra ha visto ridursi il numero di persone in giro per strada, anche a fronte dell’esponenziale aumento dei casi in Italia.

Huffington Post

La stesse strategia di contenimento della pandemia da Coronavirus sembra essere stata compresa proprio attraverso la sua rappresentazione grafica. Il cosiddetto grafico flatten the curve (in italiano “abbatti la curva”) mostra in modo semplice e intuitivo l’importanza di adottare misure restrittive per diluire il più possibile nel tempo la diffusione di un’epidemia, dando così modo al sistema sanitario di reggere senza andare in crisi, occuparsi di tutti i malati senza finire al collasso. Tra gli altri, il tema è stato trattato in maniera particolarmente approfondita alla versione canadese dell’Huffington Post.

Internet ha celebrato l’efficacia del grafico flatten the curve con la massima onorificenza attribuita alla cultura di massa contemporanea, cioè trasformandolo il grafico in una variazione sul tema del celebre meme distracted boyfriend.

Una lezione da apprendere per la comunicazione publica

La crisi aperta dal Covid-19 costringe in questi giorni cittadini e istituzioni a confrontarsi con soluzioni inaspettate, che fino a poche settimane fa sembravano tutt’altro che urgenti. La pubblica amministrazione in particolare sta facendo i conti con una improvvisa necessità di smart working per permettere agli enti pubblici di continuare ad assolvere alla proprie funzioni indispensabili; scuole e università si trovano costrette ad adottare in pochi giorni modelli didattici di elearning senza una consolidata base di attrezzature software e hardware per la didattica a distanza; le giunte, i consigli comunali, provinciali e delle città metropolitane potranno votare in video conferenza per la prima volta, evitando così di paralizzare l’attività amministrativa. Una crisi di questa portata può essere occasione per ripensare le modalità di lavoro, apprendendo dalla sperimentazione, forzata dal momento storico, per adottare nuovi metodi di lavoro e nuovi paradigmi di riferimento.

La comprovata efficacia della rappresentazione grafica dei dati, unita alla contestuale disponibilità in formato aperto dei dati che vengono rappresentati, sperimentata con successo in questi giorni di crisi dalla pubblica amministrazione, potrebbe essere essere messa a sistema fino a diventare un elemento proprio della comunicazione pubblica. Alcuni enti hanno già iniziato ad adottare da tempo la data visualization per rafforzare la propria mission istituzionale.

OpenBDAP

È l’esempio di OpenBDAP, portale realizzato dalla Ragioneria Generale dello Stato che – oltre a mettere a disposizione i dati della Finanza Pubblica della Banca Dati Amministrazioni Pubbliche – rappresenta in maniera chiara, trasparente e accessibile i dati sul bilancio dello stato attraverso infografiche dinamiche, dando modo a tutti i cittadini italiani di capire come vengono distribuite le entrate e le spese del Bilancio dello Stato.

Open ricostruzione

Open ricostruzione, invece, consente di seguire in maniera semplice e accessibile gli interventi e le donazioni per la ricostruzione in Emilia-Romagna a seguito del sisma del 2012, mostrandone la natura e la geolocalizzazione su mappa.  I dati sono esposti in formati aperto sul sito e aggiornati con cadenza mensile.

Continuando su questa strada e capitalizzando le esperienze virtuose come quelle appena descritte, la data visualization potrebbe diventare prassi, uno degli strumenti a disposizione della comunicazione pubblica per portare a compimento la trasparenza amministrativa.

La data visualization per la trasparenza e l’accountability

Rendere le informazioni non solo accessibili ma anche fruibili, comprensibili e, se non accattivanti, quantomeno gradevoli da navigare diventa una condizione necessaria per permettere di elevare trasparenza ad accountability. Cioè per accelerare un processo di apertura della pubblica amministrazione attraverso cui cittadini, associazioni di categoria e imprese – davvero consapevoli dell’andamento delle politiche pubbliche, dei budget allocati e dei risultati raggiunti – possano esercitare forme di controllo sui decisori pubblici, premiando le pratiche più virtuose e penalizzando quelle inefficaci.

Gli utenti sono ormai abituati a navigare i dati attraverso le infografiche. Accade quando si consulta l’home banking, quando si utilizza un’App per il monitoraggio dell’attività sportiva, quando si guardano le previsioni del meteo. Gli sviluppatori hanno imparato da tempo che ripensare l’informazione in forma grafica è il modo migliore per vincere la naturale pigrizia che coglie un po’ tutti di fronte a numeri e tabelle. Proprio partendo da queste abitudini ormai consolidate nei cittadini la pubblica amministrazione potrebbe fare propria questa modalità di restituzione dei dati, adottando modelli di accountability che prevedano l’utilizzo della data visualization. Non servono grandi investimenti tecnologici, molti dei tool dedicati sono disponibili a prezzi contenuti, così come la normativa italiana è piena di riferimenti diretti all’ulteriore incremento della trasparenza della macchina amministrativa.

Quello che invece ancora manca alla pubblica amministrazione è innanzitutto una visione condivisa della necessità di rendere più democratica e accessibile l’informazione sull’andamento delle politiche pubbliche, unita al rafforzamento delle competenza digitali dei dipendenti pubblici, che – in questo caso – sono essenziali non sono per realizzare progetti di divulgazione basata sull’utilizzo delle infografiche, ma anche per immaginare strategie di comunicazione pubblica che la integrano sfruttando appieno le sue potenzialità.

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