Un nuovo rapporto tra istituzioni e cittadini per la gestione dei “beni comuni”
Le città contemporanee stanno affrontando scenari complessi di cambiamento sotto molti punti di vista: si presentano nuovi e più articolati bisogni, a fronte di risorse disponibili calanti o al limite costanti. Questo quadro non può essere affrontato con i paradigmi tradizionali dell’amministrazione “produttrice di servizi”: i vincoli economici e la portata dei bisogni non permettono l’equilibrio.
17 Luglio 2008
Mauro Bonaretti
Le città contemporanee stanno affrontando scenari complessi di cambiamento sotto molti punti di vista: si presentano nuovi e più articolati bisogni, a fronte di risorse disponibili calanti o al limite costanti. Questo quadro non può essere affrontato con i paradigmi tradizionali dell’amministrazione “produttrice di servizi”: i vincoli economici e la portata dei bisogni non permettono l’equilibrio.
Negli ultimi due decenni il volto di molte città è cambiato radicalmente: si è assistito ad un elevato tasso di crescita della popolazione, grazie al fenomeno migratorio che, da un lato, ha consentito la fornitura di manodopera alle imprese e alle famiglie limitando così alcuni processi di delocalizzazione produttiva, ma, dall’altro, ha creato nuove tensioni sul piano della convivenza e della connessa percezione di sicurezza dei cittadini da tempo residenti. Inoltre la popolazione residente ha acuito alcune tendenze tipiche dei paesi sviluppati quali il progressivo invecchiamento, il tasso di scolarizzazione e la modifica della struttura del nucleo familiare: meno famiglie numerose e più famiglie mononucleari. A questi fenomeni si aggiunge l’emergere di una sensazione di incertezza economica diffusa, determinata dalla paura di perdere una condizione faticosamente conseguita; dalla progressiva precarizzazione del lavoro; dal timore di scivolare indietro in una scala gerarchica che ha diluito le vecchie classi in un flusso continuo con distanze sempre più accentuate tra i primi e gli ultimi.
Questa sorta di disarticolazione del sistema sociale ha inevitabili ripercussioni sul sistema della rappresentanza che diviene sempre più particolaristica (fino ad essere individuale) e di conseguenza sulle forme della democrazia e sui processi di formazione delle decisioni pubbliche.
In questo contesto emerge in modo consistente una nuova domanda di politiche e servizi: per una migliore convivenza, per una maggiore sicurezza, per una mobilità sostenibile, servizi sempre più personalizzati e di qualità.
Obiettivi tanto ambiziosi possono essere raggiunti solamente se le risorse, anche informali, presenti nelle città si attivano complessivamente per contribuire a condividere le decisioni e ad affrontare in modo responsabile la riqualificazione delle modalità di produzione delle politiche pubbliche e di erogazione dei servizi.
Per questo è importante comprendere come si possa creare e consolidare un nuovo rapporto tra istituzioni e cittadini sul piano delle decisioni e della gestione dei “beni comuni”, definendo come le amministrazioni debbano attrezzarsi per presidiare processi decisionali inclusivi e la sussidiarietà orizzontale. Il coordinamento dell’azione sociale, attraverso l’inclusione di più attori nei processi decisionali apre, infatti, a tante e diverse questioni che hanno a che fare con il sistema di regole da definire o da modificare; con le metodologie e il governo dei processi; con le organizzazioni e gli assetti istituzionali.
Il tema della sussidiarietà orizzontale si colloca idealmente ad uno stadio successivo rispetto al percorso partecipativo: mentre le strategie e i metodi di democrazia partecipativa agiscono prevalentemente al momento della scelta dell’azione, la sussidiarietà orizzontale si colloca invece sul versante della gestione del servizio o dell’opera. Da diversi anni in molti luoghi sono state avviati percorsi di questa natura, ma principalmente questi si sono concentrati su alcuni interlocutori specifici: le imprese (CSR), gli anziani, il volontariato, i giovani etc. Spesso si tratta di esperienze importanti, ma di impatto limitato e comunque marginali rispetto al core delle politiche o dei servizi. Al contrario possono essere raggiunti risultati di grande efficacia se la leva della cittadinanza attiva viene a tutti gli effetti considerata strumento di attuazione delle politiche in modo trasversale ai settori, come modalità qualificata dell’amministrare e come scelta politica di governo complessivo di un territorio.
Anche in questo caso le esperienze concrete pongono numerose e rilevanti questioni per le amministrazioni pubbliche: sul versante della rappresentanza, del sistema delle regole, degli strumenti, delle competenze e dei modelli organizzativi.
Tutto questo ampio ragionamento fa da premessa al confronto che si terrà in occasione di “Governare con i cittadini”: un insieme di iniziative organizzate a Reggio Emilia in occasione della Settimana della Democrazia locale (13 – 17 ottobre). Tra gli altri momenti, infatti, sono previste tre giornate di studio nelle quali -con il supporto di esperienze nazionali e internazionali- funzionari pubblici, esperti, politici e associazioni potranno confrontarsi sulle questioni istituzionali, organizzative, metodologiche.
A questo fine è stato lanciato un call for paper con l’intento di raccogliere esperienze significative che saranno selezionate dai membri del Comitato Tecnico Scientifico.
A dimostrazione che questi temi sono rilevanti e si ritiene fondamentale il confronto e lo scambio, il Comune di Reggio Emilia inviterà le amministrazioni selezionate -che presenteranno i loro casi in occasione di “Governare con i cittadini”- a continuare il percorso di riflessione e scambio attraverso tre giornate di formazione che saranno organizzate dal Comune nel corso del 2009.
Mauro Bonaretti
(DG Comune di Reggio Emilia)