Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo di Annalisa Gramigna, esperta di comunicazione pubblica.
Foto di Jose Téllez
A Reggio Emilia si cambia registro. Va in scena la responsabilità sociale della società civile raccontata da cittadini, associazioni, imprese, scuole e parrocchie che hanno aderito a I reggiani per esempioinviando loro iniziative, progetti ed esperienze.
20 Gennaio 2009
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo di Annalisa Gramigna, esperta di comunicazione pubblica.
Foto di Jose Téllez
A Reggio Emilia si cambia registro. Va in scena la responsabilità sociale della società civile raccontata da cittadini, associazioni, imprese, scuole e parrocchie che hanno aderito a I reggiani per esempioinviando loro iniziative, progetti ed esperienze.
Come molte delle città italiane anche Reggio Emilia è cambiata radicalmente in questi ultimi dieci anni: la popolazione è aumentata anche grazie ai flussi migratori; sono aumentate le famiglie monoparentali composte, soprattutto, da anziani soli. La sensazione di insicurezza e di precarietà, dovuta a differenti concause, si va progressivamente diffondendo e rapidamente attacca e corrode la fiducia reciproca, la capacità di accoglienza, la voglia di prendere in carico -anche nel micro- la propria città.
Con I reggiani per esempio l’amministrazione comunale ha lanciato alla città un messaggio preciso legato all’idea che la “dimensione sociale” sia per i suoi cittadini e per le sue istituzioni un valore. Il messaggio è sintetizzato dalle parole della campagna di comunicazione: “Più siamo meglio è” e “La città ringrazia chi la rende migliore”. Da una parte si sottolinea la positività e l’importanza del fatto che ci siano tanti cittadini i quali, in forma singola o associata, siano in grado di ‘pensare al plurale’ dimostrando di sentirsi parte del contesto in cui vivono, lavorano, imparano, ecc. Dall’altra parte si sottolinea il valore che questa realtà, già di per sé positiva, assume per la collettività: ‘l’intelligenza etica’ come risorsa.
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L’amministrazione comunale ha invitato le imprese, le parrocchie, le scuole ma anche i singoli cittadini a raccontare esempi, anche piccoli, di responsabilità sociale, forme di solidarietà e azioni di cittadinanza attiva. E la città ha risposto inviando, in soli due mesi, oltre 300 progetti che mostrano come ognuno, nei propri panni di genitore, datore di lavoro, volontario, insegnante, ecc. è in grado di prendersi cura, insieme agli altri o anche in totale autonomia, dei ‘beni comuni’. Il presupposto è quello di riconoscere un ruolo significativo alle persone, alla loro identità e ai loro bisogni.
E’ interessante che una delle città italiane a maggior capitale sociale faccia leva sulla responsabilità della società civile non considerando affatto scontato che la città percepisca questa sua caratteristica identitaria e non dando per scontato che i cittadini si rendano conto di essere ancora una comunità ‘come una volta’ dove le persone, anche se parlano una lingua diversa, possono contare le une sulle altre. In fondo anche a Reggio Emilia esiste un Assessorato alla Sicurezza Urbana e si tende a percorrere la strada della legalità per rispondere alle esigenze di sicurezza della città. Evidentemente rimane la sensazione che questa strada, pur necessaria, sia spesso una scorciatoia che risolve questioni contingenti ma non è in grado di trovare soluzione ad una sensazione di paura più profonda che, anzi, si acuisce nella costruzione di muri che separano i ‘buoni’ dai ‘cattivi’.
E così giovedì 18 dicembre al Teatro Ariosto di Reggio Emilia la città è stata invitata ad ascoltare le ‘buone notizie’ raccolte, per l’occasione, anche in un giornalino distribuito a tutti i presenti all’iniziativa. Padrino dell’evento il premio Nobel Dario Fo e, con lui sul palco, uno storico, Andrea Romano, una psicologa, Roberta Mineo, Monsignor Nicolini e Teresa Petrangolini, Segretario di Cittadinanzattiva. Insieme a loro i reggiani presi ad esempio che hanno portato la testimonianza della loro esperienza diretta. Sono state tre ore di ‘politica e di religione civile’, come ha avuto occasione di dire il Direttore Generale del Comune, Mauro Bonaretti, parlando di storie vere, spesso emozionanti, che hanno toccato con sincerità i valori di fondo dell’essere persone e cittadini.
La convinzione espressa chiaramente dal Sindaco Graziano Delrio è che la cittadinanza attiva vada sostenuta, valorizzata, riconosciuta. Il Sindaco ha espresso questa idea in modo chiaro: “… Queste persone dimostrano che ci sono strade semplici ed esistono risorse naturali per favorire la giustizia sociale. Il compito delle istituzioni è quello di valorizzare questi soggetti, di imparare dalle loro storie, di sostenere la loro attività. Questi soggetti sono agenzie formative naturali. Sono straordinarie opportunità per favorire la coscienza di cittadinanza e le ragionevoli speranze di giustizia. Occorre costruire con questi soggetti un patto di reale sussidiarietà orizzontale, favorendo l’emergere di questa consapevolezza e sviluppando insieme un programma per la giustizia sociale e la dignità.”
A Reggio Emilia sono le storie quotidiane che fanno “politica in senso ampio”, come dice il Sindaco, “nel senso della polis ovvero delle persone protagoniste della comunità. … La politica deve credere che nelle persone ci sono risorse e attingere dalle esperienze di protagonismo civile di chi lavora perché i nostri figli vivano in un mondo migliore”.
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