Vita-lavoro, come i dati orientano le politiche pubbliche: intervista a Marcello Scipioni (Cgil)
Si è tenuto a Milano lo scorso 11 febbraio l’incontro conclusivo del progetto Smart Lab – Milano Concilia 4.0. L’evento ha costituito momento utile per approfondire il tema dei tempi di conciliazione della vita e del lavoro nella città di Milano, e la prossima programmazione triennale presentata da ATS Milano Città Metropolitana. Tra i relatori intervenienti, CGIL Milano ha parlato di dati a disposizione delle politiche di conciliazione vita-lavoro
27 Febbraio 2020
Marina Bassi
Project Officer Area Ricerca, Advisory e Formazione FPA
“Non possiamo pensare a Milano come una Smart City se non consideriamo i dati e le reti territoriali come patrimonio pubblico e strumento per la realizzazione delle politiche pubbliche”, Virginia Montrasio (Responsabile Dipartimento Contrattazione – CGIL Milano) ha parlato della relazione tra Smart Working e dati pubblici durante l’incontro Nuovi modelli di città e crescita territoriale attraverso la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, tenutosi a Milano presso la sede del Comune lo scorso 11 febbraio. La Milano del futuro, anche alla luce della nuova programmazione triennale 2020-2023 che interesserà l’area metropolitana, dovrà necessariamente essere progettata in termini di ottimizzazione delle risorse per il raggiungimento degli scopi più alti: innovazione data-driven; vere pari opportunità; centralità della contrattazione collettiva; co-progettazione delle scelte di governance tra amministrazione e portatori di interesse territoriale che a più livelli contribuiscono allo sviluppo locale.
In questo senso, è importante fin da subito definire i ruoli di facilitazione territoriale, il cui compito è di coordinamento e promozione di un’azione integrata fra amministrazione e cittadini, passando per i dati. È qui che interviene CGIL Milano, ne abbiamo parlato con Marcello Scipioni (Responsabile Dipartimento Innovazione e Territorio – CGIL Milano).
CGIL come facilitatore sul territorio
CGIL in quanto associazione di rappresentanza ha rapporti diretti sui luoghi di lavoro e può portare un contributo importante nei progetti di conciliazione dei tempi di vita e del lavoro, ma non solo: rappresentando anche cittadini e pensionati è una realtà molto radicata nelle reti associative del territorio, per cui può avere un ruolo molto importante per generare cultura e orientare alcuni approcci.
Data governance: quanto conta l’analisi dei dati per orientare le politiche pubbliche, erogare servizi pubblici e in particolare per orientare le politiche di conciliazione vita lavoro
È un tema appassionante perché siamo in un territorio quasi inesplorato. CGIL Milano è fortemente convinta che i dati siano decisivi per orientare le politiche, oggi soltanto una parte irrisoria dei dati che vengono prodotti sono utilizzati e incrociati per orientare le politiche pubbliche e comunque creare consapevolezza collettiva. Stiamo cercando di fare un lavoro di tipo pionieristico con l’amministrazione comunale di Milano, il tema vero è che il grande salto culturale che vorremmo provare a fare è quello di utilizzare i dati che vengono generati sul territorio ma che sono di fatto nelle banche dati di soggetti privati come le piattaforme che generano servizi sul territorio delle quali la gran parte non sono riconducibili al servizio pubblico. Si tratta di creare un network virtuoso in cui si crei un rapporto positivo tra soggetti pubblici e privati per poter mettere in condivisione queste banche dati salvaguardando la tutela della privacy delle persone, ma rendendo disponibili questi dati proprio per migliorare l’efficienza dei servizi e per una regolazione sociale all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte.
Il dialogo con il Comune di Milano
CGIL Milano ha recentemente avviato una discussione per poter circoscrivere un ambito sperimentale di approccio a questo tema. “Abbiamo scelto la mobilità, perché è il tema che riteniamo più trasversale per capire quali sono i veri problemi da affrontare soprattutto per quanto riguarda i rapporti con i soggetti privati – spiega Scipioni. Infatti, la maggior parte di questi dati (sebbene in relazione alle disposizioni del GDPR siano di proprietà del soggetto titolare) sono oggi nei fatti nella disponibilità effettiva di piattaforme digitali di intermediazione di varia natura”. L’amministrazione cittadina è responsabile dell’erogazione del servizio di trasporto pubblico, della regolazione della mobilità privata e della progettazione della mobilità futura tenendo conto delle nuove tecnologie e dei nuovi bisogni. Per ciascuno di questi tre compiti sarà necessario il più largo accesso a tutti i dati disponibili, nel rispetto delle regole di protezione dei dati personali sensibili.
Si tratta di utilizzare strumenti e poteri che le città già hanno. Il diritto di accesso ai dati di interesse metropolitano è una clausola generale che va inserita in tutti i bandi di gara, le concessioni e le autorizzazioni (compresi sensori e antenne). Per via negoziale il diritto di accesso può essere richiesto anche alle imprese che non necessitano di concessioni o autorizzazioni. Sono infatti già disponibili dei sistemi che consentono, senza prelevare i dati, di interrogarli ai soli fini rilevanti per rispondere a specifiche domande; “algoritmi nomadi” che riducono le note resistenze delle piattaforme private a condividere asseriti segreti commerciali. Una delle proposte che abbiamo fatto all’amministrazione è quella di utilizzare i bandi che vengono emessi dal Comune rispetto alle concessioni, per poter avere la disponibilità dei dati da parte dei privati che forniscono questi servizi per poter così studiare i flussi in modo più puntuale e avere gli elementi per progettare delle politiche adeguate.
Prossimi passi
I mesi successivi del 2020 dovrebbero servire a portare avanti progetti specifici con un tavolo strutturato e anche con il coinvolgimento della cittadinanza raccogliendo tramite un questionario online i bisogni a livello collettivi e incrociandoli con i dati generati nella città.