La diffusione di manufatti realizzati con l’IA può rischiare di alimentare meccanismi di disinformazione che, amplificati dai social media, si diffondono a velocità esponenziale, creando un clima di incertezza e di sfiducia in grado di impattare negativamente sui processi democratici e sulla percezione che le persone hanno del rispetto dei propri diritti. Come salvaguardare i principi democratici e recuperare il senso di comunità? Ne parliamo in questo talk moderato grazie al contributo di Corrado Giustozzi, Founding partner e security strategist di Rexilience e componente del Consiglio Direttivo di Clusit, Katia Scannavini, Vicesegretaria Generale di ActionAid, e Gianluca Sgueo, SciencesPo – Ecole d’Affaires Publiques
25 Ottobre 2024
Il diffondersi delle tecnologie digitali rappresenta un’opportunità tangibile per rafforzare la partecipazione civica e creare valore pubblico. L’intelligenza artificiale, insieme ai social media, ha trasformato il modo in cui i cittadini partecipano alla vita pubblica: se durante il Web 1.0 gli utenti erano consumatori passivi di informazioni, con il Web 2.0 sono diventati prosumer, ovvero produttori e consumatori di contenuti. Oggi, grazie ai social media, siamo anche partecipanti attivi nella costruzione di opinioni e consenso collettivo. È questa la premessa che ha dato il via al talk “Quale digital democracy nell’era dell’intelligenza artificiale?” nell’ambito della “Maratona FORUM PA. Smart Life Festival 2024”, moderato da Gianni Dominici, Amministratore Delegato di FPA, con l’intervento di Corrado Giustozzi, Founding partner e security strategist di Rexilience e componente del Consiglio Direttivo di Clusit, Katia Scannavini, Vicesegretaria Generale di ActionAid, e Gianluca Sgueo, SciencesPo – Ecole d’Affaires Publiques.
Questa evoluzione ha portato la società verso un modello di comunicazione più bidirezionale e partecipativo rispetto al passato, ha sottolineato Corrado Giustozzi che avverte anche dei rischi:
“Non è vero che Internet è di tutti e democratica: ci sono fasce della popolazione che ancora non sono attive e rischiano di diventare i discriminati di questo nuovo mondo”.
Inclusività e accesso alle tecnologie
Per garantire una vera democrazia partecipativa, è fondamentale assicurare l’accesso universale alle tecnologie digitali. Katia Scannavini ha evidenziato come le tecnologie digitali – se adeguatamente gestite – possano essere strumenti di democratizzazione, facilitando un contatto diretto tra cittadini e istituzioni e promuovendo un processo democratico più trasparente e inclusivo. “Le tecnologie possono davvero rappresentare un processo di democratizzazione in sé, ma devono essere inclusive e orientate al bene comune”.
Grazie alle piattaforme digitali, oggi è possibile raccogliere firme e sostenere iniziative in modo molto più rapido e inclusivo. Si pensi, ad esempio, ai referendum di iniziativa popolare, facilitati dalle tecnologie digitali, che rappresentano un’opportunità agile e concreta per permettere ai cittadini di esprimere le proprie opinioni e partecipare alla costruzione delle politiche pubbliche.
Decentramento del potere dell’informazione
Le tecnologie digitali permettono di redistribuire il potere dell’informazione, storicamente nelle mani di pochi attori influenti. Grazie agli influencer e ai creatori di contenuti, oggi il potere di informare e plasmare il dibattito pubblico sta diventando sempre più diffuso e accessibile. E questo contribuisce a una maggiore diversità e pluralità di voci, di punti di vista, a beneficio dell’intero processo democratico che diventa così più rappresentativo e partecipativo.
Scannavini ha sottolineato la responsabilità del terzo settore e dei cittadini nel rendere gli spazi della comunicazione digitale sicuri e inclusivi, mirando sempre al bene comune.
“Il potere della comunicazione deve essere decentrato per includere anche le voci che spesso sono escluse dal dibattito pubblico”.
Il ruolo del design nelle piattaforme di partecipazione
Gianluca Sgueo ha introdotto l’importanza del design nelle piattaforme di partecipazione. Il design delle tecnologie digitali commerciali si basa su semplicità, velocità e singolarità, ma questi principi non possono essere applicati direttamente alle piattaforme di partecipazione democratica. Le interazioni democratiche richiedono negoziazioni e compromessi, elementi che non possono essere ridotti a un’esperienza immediata e individuale.
“Il design del servizio pubblico non può seguire lo stesso modello delle piattaforme commerciali, perché un processo democratico è per sua natura complesso e fatto di compromessi”, ha affermato Sgueo.
Accettando questa visione, i cittadini possono sperimentare una maggiore soddisfazione, percependo la partecipazione come un vero processo di costruzione collettiva.
Il ruolo cruciale delle competenze digitali
Gianluca Sgueo evidenzia anche la rapida obsolescenza delle competenze digitali, che richiedono aggiornamenti costanti a causa dell’evoluzione veloce delle tecnologie, implicando un apprendimento continuo
“Le competenze digitali devono essere costantemente aggiornate, perché la tecnologia evolve troppo velocemente per permettere di rimanere fermi”.
La sfida delle filter bubble: inclusione digitale e progetti di semplificazione
Le filter bubble rappresentano un’altra sfida decisiva per la democrazia digitale. Gli algoritmi tendono a creare bolle di informazione che rinforzano le nostre convinzioni preesistenti, riducendo la possibilità di confrontarsi con punti di vista diversi. È un approccio altamente rischioso, che occorre cercare di evitare il più possibile, perché può avere effetti negativi sulla qualità del dibattito pubblico e sulla capacità dei cittadini di sviluppare un pensiero critico.
Scannavini ha evidenziato anche un aspetto di discriminazione di genere: la maggior parte degli algoritmi che governano le piattaforme digitali sono sviluppati da uomini, il che può portare a una rappresentazione distorta della realtà e a una perpetuazione delle disuguaglianze di genere. “Gli algoritmi non sono neutrali e possono riprodurre le stesse disuguaglianze di genere che vediamo nella società”, ha ricordato.
Nonostante i rischi associati alle tecnologie digitali, esistono molte opportunità per utilizzarle in positivo. Fra gli esempi più virtuosi, il progetto “Aware You”, che mira a esplorare come l’intelligenza artificiale possa semplificare la partecipazione, rendendo le piattaforme più accessibili per categorie vulnerabili come anziani, persone con disabilità e persone con background migratorio.
“L’intelligenza artificiale può essere utilizzata per semplificare senza banalizzare, rendendo la partecipazione accessibile a tutti”.
Solo attraverso una costante attenzione all’inclusività e alla formazione digitale possiamo garantire una partecipazione democratica flessibile ed effettiva in un contesto tecnologico e sociale in così rapida e inarrestabile evoluzione.