Open data in emergenza, per rilanciare partecipazione e informazione

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La partecipazione civica in periodi di emergenza come quello che stiamo vivendo assume nuovo peso e nuovo valore. Passa necessariamente dallo sviluppo e dall’utilizzo di piattaforme digitali e rende ancora più evidente l’importanza della condivisione dei dati. Ne abbiamo parlato con Matteo Fortini, Assessore del Comune di Cento e tra i promotori della piattaforma Covid19Italia Help, e con Isaia Invernizzi, giornalista de L’Eco di Bergamo

15 Maggio 2020

S

Michela Stentella

Content Manager FPA

C

Maurizio Costa

Content Officer FPA

Photo by Patrick Amoy on Unsplash - https://unsplash.com/photos/0Vc8UJenzm0

In questo periodo ci siamo trovati per la prima volta di fronte a un’emergenza globale che ha colpito tutti, dentro e fuori la PA. Una situazione di crisi mai vista che, tuttavia, ha aperto e creato molte occasioni per la partecipazione civica, mettendo tra l’altro in luce, anche in questo campo, la centralità del digitale e della condivisione dei dati, essenziali per capire il contesto in cui stiamo vivendo e poter sviluppare azioni e decisioni sulla base della conoscenza. Di questo abbiamo parlato in una intervista con Matteo Fortini, assessore del Comune di Cento (dove ha le deleghe all’Associazionismo e Volontariato, Bilancio, Finanze, Tributi, Controllo di Gestione, Servizi ai Cittadini, Servizio Sistemi Informativi, Comunicazione e Promozione Territorio) e con Isaia Invernizzi, giornalista de L’Eco di Bergamo, che sul data journalism (il giornalismo basato sui dati) sta impostando già da tempo il suo lavoro.

Ascolta l’intervista in podcast


“La partecipazione – esordisce Fortini – è centrale soprattutto in periodi di emergenza come quello che stiamo vivendo perché consente di creare senso di comunità e appartenenza e serve anche ad orientare l’azione pubblica sulle reali esigenze e domande delle persone. In questo periodo abbiamo visto molte esperienze, nate e diffuse attraverso la Rete, dalle raccolte fondi al supporto psicologico, dai flash mob allo scambio di doni a distanza, come offerta di arte e cultura per vivere meglio questi momenti o attività di formazione. Molte aziende poi hanno sviluppato progetti online di utilità quotidiana, come strumenti per vedere dove c’è meno fila o dove si possono trovare le mascherine. Senza dimenticare che la rete permette una partecipazione a livello mondiale”.

In questo contesto è nata la piattaforma Covid19Italia Help (che vi abbiamo già presentato in un podcast della rubrica di Gianni Dominici 60 secondi di innovazione), sulla scia di una precedente esperienza avviata nel 2016, che è TerremotoCentroItalia. Un progetto aperto (che vede come partner ActionAid), in open source, che produce open data, si basa sull’etica del civic hacking e sul lavoro di volontari (sviluppatori, comunicatori, editor, associazioni), e al quale tutti possono partecipare, inviando segnalazioni, richieste di aiuto, oppure scaricando i dati messi a disposizione e riutilizzandoli.

“Abbiamo già raccolto duemila segnalazioni nel giro di tre mesi – sottolinea Fortini – e stanno nascendo piattaforme analoghe anche in altri Paesi, come Grecia e Portogallo, ai quali abbiamo dato una mano per partire”.

Dati aperti, dunque, dati condivisi, dati che aiutano a capire la realtà e a prendere decisioni. Un tema che può cambiare anche l’approccio all’informazione nei media più “tradizionali”, come emerge dall’intervista a Isaia Invernizzi, giornalista dell’Eco di Bergamo, una delle città e delle provincie che più drammaticamente ha vissuto l’epidemia da Covid-19.

Proprio in questa emergenza è nata un’importante inchiesta di data journalism pubblicata dell’Eco di Bergamo, che ha avuto anche rilevanza internazionale. Un’inchiesta che è partita e si è potuta realizzare grazie alla rete nata tra i sindaci dei comuni della Provincia, che hanno messo a disposizione i dati sui decessi nel loro territorio.

“Fin dall’inizio dell’epidemia – ci racconta Invernizzi – i sindaci della provincia segnalavano dati molto più gravi rispetto a quelli comunicati per le vie ufficiali. Abbiamo quindi avviato un’inchiesta per ricostruire il numero esatto dei decessi nei mesi di gennaio, febbraio e marzo e confrontarli con quelli degli anni precedenti. E lo abbiamo fatto in pochi giorni grazie alla collaborazione di tutti i 243 comuni bergamaschi. È emerso che, nel solo mese di marzo in provincia sono morte per tutte le cause 5.700 persone contro le 900 dello scorso anno (marzo 2019) e di queste 4.800 sono riconducibili al coronavirus. Più del doppio delle morti non erano state registrate dai dati diffusi fino a quel momento. Questo progetto è stato poi replicato in altre province lombarde e abbiamo messo a disposizione di tutti i dati, che sono stati scaricati e utilizzati anche all’estero, per esempio dall’Economist, dal New York Times, dalle Università di Chicago e di Basilea”.

In conclusione, appare evidente l’importanza di collaborare e fare rete tra PA, civic hacker, giornalisti, in modo continuativo e non solo in tempo di emergenza, per favorire una partecipazione e un’informazione basata su dati aperti e soprattutto uniformi.

A FORUM PA 2020 l’8 luglio è in programma l’incontro “Community Open Data – Aprire i dati. Una questione di sostenibilità” che rientra nelle Arene delle Reti

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