Riuso dei dati alla luce del nuovo Piano Triennale e del 4° Piano d’Azione per l’OpenGov

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A pochi giorni dalla pubblicazione del Piano Triennale per l’ICT 2019-2021 e dal lancio in consultazione del 4° Piano d’Azione nazionale per l’Open Government 2019-2021, abbiamo dato uno primo sguardo allo stato dell’arte e alle novità legate ai dati nelle PA

21 Marzo 2019

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Marina Bassi

Project Officer Area Ricerca, Advisory e Formazione FPA

Photo by Jonas Jacobsson on Unsplash - https://unsplash.com/photos/0FRJ2SCuY4k

Sfogliando (metaforicamente, si intende) il Piano Triennale per l’ICT 2019-2021, si nota un primo aggiornamento riguardo la struttura del documento. Se nel precedente Piano Triennale, infatti, la sezione dedicata ai dati nelle PA rientrava nel capitolo sulle infrastrutture immateriali (insieme alle cosiddette “piattaforme abilitanti”), nel nuovo, ai dati viene invece dedicato un intero capitolo[1].

Un’ulteriore novità sta nell’introduzione al capitolo. Nel Piano Triennale 2017-2019 si auspicava un cambio di paradigma nella gestione dei dati, che consentisse di superare la logica a silos in favore di una visione sistemica. Qui il riferimento era immediato alle linee d’azione in campo di omogeneizzazione del lessico dati, e alle cornici come il DAF (Data Analytics Framework), da alimentare con le basi di dati di interesse nazionale specificate all’Art. 60.3 bis del CAD. Nel nuovo documento l’introduzione conferisce ai dati il valore aggiunto di bene comune, la cui natura consente di individuare le opportunità del loro utilizzo.

Non è banale il punto d’attenzione del Piano alle opportunità di riuso dei dati, soprattutto alla luce dell’introduzione alla sezione II dell’Indagine 2018 sul livello di attuazione della Direttiva PSI in Italia in ambito Open Data (la sezione si concentra sulle ricadute derivanti dall’apertura dei dati governativi per le amministrazioni, i cittadini e le imprese), che ha evidenziato già a novembre 2018 come non si sia ancora riusciti a raggiungere quei livelli di monitoraggio, valutazione dell’impatto e riuso dei dati che si richiederebbero a dieci anni dall’Open Government Directive.

Le macro-aree

Scendendo nel particolare delle disposizioni, sono individuate nel capitolo due macro-aree:

  • Basi di dati di interesse nazionale, con obiettivi di razionalizzazione dei dati e attuazione del principio once only;
  • Dati aperti, con obiettivi di raggiungimento di quanto indicato dal I pilastro dell’Agenda europea – Mercato Unico Digitale, volti a favorire l’innovazione e la crescita economica attraverso le tecnologie dell’informazione.

Quella che nella precedente edizione del Piano era la terza macro-area, Vocabolari controllati e modelli dati, oggi diventa trasversale alle due precedenti, e si traduce con modalità strutturate per organizzare codici e nomenclature standardizzate.

Dati Aperti, cosa cambia

Nella sezione Open Data (Dati Aperti in questa versione aggiornata), emerge un’attenzione sempre più chiara, oltre che all’offerta di dataset, alla qualità e alla domanda di questi ultimi, soprattutto in chiave di vantaggio per il riuso, non commerciale e commerciale. Non è un caso, infatti, che si punti adesso ai cosiddetti high value dataset, di cui abbiamo avuto modo di parlare recentemente, contenuti nella proposta di revisione della Direttiva PSI, a cura della Commissione europea.

Tra gli obiettivi del Piano in materia, inoltre, risalta il raccordo con le azioni previste nel contesto dell’Open Government Partnership (OGP)[2]. A questo proposito, subito a seguire la pubblicazione del Piano Triennale, è stato lanciato in consultazione il 4° Piano d’Azione nazionale per l’Open Government. Quest’ultimo ripercorre in gran parte quanto contenuto nel Piano Triennale, tanto che già nell’introduzione al capitolo Dati Aperti, si fa riferimento alla valorizzazione e al riuso dei dati, e ad azioni non solo nell’ambito dell’offerta ma anche della domanda.

Dal lato dell’offerta, le azioni da stressare dovranno necessariamente essere orientate a:

  • definire un paniere dataset a cura delle Regioni e delle Province autonome (come ha fatto poco tempo fa Regione Lombardia);
  • attivare un processo partecipato di definizione di tracciati standard, in collaborazione tra gli Enti.

Dal lato della domanda, l’attenzione è rivolta ai dataset a elevato valore, nonché al riuso, anche commerciale, che può essere fatto dei dati in formato aperto, per il quale una ricerca recente di Unioncamere e dell’Osservatorio eGov ha individuato – su un campione selezionato di imprese – un livello di open data inquiring (richiesta di Open Data) del 45%.

Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND)

Merita una menzione anche la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND)[3], chiamata DAF nella versione precedente del Piano, che ha l’obiettivo di semplificare l’interoperabilità dei dati pubblici tra PA, promuovendo la diffusione del riutilizzo degli stessi per fini più o meno commerciali.

Scopo dichiarato di AgID è di agire sui dati della Pubblica Amministrazione, ottimizzando i processi di generazione della conoscenza, attraverso alcune linee direttrici:

  1. utilizzare i Big Data per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico, al fine di creare conoscenza a vantaggio di chi è chiamato a prendere decisioni di policy avendo a disposizione un breve tempo di analisi;
  2. favorire lo scambio dati tra PA, minimizzando i costi di trasferimento;
  3. rendere più efficace l’utilizzo dei dati in formato aperto (la Piattaforma rende possibile una redistribuzione del dato pubblico attraverso API);
  4. favorire la ricerca dei data analyst, per l’interpretazione dei fenomeni sociali;
  5. promuovere la ricerca scientifica, favorendo l’incontro tra PA e Enti di ricerca.

Ad oggi, leggiamo dal Piano, la piattaforma tecnologica ha raggiunto uno stadio sperimentale. Prossima all’attuazione (luglio 2019), sarà messa a disposizione delle PA a dicembre 2020.


[1] Lo ha fatto presente l’AgID stessa, nella Guida alla lettura del Piano, per maggiore fruibilità dei contenuti.

[2] Si veda anche l’abstract pubblicato proprio ieri su dati.gov.it.

[3] Per una disamina più approfondita del funzionamento della Piattaforma, si rimanda alla panoramica pubblicata in un recente articolo a cura di Simone Piunno, Maria Claudia Bodino, Alessandro Ercolani, Giovanni Ruggieri.

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