La frontiera del crowdfunding civico
"Voglio raccontarvi una storia che parte da due città americane, New York e Detroit, e da lì porta un modello a diventare un possibile elemento generatore di sviluppo a livello globale. Non sto parlando di un modello in carne ed ossa ma di una metodo che si pone come alternativa sostenibile alla scarsità di capitali che colpisce la pubblica amministrazione, ma non solo". Così inizia il contributo di Alessio Barollo, architetto e co – autore con Daniela Castrataro di un interessante lavoro su un possibile modello di finanziamento di comunità per l’Italia. La partecipazione della PA – sostiene – è imprescindibile. Ci prepariamo così ad uno dei temi al centro della Giornata della Cittadinanza Attiva a FORUM PA 2013.
13 Maggio 2013
Alessio Barollo
Voglio raccontarvi una storia che parte da due città americane, New York e Detroit, e da lì porta un modello a diventare un possibile elemento generatore di sviluppo a livello globale. Non sto parlando di un modello in carne ed ossa ma di una metodo che si pone come alternativa sostenibile alla scarsità di capitali che colpisce la pubblica amministrazione, ma non solo.
Nel 1884 la Statua della Libertà era pronta per essere inviata negli USA, ma all’ultimo l’amministrazione americana non aveva i fondi sufficienti per realizzare il piedistallo necessario a sostenere il simbolo americano. La situazione si sbloccò solo grazie a Joseph Pulitzer che attraverso il suo giornale riuscì a creare quella che oggi chiameremmo una community, a informarla sulla forza e sulla necessità dell’opera pubblica raccogliendo cosi, tramite un finanziamento dal basso, 100.000 $ in 5 mesi attraverso 120 mila micro-donazioni. Il risultato più importante di questa operazione non fu tanto quello di vedere la statua vegliare su NYC quanto quello di instaurare un legame fra l’opera pubblica e i cittadini che avevano contribuito ad essa.
Con un salto temporale arriviamo a Detroit 2011, dove a un gruppetto di cittadini venne l’idea di trovare un nuovo simbolo per la città e la scelta cadde su Robocop, il celebre personaggio di fantascienza dei film dei primi anni ’90. In breve tempo iquesto gruppo riuscì a coinvolgere un insieme sempre più nutrito di persone, a tal punto che gli ideatori decisero di provare a finanziare il progetto inserendolo su Kickstarter (la piattaforma che ha reso famoso il crowdfunding). Come risultato, in poche settimane, vennero raccolti più di 60.000 $.
In questo secondo caso – a mio parere per fortuna – il buon gusto del sindaco e di tutti gli altri cittadini impedì la costruzione di questo simbolo “alternativo”. Nel secondo esempio l’elemento da ricordare non tanto è il risultato della campagna crowd quanto la forza, anche finanziaria, che una community locale è riuscita a generare attorno ad un’idea.
Queste due storielle contengono tutti gli elementi che contraddistinguono il Crowdfunding Civico:
- la forza che un’idea porta con se
- la scarsità di risorse finanziarie a disposizione dei governi locali
- il legame affettivo verso il territorio e la comunità e il senso di appartenenza che un progetto comune contiene
- il rafforzamento dei legami e del senso di appartenenza ai luoghi pubblici da parte del cittadino
E’ vero che possiamo comunicare, interagire, lavorare con chiunque virtualmente, ma questo non significa che abbiamo una vera e propria relazione. Le comunità locali sono posti che possono incentivare collaborazione e innovazione, portando off line le community formatesi on line. Se una piccola business o un progetto locale cerca fondi, è improbabile che li trovi nel mercato globale. Perché una persona di Buenos Aires dovrebbe finanziare l’apertura di un fornaio nella provincia di Roma? Si capisce che questo ragionamento applicato al civic crowdfunding ha ancora più senso: si hanno molte più possibilità ed ha molto più senso raccogliere fondi per la costruzione di un ponte pedonale nel centro di Rotterdam attraverso la comunità locale piuttosto che facendo appello alla comunità globale presente sul web. Non si tratta di capitale sociale ma di capitale relazionale, non si tratta di grandi reti, ma di tante piccole e significative relazioni che vanno a formare comunità fortemente legate.
I dati delle piattaforme e dei progetti di crowdfunding civico sono ancora troppo pochi per poter riportare dei trend significativi, però un presupposto sembra essere la partecipazione della PA come promotore, validatore e co-finanziatore dei progetti. E’ importante sottolineare, infatti, che il metodo considerato va a proporre un match-funding fra PA, cittadini e associazioni per la realizzazione di opere di interesse comune.
Sulla base di tutti questi presupposti ho scritto con la collaborazione di Daniela Castrataro (@danielacast) una proposta per poter applicare il civic crowdfunding in Italia attraverso una piattaforma che integri il sistema crowdsourcing, crowdvalidation e crowdfunding. Il modello si va ad inserire quindi nel mondo della pianificazione urbana, proponendo una possibile soluzione alla scarsità di capitali delle amministrazioni locali e avviando processi di progettazione partecipata, alfabetizzazione digitale e feedback fra i portatori d’interesse. Basandoci sulla definizione secondo cui lo sviluppo è generato da processi innovativi che derivano dall’interazione di quattro forze guida: idee, istituzioni, popolazione e capitale umano (espresso da istruzione e ricerca), ci proponiamo di far interagire questi quattro elementi in modo innovativo. L’obiettivo non è tanto dimostrare come si possa facilmente finanziare una qualsiasi idea. Si tratta piuttosto di rendere evidente come il legame idea-progetto-risultato possa funzionare come strada alternativa per il finanziamento di opere pubbliche.
L’intero report – comprensivo anche dei modelli crowd utilizzati e vari esempi applicativi – è disponibile gratuitamente QUI